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Implant Tribune Italian Edition No. 2, 2018

Implant Tribune Italian Edition - Maggio 2018 News & Commenti 3 Per un buon rapporto terapeutico occorre il principio di reciprocità ni giorni nuovo sms con richiesta di preparare la documentazione clinica della paziente per il ritiro, cosa che avviene nei giorni suc- cessivi. Dall’ultimo incontro con la paziente (gennaio 2016) e per tutto l’anno non risultano contat- ti o comunicazioni da parte della paziente. Solo nel febbraio 2017 (dopo 1 anno) al curante perviene raccomandata del suo legale con richiesta di ogni possibile danno, restituzione dell’onorario ricevu- to (circa 15.000 €) e corrispettivo di spese future che la paziente do- vrà sostenere. Considerazioni Non si vogliono qui porre conside- razioni di carattere medico-legale, perché più interessante sembrano quelle di carattere più generale, etico e comportamentale. Parlia- mo di concetto di reciprocità de- finibile come “rapporto dinamico di parità che collega nella stessa forma o misura i rapporti esisten- ti fra due soggetti”. Al di là delle differenti “mansioni”, competenze e responsabilità, tradotto nel rap- porto odontoiatrico, quel concetto > pagina 4 A D V ( A 4 ) 2 1 0 x 2 9 7 Riporto un caso ancora “sub judi- ce” che ha avuto avvio nel 2006. Un collega di Brescia inizia una riabilitazione protesica in una pa- ziente di allora 45 anni. Già in cura da circa 15 anni presso altri odon- toiatri per problemi di carattere parodontale, si presenta in stato di profondo scadimento clinico orale. Mancanza di elementi den- tari (denti residui nel numero di 7 all’arcata superiore e di 6 a quella inferiore), tasche fino a 10-12 mm, mobilità di grado avanzato, san- guinamento, esteso riassorbimen- to osseo di tipo orizzontale supe- riore e inferiore. In considerazione di tale situa- zione clinica, il piano curativo ren- de impossibile una riabilitazione protesica fissa con gli elementi den- tari presenti nonché il posiziona- mento di un numero sufficiente di elementi implantari. In accordo con la paziente, il curante opta per una soluzione protesica rimovibile tipo over-denture su cappette metalli- che ancorate su monconi naturali dei denti residui. Scelta condivisibile in funzione dell’opportunità di ridurre e uni- formemente distribuire il carico occlusale sui denti (o ciò che ne ri- mane), auspicando una prognosi meno infausta, e procrastinando la possibilità/necessità di inserimento implantare, senza comunque dover sostituire le protesi realizzate ma semplicemente adattandole. Il lavoro protesico viene ulti- mato nell’ottobre 2007. Seguono regolari controlli con i necessari e routinari interventi di manuten- zione, quali ribasature, ritocchi e igiene orale. Dalla cartella clinica del curante (da me assistito) risul- ta che la paziente gestisce la tem- pistica dei controlli richiesti in maniera molto “personale”, con in- tervalli abnormi rispetto a quanto concordato, obbligando il curante ad imprevisti e ripetuti interventi di “ripristino” ben oltre il concetto di assistenza. Sempre dalla cartel- la clinica risulta che nel mese di maggio 2012 la paziente sospende in maniera unilaterale ed arbitra- ria tali controlli. Attraverso il proprio personale e con comunicazione telefonica e po- stale, il curante tenta di contattare la paziente, con un nulla di fatto. Nel gennaio del 2016 (dopo circa 4 anni di silenzio) giunge sul suo cellula- re personale un sms della paziente con richiesta d’incontro per chiari- menti riguardo al lavoro protesico eseguito anni addietro. Incontro che avviene dopo pochi giorni sen- za portare a conclusioni, nel senso che sostanzialmente al curante non viene formulata alcuna richiesta concreta e costruttiva. Nel contesto dell’incontro provvede comunque a eseguire fo- tografie e OPT, documentando lo stato attuale della paziente. Senza giustificazione alcuna, dopo alcu-

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