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Implant Tribune Italian Edition No. 2, 2018

22 Pratica & Clinica Implant Tribune Italian Edition - Maggio 2018 Lesione parziale del NAI: trattamento coadiuvante di un caso con agopuntura La paziente viene pertanto inse- rita in un ciclo iniziale di 12 sedute di agopuntura che prevede in fase acuta tre trattamenti a settimana a giorni alterni. I punti vengono scelti in base alla localizzazione del disturbo (punti locali) e in base alla sintomatologia (punti dolenti e punti a distanza). La seduta dura 20 minuti e prevede l’inserzione di aghi sterili monouso 0,26 mm di diametro per 25 mm di lunghezza sull’emifaccia sinistra e sulla mano sinistra dopo detersione e disinfe- zione della cute. Dopo 3 applicazioni riferisce un’attenuazione dei disturbi che all’inizio della settimana successiva recrudescenza parziale dei sintomi con parestesie a livello del mento e del labbro. In base alla sintomato- logia riferita si decide di applicare un trattamento mirato soltanto in due agopunti per un nuovo ciclo di dodici sedute di agopuntura con frequenza trisettimanale. Al termi- ne di questo ulteriore ciclo i sintomi sono diventati sporadici e viene pre- scritta una seduta al bisogno. La paziente viene seguita per un periodo complessivo di sei mesi alla fine dei quali si lasciano dei magneti applicati nell’orecchio (auricolote- rapia) per prolungare l’effetto dell’a- gopuntura. La terapia farmacologi- ca viene scalata progressivamente. < pagina 1 Questa evenienza, che spesso si risolve spontaneamente nel giro di alcuni mesi quando non c’è stata alterazione del nervo, crea un di- sagio importante del paziente met- tendo alcune volte in discussione il rapporto di fiducia. Nelle lesioni parziali (o totali) del NAI la situa- zione si complica in quanto se non avviene restitutio ad integrum del- le fibre nervose lese, il discomfort e la sintomatologia possono divenire irreversibili. Nel caso qui descritto si tratta di una paziente di sesso femmini- le, 60 anni in buone condizioni di salute generale, la quale si presenta all’osservazione lamentando dolore bruciante all’emilabbro inferiore di sinistra, formicolio della cute del mento, dolori diffusi lungo il per- corso del n. alveolare inferiore. L’a- namnesi rivela un precedente inter- vento di chirurgia implantare sul sito 3,6 a seguito del quale la pazien- te ha iniziato a lamentare parestesie e dolori diffusi in sede mandibolare sin dalla fine dell’effetto dell’ane- stesia locale operatoria. In seguito a cone beam posto- peratoria viene rimossa la fixtu- re e viene prescritta una terapia rivolta alla gestione dei sintomi. Quando la paziente giunge all’os- servazione sono trascorsi circa dieci giorni dall’intervento di chi- rurgia implantare e una settima- na dalla rimozione della fixture. All’osservazione della come beam l’impianto risulta inserito nel ca- nale alveolare inferiore. La terapia prescritta prevede dobetin 5000 fiale, 1 al di’ per due settimane, li- rica 75 mg, 1 compressa 2 volte al dì per una settimana, deltacortene 25 mg compresse, una compressa al dì per una settimana. Rigenerazione ossea più efficace con vite in titanio esposta e resto sommerso Riyadh - Col maggior numero di persone che optano per gli impian- ti, i dentisti stanno assistendo ad un aumento di casi difficili come l’insufficiente volume osseo. Per questo motivo si sono sviluppate nuove tecniche chirurgiche, come la rigenerazione ossea guidata, in cui si può usare la vite in titanio. Mentre l’effetto può essere un au- mento della cresta ossea alveolare, l’uso della vite in titanio è anche conosciuto per avere complicanze in alcuni pazienti. Il più comune? L’esposizione. I ricercatori hanno scoperto che l’aumento può avere più successo se la vite in titanio esposta viene rimossa e il resto lasciato mentre il processo di rigenerazione continua. In un rapporto di collaborazione tra la Loma Linda University (Usa) e la King Saud University e Imam Abdulrahman Bin Faisal Universi- ty (Arabia Saudita), dal 2015 al 2017 sono stati trattati con vite in titanio quattro pazienti tra i 27 e i 50 anni, ognuno precedentemente sottopo- sto ad