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Implant Tribune Italian Edition

10 Implant Tribune Italian Edition - Settembre 2014 Fig. 17 - Radiografia pre-operatoria. Fig. 19 - Radiografia di controllo dopo 6 mesi di carico provviso- rio con ottimo livello osseo. Fig. 18 - Radiografia a 3 mesi dal carico (preparazione con tecnica mista). Figg. 15, 16 - Bone chips ritenuti dalla fresa. www.dtstudyclub.it La terapia causale si compendia in due elementi essenziali: l’igiene domiciliare e la strumentazione professionale. La fase diagnostica è sempre cruciale. Si spiegheranno le fasi del management del paziente con problemi parodontali, diversificando l’approccio a seconda dell’entità del coinvolgimento parodontale. La strumentazione parodontale non chirurgica, sempre specifica e personalizzata, è necessaria come trattamento iniziale e come terapia di mantenimento di qualsiasi patologia infiammatoria, placca indotta, del cavo orale. L’obiettivo è quello di rimuovere tutto ciò che è dannoso alla salute orale del paziente, preservando sostanza biologica, in modo non traumatico per i tessuti, sia duri che molli. La strumentazione ad ultrasuoni, verrà descritta in dettaglio, sottolineando strategie e tecniche, che permettono di potenziare l’efficienza dei risultati. Terapia paradontale non chirurgica Dott.ssa Marisa Roncati WEBINAR REGISTRATO CORSO GRATUITO HOME CORSI ONLINE EVENTSCORSI ONLINE Parodontologia CORSO SPONSORIZZATO DA CO R S I | D I S C U S S I O N I | B LO G | G U I DA << pagina 9 Ne consegue che l’incauto acquisto di un errato sistema potrebbe portare l’operatore a confidare sic et simplici- ter nel beneficio della piezochirurgia, ma a causa della scelta errata ad avere in realtà un risultato clinico e biologi- co peggiore rispetto a quello ottenibi- le con gli strumenti rotanti tradizio- nali. A fronte di tali considerazioni circa i pro e i contro sull’utilizzo della piezochirurgia odontostomatologi- ca e dei dati oggettivi forniti da una letteratura ricca di EBM e in tal senso esaustiva, gli autori ritengono oppor- tuno prendere in considerazione un protocollo chirurgico, riproducibile e standardizzabile, che preveda l’u- tilizzo della chirurgia piezoelettrica limitatamente alla fase iniziale di preparazione del sito implantare, per poi completare la preparazione del sito con le frese previste dal protocol- lo implantologico prescelto dall’ope- ratore. In questo lavoro verranno pertanto il- lustrate le fondamentali tecniche ese- cutive, finalizzate al conseguimento del miglior successo clinico possibile sia sotto il profilo biologico, che sotto quello funzionale ed estetico, al fine di realizzare riabilitazioni implanto- protesiche sempre più atte al massi- mo soddisfacimento delle esigenze quotidiane del clinico e del paziente. La tecnica proposta dagli autori è volta a utilizzare la chirurgia piezo- elettrica nella fase iniziale della pre- parazione, al fine di beneficiare degli indiscussi vantaggi della stessa, e cioè nella fase di perforazione della corti- cale, di definizione della lunghezza di lavoro e della inclinazione di inse- rimento e di completare però la pre- parazione del sito implantare con le frese a esso dedicate. Opinione degli autori è infatti che nelle fasi finali del- la preparazione l’entità della frizione, e quindi del surriscaldamento, della fresa sull’osso è decisamente ridotta, mentre risulta fondamentale per un corretto adattamento dell’impianto al sito di preparazione e per il giusto rispetto del protocollo chirurgico suggerito dalle case implantari l’uso delle frese della forma e della lun- ghezza dedicate all’impianto stesso. L’universalità degli inserti implantari non permette infatti che la prepara- zione finale del sito sia perfettamen- te congrua con la molteplicità degli impianti esistenti, rischiando così di perdere in capacità ritentiva o in precisione di inserimento (o comun- que anche solo di contravvenire alle linee guida dell’azienda implantare, rischiando anche eventuali contesta- zioni in caso di fallimento). Oggetto del lavoro sarà pertanto de- scrivere i risultati, a 36 mesi, dello studio volto a valutare l’efficacia della tecnica sotto il profilo clinico e istolo- gico, che prevede l’utilizzo di inserti piezoelettrici limitatamente alla pri- ma fase di allestimento del sito im- plantare rispetto alle altre metodiche chirurgiche. Materiale e metodi Come già evidenziato in fase intro- duttiva, l’obiettivo della ricerca è stato realizzare – su una campiona- tura randomizzata di pazienti – un confronto tra preparazione del sito implantare mediante uso di inserti piezoelettrici solo in fase iniziale, ri- spetto alla tecnica tradizionale con le frese del sistema implantologico su manipolo, ovvero uso esclusivo di inserti piezoelettrici. I principali parametri di valutazione considerati sono stati i seguenti: – risposta biologica immediata, va- lutata mediante istologia di tes- suto prelevato in sede chirurgica; – successo implanto-protesico a medio (12 mesi) e lungo termine (36 mesi), valutato con RX endo- rali periodiche, indici di placca e di sanguinamento peri-implan- tari a scadenza semestrale dalla protesizzazione definitiva. È stata innanzitutto eseguita una se- lezione randomizzata di 30 pazienti. >> pagina 11 Pratica & Clinica

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