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implants - international magazine of oral implantology No.1, 2018

opinion _ impianti zigomatici Il laboratorio ha ospitato anche l’esercitazio- ne su cadavere preceduta dalla dimostrazione di Francesco Grecchi secondo un protocollo didat- tico con dissezione per piani dalla cute fino alla fessura orbitaria esterna, evidenziando le limitanti anatomiche specifiche, che nel caso didattico han- no casualmente espresso due varianti, in grado, se non intercettate, di creare ipoestesie permanenti nei territori cutanei del terzo medio del volto. Con una dotta descrizione dell’anatomia nor- male e chirurgica Francesco Gallo ha evidenziato a sua volta le peculiarità attraverso la disamina dei territori specifici per questa implantologia. Con lessico romanzato più che da dissertazione anatomica, ha messo in luce gli aspetti possi- bili, non ordinari, delle strutture zigomatiche e pterigoidea sottolineando una specificità la cui familiarità è frutto di pratica chirurgica, non solo di studio testuale. L’esperienza sui preparati anatomici ha saturato lo spazio esistente tra stu- dio e esercizio pratico, il quale, se reiterato con serenità, porta all’acquisizione del meccanismo e quindi alla leggerezza del gesto. Francesco Zingari si è occupato infine dell’a- spetto riabilitativo post chirurgico (e quindi pro- tesico) di questi pazienti, per omologarlo con adeguamenti specifici, alla protesi classica su impianti. L’anatomia residua dei pazienti ai quali la chirurgia zigomatica e pterigoidea si rivolge, si- curamente di frontiera, si esprime in soggetti con dismorfismi. Coloro che hanno già subito innesti o impianti senza il risultato desiderato, che al con- trario hanno indotto la quasi totale scomparsa del patrimonio osseo e di gengiva aderente con sovvertimento importante dei distretti anatomici interessati, pongono il chirurgo in una condizione particolare: le limitanti anatomiche di riferimento, acquisiscono una nuova e diversa localizzazione fino alla superficializzazione dei vasi e nervi nor- malmente non facente parte del sito chirurgico. Questo dà vita a una specifica chirurgia implan- tare del soggetto atrofico, che necessita di impianti che assecondino necessità specifiche e di protesi tendenti a mascherare tale aspetto per acquistare in naturalezza. Quindi più estetiche e meno ortope- diche. La peculiarità degli impianti utilizzati durante il corso risiede solo nella loro parziale filettatura (i 12 mm deputati all’inserimento osseo zigomati- co), mentre il resto è liscio, utile per l’impiego ex- trasinusale e di varie lunghezze (da 30 a 60 mm). La connessione protesica è in grado di permettere l’emergenza attraverso il residuo processo alveola- re, oltre a concedere la possibilità di condizionare l’angolo dei monconi, offrendo una nutrita serie di angolazioni (da 17 a 60 gradi). I partecipanti al corso sono stati condotti attraverso un percorso anatomico che li ha ef- ficacemente resi edotti (in modo non libresco ma pratico) delle molteplici varianti anatomiche riscontrabili nella pratica clinica grazie a colle- ghi che la praticano quotidianamente. Un valo- re aggiunto che i partecipanti, perlopiù non alle prime armi, riferiscono di aver acquisito grazie al corso, durante il quale si è fatto cenno alle tec- niche usuali, concentrando l’attenzione sull’iter formativo necessario per riuscire a trasformare dei dentisti che si occupano prevalentemente di chirurgia e implantologia, in implantologi di im- pianti zigomatici e pterigoidei. Il corso è stato presenziato da Aldo Bruno Giannì, Ordinario di Chirurgia maxillo-facciale, nonché direttore del Dipartimento di Scienze Bio- mediche, Chirurgiche e Odontoiatriche e dell’U.O.C. di Chirurgia maxillo-facciale della Fondazione Cà Granda e da Andrea Edoardo Bianchi, presidente dell’Istituto Stomatologico Italiano di Milano. «I professionisti che si occupano di riabilitazione im- plantoprotesica debbono conoscere tale tecnica seguendo un apprendimento tecnico adeguato» ha detto Giannì nel corso di una tavola rotonda svoltasi in occasione del corso. Bianchi a sua volta ha commentato: «Gli ambienti deputati alla for- mazione (università in primis) si facciano parte diligente per creare iter di formazione ad hoc». _Luigi Grivet Brancot Nell’immagine sono ritratti il Dott. Grivet sulla sinistra e il dott. Boccaletti sulla Destra. 42 1_2018

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