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Implant Tribune Italian Edition No.4, 2017

Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2017 Pratica & Clinica 11 < pagina 10 che in base alla sua curvatura e ca- pacità di penetrazione saprà essere un fondamentale elemento per un posizionamento del filo di sutura prescelto più preciso, atraumatico e rispettoso del lembo possibile. Nella tabella 11 si vedono alcune delle cur- vature di più frequente impiego in chirurgia odontoiatrica. Quando si sutura sono tre gli ele- menti fondamentali da prendere in considerazione: il tipo di punto, il tipo di filo ed il tipo di nodo. Anche se spesso non ci si presta attenzione, la scelta del filo di sutura è legata non solo al tipo di chirurgia che stiamo ef- fettuando, ma anche al tipo di punto che intendiamo dare; ed ogni filo si annoda in maniera differente! Se ad esempio ho intenzione di eseguire una sutura continua dovrò necessariamente utilizzare un monofilamento, per evitare il problema della capillarità e della possibile contaminazione del filo lungo tutto il lembo. La tabella 12 indica il modo in cui interpretare il diametro delle suture e comprendere meglio le loro dimen- sioni. La misura denota il diametro del materiale di sutura. Idealmente la sutura dovrebbe essere del minor diametro possibile che possa ade- guatamente mantenere accostate le strutture da suturare. Questo fatto ri- duce anche il trauma determinato dal passaggio del filo attraverso il tessuto. La misura del filo di sutura è definita numericamente; con l’aumentare del numero degli zero, il diametro dimi- nuisce. Quanto più piccolo è il filo, minor resistenza tensile avrà la su- tura. La forza tensile è espressa dalla forza in Newton applicabile al filo di sutura prima che lo stesso venga rot- to ed è inversamente proporzionale al calibro. La sutura dovrebbe avere almeno la resistenza del tessuto attra- verso cui viene posizionata. Diversi tipi di punti sono utiliz- zati sia per la sutura continua che per l’interrotta. In ogni caso, uguali quantitativi di tessuto vanno presi sui lati del lembo per poter mantene- re una corretta simmetria ed un’af- frontamento corretto dei lembi. Venendo ora a esaminare l’argo- mento filo di sutura in sé, i fili di su- tura si possono classificare in base a diverse loro caratteristiche, riassun- te nella tabella 13, che comprende tutte le possibili varianti esistenti. Di certo un filo ancora troppo pre- sente in odontoiatria è la seta, quan- to di meno adeguato possa esserci per la chirurgia orale. La seta è un filo naturale intrecciato non rivestito, che con la sua capillarità esercita una importante ritenzione della placca batterica, andando quindi spesso a costituire un problema di per sé. Esistono oggi a disposizione degli operatori molti diversi fili, di origine sintetica, intrecciati rivestiti o mo- nofilamento, riassorbibili o meno, in grado di rispondere in modo più adeguato alle mutate esigenze della sempre più raffinata chirurgia odon- toiatrica. Inoltre i nuovi fili sintetici offrono una superiore resistenza tensile alla trazione, rendendo quindi possibile l’utilizzo di fili di diametro inferiore pur mantenendo l’adeguata tenuta del nodo e l’accostamento dei lembi e diminuendo quindi il volume di massa impiantata. Sono inoltre disponibili delle suture rivestite in Triclosan, una so- stanza ad ampio spettro che agisce interferendo con l’enolo reduttasi, blocca la sintesi degli acidi grassi necessari per la parete batterica e crea pertanto una zona di inibizio- ne batteriostatica di almeno 48 ore che impedisce ai batteri GRAM + che sono normalmente quelli di più frequente riscontro nel cavo orale (Staffilococo aureus/epidermidis, MRSA-MRSE) di colonizzare il filo. La zona di inibizione ha un diame- tro di circa 2 cm ed offre pertanto un grande supporto in quelle chi- rurgie più a rischio di infezione per la zona trattata o per le condizioni sistemiche del paziente. Nel caso di scelta di un filo rias- sorbibile si dovrà porre attenzione al fatto che se da un lato la sua riassorbi- bilità ridurrà il trauma provocato dal- la rimozione del filo stesso, dall’altro il processo di riassorbimento avverrà attraverso l’instaurarsi di un’infiam- mazione e, sarà condizionato nella sua velocità di azione anche dalle condizioni di salute del paziente: in- fezioni concomitanti, febbre ecc. po- tranno allora velocizzare la perdita di resistenza tensile (in questo caso rela- tiva e non assoluta) del filo stesso, po- tendo potenzialmente rendere meno efficace l’azione di unione attesa dei margini della ferita chirurgica. In caso di scelta di una sutura continua e non a punti staccati, la scelta dovrà ricadere necessaria- mente su di un filo monofilamento, per evitare un eventuale trasmissio- ne di infezione in caso di contami- nazione di una parte del filo lungo tutto il margine della ferita. Se la sutura continua è un soprag- gitto al di sopra di una sutura più pro- fonda a punti staccati, sarà opportuno valutare a seconda della situazione clinica se meglio accordare i due fili (entrambi riassorbibili o entrambi non riassorbibili) o fondare la tenuta della sutura sulla loro diversità (ad esempio riassorbibile in profondità e non rias- sorbibile in superficie) (Figg. 9-11). Ovviamente la complessità dell’ar- gomento richiederebbe una trattazio- ne più lunga ed esaustiva, ma mi au- guro di aver saputo adeguatamente incuriosire il lettore offrendo suffi- cienti spunti di riflessione. E mi augu- ro di aver spiegato perché non amo la domanda espressa inizialmente! Tab. 11 12 Tab. 12 CALIBRO DEI FILI Scala U.S.P. Scala E.P. Scala in MM 6-0 5-0 4-0 3-0 2-0 0,7 1 1,5 2 3 0,07 0,1 0,15 0,2 0,3 EP: European Pharmacopeia USP: United States Pharmacopeia Trattato di Dermatologia, Alberto Giannetti. PICCIN 2001 CLASSIFICAZIONE DEI FILI DI SUTURA ORIGINE STRUTTURA Sintetiche PERMANENZA Naturali Plurifilamento Intrecciate Monofilamento Assorbibili Non Assorbibili 13 Tab. 13 Fig. 10 - Sullo stesso lembo sopraggitto di sutura continua con Monocryil 4.0. Fig. 9 - Lembo suturato con punti staccati a materassaio orizzontale in Vycril 4.0. Fig. 11 - Lembo chiuso con i due livelli di sutura.

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