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Implant Tribune Italian Edition No.4, 2017

10 Pratica & Clinica Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2017 < pagina 9 adatti alle esigenze degli operatori, modificandone le caratteristiche di superficie e cercando di incorpora- re nei materiali stessi, sfruttando le nanotecnologie, sostanze in grado di contribuire attivamente all’efficacia di questi prodotti. Peraltro interessanti studi di Buser e Boyan (Tab. 10) parrebbero dimostrare che dopo un iniziale periodo in cui l’osso autologo ha un miglior comportamento in termini di neoformazione ossea, sul medio termine (già dopo 24 settimane) sono alcune tipologie di materia- li alloplastici che ottengono una quantità di nuovo osso addirittura superiore a quello indotto dall’auto- logo stesso. (caso clinico con utilizzo di biomateriale Figg. 1-8). Augurandomi di aver fatto la do- vuta chiarezza, su basi scientifiche e di razionale biologico e non com- merciali, dei criteri che dovranno portare l’operatore alla scelta del giusto materiale in accordo alle sue esigenze sito specifiche e paziente orientate, passiamo ora a conside- rare con analogo razionale biologico il modo in cui scegliere il filo di su- tura più appropriato a seconda della situazione da affrontare. La sutura è quella procedura che da sempre si utilizza per favorire la emostasi e la chiusura di una ferita chirurgica ottenendo se possibile una guarigione più veloce, predici- bile e senza infezioni. Più propriamente si può allora parlare di “sintesi”, intendendo con questo termine “il ripristino totale o parziale dell’integrità anatomica e funzionale dei tessuti incisi o se- zionati, al fine di guidare i processi di riparazione e cicatrizzazione”. Il chirurgo deve valutare ogni caso singolarmente;. il materiale adeguato consentirà di approssimare il lembo con il minor trauma possibile e con sufficiente precisione da eliminare gli spazi morti sottostanti. Ogni chirurgo quando sutura vorrebbe e dovrebbe ottenere una guarigione del lembo per prima in- tenzione, con ridotto edema e sen- za infezioni locali. Un’incisione che guarisce per prima intenzione lo fa in un tempo ridotto (7-10 giorni) senza alla fine alcuna separazione tra i margini del lembo. Quando il lembo non guarisce per prima inten- zione si verifica una guarigione più lunga e complessa. Una guarigione per seconda intenzione può essere determinata da un’infezione, da un trauma eccessivo, da una perdita di tessuto, o da un inappropriato avvi- cinamento dei lembi. In questi casi, il lembo deve essere lasciato aperto per consentire una guarigione dal versante interno del lembo stesso. Il processo di guarigione è lento, con normalmente la formazione di tessuto di granulazione e di esiti cicatriziali. Ovviamente affinché la guarigione sia quella attesa sarà fondamentale un’adeguata gestione del lembo e la sua passivazione, non argomenti di questo articolo. Altrettanto importante sarà pre- stare la dovuta attenzione all’ago, > pagina 11 Fig. 1 - Radice residua di elemento 2.3 da estrarre. Fig. 2 - Avulsione atraumatica con piezochirurgia. Fig. 3 - Aspetto dell’alveolo post-estrattivo. Fig. 4 - Il biomateriale scelto come riempitivo (Sint-life Moldable - Finceramica). Fig. 5 - Il biomateriale posizionato nell’alveolo post-estrattivo. Fig. 6 - Inserzione dell’impianto. Fig. 7 - Posizionamento del perno moncone provvisorio per il carico immediato dell’impianto. Fig. 8 - Lembo suturato con Vicryl Plus 4.0 al fine di proteggere meglio l’area trattata.

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