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implants - international magazine of oral implantology No.1, 2017

1_2017 46 di 10 settimane dalla ricostruzione ossea abbiamo proceduto con la seconda fase dell’iter terapeuti- co, inserendo nelle posizioni dei due incisivi latera- li due impianti Xive-S (Dentsply Sirona). Dopo un’ulteriore attesa di tre mesi, fase dell’osteointegrazione implantare, il prof. Di Ste- fano ha eseguito la scopertura degli impianti e una prima sistemazione dei tessuti molli perim- plantari, inoltre è stata rilevata l’impronta per la protesi avvitata provvisoria. A distanza di un mese dalla provvisorizzazione, abbiamo esegui- to un intervento di approfondimento di fornice e innesto gengivale libero, al fine di ripristinare il corretto livello di inserzione della mucosa al- veolare, oltreché fornire una quota sufficiente di gengiva aderente per un corretto condizio- namento tissutale. Dopo un’ulteriore attesa di 5 mesi, è stata rilevata l’impronta definitiva e consegnata alla paziente la protesi avvitata in cromo-cobalto fresato e ceramica. _Perché si è optato per una protesi avvi- tata anziché cementata? Dott. Greco – La protesi avvitata offre mol- teplici vantaggi. L’avvitamento è una garanzia, la cementazione dà incertezze sul comportamento della protesi nei confronti dei carichi occlusali ec- centrici cui sono sottoposti gli incisivi superiori; in particolar modo ciò è vero in un caso come que- sto dove 4 incisivi sono stati connessi a due soli impianti. Dando poi uno sguardo alla letteratura recente, si vede come il cemento non rimosso dal tunnel mucoso abbia assunto negli ultimi anni il ruolo di co-protagonista nell’eziologia della perim- plantite. Non dimentichiamo inoltre che è sempre auspicabile mantenere la possibilità di smontare agevolmente la protesi e accedere all’interfaccia protesi/impianto, il cosiddetto “easy retrievement” come viene definito in ambiente anglofono. _Ritenete di aver soddisfatto appieno le aspettative della paziente? Dott. Greco – Il risultato estetico è stato molto soddisfacente, sia per la paziente sia per l’intera équipe: è stato ottenuto il ripristino dell’estetica dento-facciale e del sorriso, fornendo il corretto sostegno ai tessuti periorali; anche la porzione di gengiva finta, grazie al buon compenso volu- metrico ottenuto, è stata ridotta molto rispetto a quanto ipotizzato in fase progettuale. Trattan- dosi inoltre di una paziente giovane abbiamo fo- calizzato la nostra attenzione sul mantenimento igienico del manufatto implanto-protesico, grazie all’ottenimento di una quota sufficiente e stabile di gengiva aderente a livello sia perimplantare sia dei due elementi pontic intermedi; infine, grazie alle routinarie prove fonetiche, è stata ripristinata la corretta funzione fonetica. La paziente ha di- mostrato la sua gioia in più di un’occasione, ma soprattutto ha ripreso a sorridere oltreché con la bocca anche con gli occhi. _Cosa significa la risoluzione di questi casi per la vostra professione e per l’odontoiatria in genere? Prof. Di Stefano – Abbiamo sempre pensato che l’odontoiatria possa e debba essere portatrice di grandi valori medici, riabilitativi, psicologici e umani. La nostra professione si nutre e attinge da questi successi quell’energia indispensabile per le sfide di un mondo sempre più complesso. Il team, le nuove tecnologie unite al cuore e alla mente di chi ama questo lavoro possono ridare salute e con questa gioia e vita alle persone. Questo caso né è uno dei tanti esempi in ambito riabilitativo. _Vi ringraziamo per l’intervista. l’intervista _ Protesi avvitata

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