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implants - international magazine of oral implantology No.1, 2017

1_2017 42 l’intervista _ Protesi cementata diagnosticare se il paziente, dal punto di vista funzionale, sia sano, malato per quanto non sintomatico o a rischio di diventarlo, a causa di un nostro intervento. Mi permetta di fare un paragone tra l’odontoiatria riabilitativa e la scienza delle costruzioni: la parodontologia rappresenta lo studio preventivo del terreno su cui si erigerà una nuova costruzione; la gnatologia lo studio dei carichi che verranno applicati su muri e telai. _Perché è stata scelta, insieme al vo- stro odontotecnico, una customizzazione CAD/CAM? In un elemento singolo, la migliore soluzione possibile è rappresentata senz’ombra di dubbio dalla combinazione di un pilastro prefabbricato fornito da una sistematica implantare di qualità e dalla personalizzazione del suo design da par- te di un sistema produttivo CAD/CAM, sempre di altrettanta qualità. Il primo fattore assicura una connessione meccanica pilastro/impianto e ritenzione affidabile nel tempo. Il secondo – sempre se guidato dalle mani esperte di un odontotecnico qualificato – assicura la base di partenza per l’applicazione di materiali estetici sempre più performanti. In tal modo il manu- fatto protesico finale è difficilmente distingui- bile dagli elementi naturali vicini. _Il caso ha soddisfatto a pieno la pa- ziente e i clinici? Per quanto riguarda la paziente, direi pro- prio di sì. Nel nostro caso, i sinceri complimen- ti ricevuti da colleghi di comprovato valore e dagli esperti della commissione giudicante confermano la bontà del nostro operato. _Come è nata la passione per la chirurgia e contestualmente gli interessi gnatologici? La chirurgia è stato il primo amore, gra- zie anche al dottorato di ricerca in chirurgia oro-maxillo-facciale conseguito alla fine degli anni Novanta, presso la Seconda Università di Napoli. L’interesse nel campo della gnatologia è invece nato dall’esigenza di aumentare il ba- gaglio culturale e le competenze per trattare i pazienti disfunzionali nelle grandi riabilitazio- ni. Da qui il programma biennale all’Università di Vienna con il prof. Rudolph Slavicek per il conseguimento del titolo di Master of Scien- ce. La ricerca oggetto della mia tesi del Master è stata svolta presso il nostro studio, grazie all’ausilio dei miei colleghi, ovvero, mio fratello Roberto e Gianni Ciampalini, ma anche della dott.ssa Michela Franchini, statistica presso il CNR di Pisa. Mi lasci dire che, grazie a que- sto, abbiamo conseguito due anni fa il Premio Martignoni al Congresso internazionale AIOP. _In questi anni ha vinto e sta vincendo molti premi per i casi che presenta. Secon- do lei quali sono le ragioni alla base di que- sto successo? E quanta la soddisfazione? Lavorare in gruppo significa mettere in con- to difficoltà iniziali grandissime e la necessità di selezionare colleghi e addestrare personale che dimostrino voglia di condividere: valori, lavoro duro, disponibilità a comprendersi e riconoscere i meriti altrui. Se si creano queste condizioni, si lavora in un clima sereno e ripagante nonostante tutte le difficoltà esistenti oggi e si possono ot- tenere riconoscimenti non solo da parte dei pa- zienti. Il merito, quindi, non è mai di una singola persona: è il gruppo a fare la differenza. Fonda- mentale è poi dedicare del tempo a documentare il più possibile tutto quello che si fa e archiviare il materiale per mostrare il proprio operato. In questo – nel nostro studio – tutte le persone, as- sistenti in primis, partecipano attivamente. _Quali suggerimenti darebbe a un gio- vane professionista per intraprendere per- corsi simili ai suoi? Ambizione, spirito di sacrificio, umiltà e perseveranza sono doti ancora oggi neces- sarie, ma purtroppo non più sufficienti per emergere. Il contesto socio-economico attuale presenta criticità, ristrettezze e fattori di com- petizione a vari livelli che certo non aiutano i giovani a ritagliarsi un proprio spazio in campo lavorativo. Le competenze da possedere oggi, per affrontare quotidianamente la professio- ne, sono non solo tecniche, ma comunicative se non addirittura gestionali. Ecco perché ri- tengo fondamentale per un giovane odontoia- tra trovare un mentore, una figura che possa mettergli a disposizione il proprio bagaglio di esperienza (non solamente clinica) e che lo aiuti a formarsi e crescere senza ansie. _Grazie per l’intervista e per i preziosi consigli.

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