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Dental Tribune Italian Edition No. 11, 2017

8 l‘Intervista Endo Tribune Italian Edition - Novembre 2017 Endodonzia accurata e avanzata per tutti Con il nuovo obiettivo della moderna Odontoiatria di salvare il dente naturale ad ogni costo, l’odontoiatria conservativa rivive nuovi fasti destinati nel futuro a crescere. Restauro ed endodonzia, trasformati nella pratica dall’utilizzo di nuovi strumenti, materiali molto evoluti e attrezzature digitali offrono l’opportunità di risolvere casi molto complessi con piani di trattamento che richiedono oltre all’impiego delle nuove tecnologie una adeguata esperienza e specializzazione dell’operatore. Tutto questo è usufruibile anche dal paziente che si rivolge alla struttura pubblica-ospedaliera? Su questi temi Dental Tribune ha rivolto alcune domande alla Professoressa Elisabetta Cotti titolare del corso quadriennale di odontoiatria conservativa e Direttore del Master internazionale in endodonzia clinica e chirurgica all’Università di Cagliari e Responsabile del reparto di odontoiatria conservativa nella Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari-Monserrato. Professoressa Cotti partirei con un commento sulla endodonzia moderna e la conservativa, di cui lei si occupa da molti anni in qualità di clinico, insegnante e ricercatore. Cosa è cambiato? Penso che il cambiamento maggiore sia da ascriversi alla possibilità che hanno oggi i giovani operatori meno esperti di esercitare un’odontoiatria d’eccellenza, cosa che prima era limitata a pochi. I nuovi materiali e i nuovi strumenti in- sieme alla divulgazione ci hanno aiuta- to molto in questi ultimi vent’anni. Endodonzia e conservativa sono eseguiti in qualsiasi studio dentistico, senza, almeno nel passato, sentire alcuna esigenza di corsi e formazione, come invece avviene nel settore chirurgico e implantare. Perché secondo lei e quanto oggi diventa indispensabile una formazione? In realtà i giovani, almeno nella mia esperienza (e non solo limitatamente alla mia università), appena laureati sentono spesso l’esigenza di frequen- tare corsi di perfezionamento sia in conservativa che in endodonzia, pro- prio perché sono tematiche cliniche che affrontano in qualunque studio comincino a collaborare. La chirurgia e l’implantologia in genere sono passag- gi successivi. L’impossibilità di salvare il dente e quindi procedere all’estrazione è stato spesso frutto di trattamenti sbagliati? Non solo, spesso è anche il frutto di va- lutazioni sbagliate all’origine. Ma que- sto è un problema antico che riguarda tutta la medicina. Oggi esiste davvero più attenzione a salvare il dente naturale? Senza alcun dubbio, la gente vive più a lungo e vuole i suoi denti e l’implan- tologia costituisce un’alternativa note- vole e proprio per questo una carta da giocare più in là nel tempo. Nelle aziende ospedaliere nel passato si rivolgevano per lo più pazienti per eseguire le estrazioni. E oggi? Il paziente che, spesso indigente, si rivolge alla struttura pubblica ha la consapevolezza di voler “salvare” il dente naturale, o si rivolge con l’unico obiettivo di risolvere il suo dolore? Oggi mediamente anche i pazienti che usufruiscono della struttura pubblica sono consapevoli di voler salvare i denti naturali e comincia a esserci un gruppo di pazienti che sceglie il tipo di struttura in funzione di questo. Immagino che il suo reparto sia affollato di pazienti. Quanti casi trattate generalmente giornalmente? Proprio perché cerchiamo di lavorare secondo gli schemi moderni facendo il possibile per la preservazione del dente naturale, curiamo mediamente dieci pazienti per ogni sessione (mattutina o pomeridiana), circa 35 pazienti la setti- mana. Quindi davvero per i giovani collaboratori da voi c’è la possibilità di fare una grande esperienza sul campo. Certo, i ragazzi possono lavorare con calma, con il meglio della tecnologia a disposizione e affrontare i casi più com- plessi sotto la guida degli istruttori. Mi è stato riferito che trattate casi davvero complessi sia da un punto di vista clinico, che psicologico. E lo fate utilizzando tecnologie e tecniche all’avanguardia. Trattiamo casi complessi dal punto di vista del recupero dell’elemento dentale e a questo si aggiunge il fatto che dato che lavoriamo all’interno dell’Azien- da Ospedaliero-Universitaria, i nostri pazienti hanno in genere anche altre problematiche di tipo medico. Sono pazienti che durante la vita hanno attraversato o stanno attraversando difficoltà di salute di tutti i generi che li rendono più “delicati” da seguire. Gli accorgimenti terapeutici poi devono es- sere molto specifici nei singoli casi. Noi abbiamo il privilegio di avvalerci della collaborazione di molti colleghi delle scienze mediche. Con così tanto affollamento di pazienti, in una struttura pubblica è possibile dedicare un tempo adeguato alla comunicazione con il paziente, così come richiesto dal Ministero nelle nuove Raccomandazioni cliniche? Cerchiamo di farlo al meglio, proprio tenendo un regime di attività non fre- netica. Quanto contano i nuovi strumenti diagnostici, rotanti, il microscopio e i nuovi materiali per il restauro nel risultato finale? Aiutano tutti e i giovani in particolare a praticare una qualità di lavoro più alta e ad avere più entusiasmo all’idea di provare la nuova tecnologia e questa è per loro una grande motivazione. Anche nella vostra struttura è il restauro finale che guida il trattamento chirurgico? Certo. Purtroppo bisogna fare qualche compromesso dovuto al fatto che il si- stema non ci consente un trattamento convenzionato per i restauri indiretti. Funzione ed estetica possono trovare equilibrio anche in una struttura pubblica? Abbastanza bene. Quanto soddisfa lei e i suoi collaboratori poter far ritrovare salute e sorriso a pazienti, svolgendo indubbiamente anche una funzione sociale? Moltissimo, riceviamo anche spesso attestazioni di grande riconoscenza da parte dei pazienti. Quanto conta una adeguata organizzazione anche di tipo manageriale? L’organizzazione è molto importante anche perché ci muoviamo in un cam- po delicatissimo. Se le cose funzionano lo devo ai mille collaboratori del cui aiu- to mi avvalgo, professionisti locali e di tutto il Paese che mi aiutano a forma- re i ragazzi e a supervisionarli, sempre con entusiasmo. Devo anche molto alle aziende nazionali e internazionali che da tanti anni vengono in aiuto spesso mettendoci a disposizione la tecnologia più avanzata anche in momenti in cui non ce la potremmo permettere. Patrizia Gatto, Dental Tribune Italia

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