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CAD/CAM - international magazine of digital dentistry, Italian Edition, No.3, 2017

l’intervista _ riabilitazione CAD/CAM poter eseguire un appropriato progetto di lavoro e anche nella scelta dei vari framework il suo ruolo è stato determinante. Il ruolo di guida è stato svolto da me in sinergia con tutti loro e soprattutto con la possibilità da parte mia, essendo interlocutore protagonista con la paziente di riportare al gruppo le esigenze e le aspettative della paziente stessa. Quali sono stati i materiali utilizzati e perché questa scelta? Perché è stata scelta una customizzazione CAD/CAM? I materiali utilizzati sono stati impianti endos- sei Astra Teck Dentsply Sirona, abutment in tita- nio individualizzati con tecnica CAD/CAM Atlan- tis Dentsply Sirona, elementi provvisori in resina acrilica e manufatto protesico definitivo in lega aurea-ceramica, che ha consentito di ottenere un elevato livello di precisione e di estetica. La scelta di utilizzare abutment customizzati è stata carat- terizzata dall’esigenza di avere delle emergenze protesiche che riproducessero i profili creati dallo shaping dei manufatti protesici provvisori. La paziente ha immediatamente accettato il piano di trattamento proposto? E capita sovente nel vostro studio oppure no? Da cosa dipende? La paziente ha accettato il piano di trattamento dopo la terza visita nella quale le è stato mostrato il progetto attivato dalla raccolta dei dati anamnesti- ci, OPT, rx endorali, foto intra ed extra orali, modelli studio e ceratura diagnostica, potendo così valutare oggettivamente la terapia da eseguire. Capita fre- quentemente nel nostro studio in quanto lavorando in provincia ci si basa molto sul passaparola, non a caso la paziente conosceva una persona che aveva fatto un lavoro simile qualche anno prima. Quanto le capacità dell’operatore e del team hanno determinato il successo in questo piano di trattamento? Ritengo che il successo di questo caso sia dovuto all’attenzione avuta per il piano di tratta- mento, supportato da una diagnosi accurata che ha portato a una individualizzazione definita dal- la collaborazione di tutto il team, il quale si è im- pegnato a sostenere la paziente in ogni fase del trattamento e ancora oggi in quella che è la fase più importante, ossia la terapia di mantenimento. Da quanto tempo approccia le tecniche digitali e con che soddisfazione? Ho avuto un primo approccio alle tecniche digitali circa 5-6 anni fa. È stato caratterizza- to dall’interesse e dal fascino che ho avuto, da sempre, verso la tecnologia e verso tutto ciò che potesse in modo rigoroso consentire di ridurre i tempi ottimizzando la prestazione odontoiatrica a vantaggio del paziente, per cui ritengo che sia- no metodiche che soddisfano entrambe le parti. La cosa che ci colpisce molto è che alla sua passione per le tecniche implanto- protesiche e digitali, nel giugno del 2017 ha conseguito il Master di II Livello in Medicina Orale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, discutendo una tesi dal titolo “Il cancro del cavo orale: una revisione della letteratura” e nello stesso hanno è diventato Socio ordinario della SIPMO, Società Italiana di Patologia e Medicina Orale. È dunque d’accordo che riconquistare il ruolo di medico diagnostico, di medico orale, è il primo elemento per acquisire la fiducia del paziente e l’adesione ai piani di trattamento proposti? È con grande entusiasmo ed emozione che rispondo a questa domanda, affermando che ri- conquistare il ruolo di medico diagnosta “medico della cavità orale”, rappresenta l’unico elemento per riacquisire la fiducia del paziente e il riconosci- mento dell’attività odontoiatrica dalle altre disci- pline sanitarie. Il cavo orale può essere interessato da lesioni singole o multiple e da manifestazioni locali di affezione sistemica. Per affrontare que- sto tipo di patologie il medico odontoiatra deve entrare in una routine metodologica che parte dalla “prima visita”, durante la quale il paziente ri- ceverà un’attenta anamnesi e un esame obiettivo della completa cavità orale. Infine, ritengo che un odontoiatra non debba mai smettere di formarsi, di acquisire conoscenza attraverso master, per- fezionamenti ed eventi organizzati dalle società scientifiche in modo da aggiungere esperienza al proprio bagaglio. Il continuo aggiornamento e una vasta formazione può aiutare il paziente a sfatare il mito dell’“odontoiatra imprenditore” e a vederci come “medici odontoiatri”. _Patrizia Gatto 34 3_2017

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