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cosmetic dentistry Italian Edition Vol. 3, 2017

case report _ digital dentistry Il workflow digitale intraoperatorio in implantologia post-estrattiva a carico immediato Autore_Massimo Natale, Italia Libero professionista – Capo d’Orlando (ME) _Abstract Sempre più spesso le nuove tecnologie ac- compagnano e scandiscono la pratica clinica quotidiana. L’impronta ottica, in particolare, è una delle recenti acquisizioni dell’odontoiatria digitale. Essa rappresenta solo apparentemente un vantaggio per il paziente che, grazie alla scan- sione intraorale, evita di subire i fastidi legati al materiale da impronta. Si pone, invece, come un reale vantaggio per il clinico, che grazie a tale metodica risolve le problematiche tipicamente legate al flusso di lavoro analogico, con partico- lare riferimento alle distorsioni legate ai materiali da impronta e allo sviluppo dei modelli. Grazie al workflow digitale, infatti, l’operatore ottiene, a valle, un importante miglioramento nella passi- vità e nella precisione marginale dei restauri, sia nei lavori semplici (corone singole) sia nelle riabi- litazioni complesse (full-arch su impianti). A tut- to questo si aggiunge l’immediatezza nella let- tura e comunicazione dei dati di impronta dallo studio al laboratorio e l’entusiasmo del paziente nel ricevere una prestazione clinica di avanzato livello tecnologico1-4,7. In questo case report viene descritta la me- todica di impronta digitale applicata già in fase intraoperatoria, in un caso complesso di riabili- tazione implantoprotesica post-estrattiva a ca- rico immediato. _Introduzione Nelle riabilitazioni implantoprotesiche a ca- rico immediato si impone la soluzione di alcune problematiche fondamentali ai fini dell’accetta- zione del caso da parte del paziente: in primis, la necessità di riabilitare il paziente con una fase provvisoria immediata fissa senza passare per una protesi rimovibile5. Nel carico immediato post-estrattivo, il flusso di lavoro analogico prevede la presa di un’impronta intraoperatoria che comporta l’in- vio della stessa al laboratorio (tramite corriere) e lo sviluppo del modello in gesso, sul quale co- struire la struttura portante (in cromo-cobalto o in fibra di vetro) e la protesi provvisoria. Tutto ciò determina una serie di inconvenienti, legati fondamentalmente ai tempi di invio e alla per- dita di informazioni tipica del flusso analogico convenzionale6. Da circa un anno, impieghiamo l’impronta digitale già nella finalizzazione del caso, sotto- ponendo a scansione intraorale il provvisorio funzionalizzato (in bocca al paziente per circa 3-5 mesi), i MUA (Multi Unit Abutment) e gli intra-scan. Ne otteniamo una pre-preparazio- ne che rappresenta, con estrema precisione, i rapporti verticali (e funzionali) del provvisorio relativamente all’arcata antagonista. Con l’im- pronta digitale, inoltre, abbiamo risolto alcune problematiche tipiche dell’impronta con ma- teriali tradizionali (per esempio, polieteri), con particolare riferimento alla precisione della struttura portante avvitata (barra in laser mel- ting o zirconia monolitica), sempre passiva e senza la necessità di passare per la realizzazio- ne di una chiave in gesso8,9. Ultimamente ci siamo proposti di applicare il flusso di lavoro digitale già in fase intra-opera- toria, ottenendone una precisione sia in termini di passività che di congruenza occlusale assolu- tamente entusiasmante. 28 cosmetic dentistry 3_2017

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