almeno due procedure (falli- te) di aumento osseo. In tutti e quattro i casi, la tec- nica chirurgica usata per incorpo- rare la vite di titanio con l’innesto osseo era la stessa; comunque, ciascun paziente aveva ricevuto un diverso tipo di membrana per coprirla. In aggiunta, ciascuno aveva subìto un’esposizione del- la vite a vari livelli, da una a sei settimane post operatorie. La vite è stata rimossa fra le quattro e le dieci settimane dopo l’esposizio- ne e la restante vite in titanio è stata rimossa circa sei mesi dopo l’inserimento e uno o due mesi prima dell’impianto. Una nuova ricerca ha dimostrato che rimuovere la vite in titanio esposta e lascia- re il resto sommerso può dare origine ad una rigenerazione ossea più efficace (Fotografia: madeinitaly4k/Shutterstock). In tutti e quattro i casi, si è sco- perto che, rimuovendo la vite in titanio esposta e lasciando il resto, il volume osseo aveva raggiunto un livello adeguato per gli impian- ti. Altro beneficio nel rimuovere la vite esposta era la creazione di uno spazio più igienico per l’impian- to, dove la cura delle aree con vite esposta presumibilmente aveva causato difficoltà e disagio per i pa- zienti compromettendo l’integrità del sito rigenerativo. “La rimozione della parte espo- sta sembrerebbe non aver avuto un effetto negativo clinicamente sull’integrazione ossea nel volume finale dell’osso accresciuto ed ha permesso una più agevole igiene di mantenimento per il paziente” dichiara Aladdin J. al-Ardah, prin- cipale autore della ricerca e profes- sore associato alla Loma Linda Uni- versity School of Dentistry. Sebbene la tecnica abbia avuto successo, assicurando un’adegua- ta rigenerazione ossea per im- plantologia, i ricercatori ammet- tono l’ulteriore necessità prima che la tecnica venga applicata alla routine quotidiana. Intitolata “Managing titanium mesh exposure with partial re- moval of the exposed site: A case series study” la ricerca è apparsa sul Dental Tribune nell’edizione di Dicembre 2017 del Journal of Oral Imglantology. riprendono con un’incidenza qua- si pari a quella iniziale. Si decide di proseguire con la stessa prescrizione terapeutica a livello farmacologico e di sedute di agopuntura. Nella setti- mana successiva, la terza, si osserva una maggior stabilità del risultato al raggiungimento della nona seduta. Durante la quarta settimana di trattamento i sintomi quali formi- colio del labbro, bruciore e dolore lungo il tratto che va’ dall’angolo mandibolare al mento, si riducono e la paziente afferma che nei giorni successivi alle sedute di agopuntura sta’ abbastanza bene. Alla fine della dodicesima seduta si decide di pro- seguire con due sedute a settimana per due settimane. Alla fine della sesta, dopo sedici sedute viste le condizioni discrete della paziente si decide di dimetterla lasciandola con le prescrizioni farmacologiche deci- se dal medico curante. Dopo due settimane la paziente torna al controllo lamentando una Conclusioni L’approccio multidisciplinare delle lesioni del nervo alveolare inferio- re sembra suscitare attenzione in quanto la terapia farmacologia a lungo termine non è scevra da ef- fetti secondari. È chiaro che la riso- luzione del trauma è legata al grado del danno tessutale subito ed è evi- dente che un caso trattato anche con sedute di agopuntura non può creare false aspettative. Sarebbe auspicabile trattare di- versi casi con maggiori informazio- ni sul trofismo del tessuto nervoso. Le osservazioni scaturite lascia- no supporre che il supporto dato dall’agopuntura viene a mancare già nella prima settimana duran- te il week end, momento di vuoto terapeutico. Altra conclusione è quella che al di sopra della terapia classica l’agopuntura può essere applicata con frequenza adattabile alla sintomatologia e alla necessità del paziente senza effetti secondari e con costi minimi. La tempestività del trattamento e l’età del paziente sono fattori che gio- cano un ruolo importante ma è pos- sibile impostare trattamenti anche nei casi di vecchia data come spesso avviene per i dolori cranio facciali. Dental Tribune International Paolo Visalli

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