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implants - international magazine of oral implantology No.2, 2017

case report _ implantoprotesi di infiltrato infiammatorio perimplantare giove- rà all’estetica gengivale delle protesi a supporto implantare13. L’ottimo sigillo marginale, sommato all’as- senza di micromovimenti moncone-impianto (grazie a una sorta di microsaldatura fra i due componenti) e alla trasmissione del carico a li- vello dell’intera geometria implantare, porta quindi a un miglior mantenimento osseo-cre- stale e a una migliore estetica gengivale14. _Caso clinico La paziente G.A, di 66 anni, si presenta alla nostra attenzione lamentando mobilità dell’in- cisivo laterale superiore di sinistra. L’anamnesi medica prossima e remota non riporta patolo- gie di particolare rilievo odontoiatrico. L’esame obiettivo mostra una mobilità di grado 3 dell’e- lemento 2.2, con sondaggio vestibolare fino all’apice radicolare. L’esame radiografico endorale conferma un quadro di perdita d’attacco che preclude la man- tenibilità dell’elemento in arcata (Fig. 1); si decide pertanto di estrarre l’elemento. Dal momento in cui le condizioni dei tessuti circostanti non consentivano un’ottimale gestio- ne di un impianto post-estrattivo, si è optato per attendere la guarigione dei tessuti molli. In vista dell’intervento viene eseguita una seduta di igie- ne professionale per poter eseguire la chirurgia implantare in un contesto di tessuti parodontali il più possibile sani e privi di infiammazione. Per quanto riguarda la profilassi antibiotica vengono prescritti amoxicillina e acido clavula- nico (1 gr ogni 12 ore per 5 giorni) e betametaso- ne di sodio fosfato (1 mg ogni 8 ore per tre gior- ni) a partire dal giorno precedente l’intervento. Dopo due mesi dall’avulsione dell’elemento 2.2 viene eseguita, previa anestesia plessica, un’incisione in cresta con taglio di scarico distale all’elemento 2.3 in gengiva aderente. Viene solle- vato un lembo a tutto spessore al fine di eviden- ziare l’anatomia residua del processo alveolare e si osserva così la presenza di una deiscenza os- sea vestibolare (Figg. 2-4). Si procede quindi alla preparazione del sito implantare mantenendosi sulla parete palatale. La prima osteotomia vie- ne effettuata mediante un inserto piezoelettrico (kit PEC, Silfradent, Italia) poiché, rispetto agli strumenti tradizionali a rotazione, esso richie- de una pressione molto inferiore e permette di effettuare un’osteotomia molto precisa. L’effet- to di cavitazione del bisturi piezoelettrico (Sur- gybone, Silfradent, Italia) crea un sito chirurgico pulito e privo di contaminazioni e, inoltre, sem- brerebbe ridurre il sanguinamento postoperato- rio15 (Fig. 5). Dopo aver quindi creato un invito con il piezoelettrico, si procede con la prepara- zione sottodimensionata del sito implantare per soli 6 mm in lunghezza tramite frese di diametro 2.4 (Fig. 6) e si inserisce un impianto autofilet- tante 3.2 x 11.5 (NeO Alpha-Bio Tec, Israele) (Fig. 7). Le spire autofilettanti infatti, grazie all’otti- ma capacità di taglio e osteocondensazione, permettono di effettuare una notevole sotto- preparazione del sito implantare, preservando il Fig. 1_RX iniziale. Fig. 2_RX a 1 mese dall’estrazione. Fig. 3_Situazione clinica preoperatoria. Fig. 4_Apertura del lembo. Fig. 5_Osteotomia iniziale con bisturi piezoelettrico. Fig. 6_Osteotomia finale con fresa di diametro 2,4 mm e lunghezza 6 mm. Fig. 7_Impianto autofilettante di ultima generazione. Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3 Fig. 4 42 2_2017 Fig. 5 Fig. 6 Fig. 7

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