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Implant Tribune Italian Edition No.2, 2017

10 Case Report Implant Tribune Italian Edition - Maggio 2017 La terapia implantare, opzione terapeutica per un canino incluso e il mantenimento con approccio tailor-made: case report Gianna Maria Nardi*, Roberta Grassi**, Biagio Rapone***, Roberto Grassi**** * Ricercatore Uwiversità “Sapiewza” di Roma ** Studewtessa Corso di Laurea di Odowtoiatria e Protesi dewtaria – Uwiversità Vita-Salute Saw Raffaele Milawo *** Culture della materia, xipartimewto Iwterdiscipliware di Mediciwa, Uwiversità degli Studi di Bari “Aldo Moro” **** Prof. ordiwario MEx/28 – Malattie odowtostomatologiche, Uwiversità di Bari “Aldo Moro” < pagina 1 L’inclusione dei canini coinvolge approssimativamente l’1% e il 2,5% della popolazione (Cooke et al., 2006) e, nella fascia d’età compresa tra i 7 e i 14 anni, la sua l’inciden- za sale al 3% circa. La frequenza di inclusione del canino superiore risulta essere venti volte maggiore rispetto all’inferiore, e le indagini epidemiologiche indicano percen- tuali più basse su inclusioni degli altri elementi dentari, a eccezione dell’inclusione parziale o totale dei terzi molari, che risulta essere l’in- clusione più frequente in assoluto. L’eziopatogenesi può riguardare: – fattori sistemici genetici (mal- posizione primaria del germe dentale, displasia cleido-cranica o gemelli omozigoti); fattori endocrini (popitutiari- smo, ipotiroidismo); fattori locali meccanici (carenza di spazio in arcata dovuta alla discrepanza dento-basale, pre- senza di denti soprannumerari, o di odontomi, o formazione di cisti follicolari). – – Alcune delle cause possono essere rimosse, se intercettate precocemen- te rispetto all’età media di eruzione, che risulta variabile da dente a dente. È opportuna una diagnosi precoce e un efficace e condiviso approccio multidisciplinare, chirurgico-orto- dontico. Particolare attenzione me- rita il canino, per l’elevata frequenza della sua inclusione, ma soprattutto perché la sua assenza compromette l’estetica del sorriso e la funzione. Le terapie possono essere interven- ti di moderata invasività – quale un breve trattamento ortodontico o semplice estrazione dentaria – o interventi chirurgici più invasivi di allacciamento e di riposizionamen- to ortodontico del dente incluso. Quando invece non esistono osta- coli meccanici, o nonostante la loro rimozione il canino non scende, è opportuno pianificare l’esposizio- ne chirurgica della sua corona, alla quale viene incollato un ancoraggio (allacciamento) che servirà per la successiva trazione ortodontica. Questo comporta un intervento chi- rurgico più invasivo e un prolunga- mento del trattamento ortodontico, necessario per guidare il dente nella sua posizione naturale. Se invece la diagnosi viene fatta tardivamente, quando il paziente è adulto, il ripo- sizionamento del canino può esse- re controindicato, perché il dente, avendo completato la formazione della sua radice nell’osso, oppone in genere maggiore resistenza alla Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3 Fig. 4 Fig. 5 Fig. 6 Fig. 7 Fig. 8 Fig. 9 trazione ortodontica. In questi casi il piano terapeutico prevede l’estra- zione chirurgica del dente incluso e la riabilitazione ortodontico-prote- sica dell’arcata dentale. Spesso, non estraendo il canino incluso nelle ossa mascellari, può formarsi anche tardivamente una cisti follicolare e con la sua espansione potrebbe provocare un pericoloso riassorbi- mento dell’osso. Il monitoraggio ra- diologico frequente in questo caso è assolutamente indicato. Qualsiasi sia la scelta terapeuti- ca, il mantenimento della terapia con follow-up frequenti di igiene professionale e domiciliare deve seguire un approccio tailor-made personalizzato e condiviso con il paziente, a seconda della terapia scelta e in maniera pre-, in e post- trattamento, modificando la scelta delle tecnologie in base alle dif- ferenti situazioni cliniche che si presentano durante la terapia orto- dontica o chirurgica implantare su tessuti sani o infiammati. Nel caso della scelta di trattamento implantare, la terapia di manteni- mento è di fondamentale importan- za, poiché alcuni studi longitudinali (Gerber et al., 2009; Lang et al., 1994; Lang e Berglundh, 2011; Larsen et al., 2009; Listgarten, 1980; Mombelli et al., 1997; Nyman e Lindhe, 2003; Schou et al., 2002; Zitzmann e Ber- glundh, 2008) hanno dimostrato che la sopravvivenza implantare in pazienti controllati è superiore di oltre il 20% rispetto ai pazienti che non sono stati inseriti in un piano di mantenimento o per trascuratezza dei pazienti stessi. Case report: materiali e metodi Nel 2007 si presenta alla nostra at- tenzione una paziente di sesso fem- minile, di anni 22, non fumatrice, in apparente buona salute sistemica. Durante la prima visita, analizzan- do l’OPT (Fig. 1) rileviamo il danno iatrogeno da terapia ortodontica precedente alla visita e riscontria- mo la presenza del canino incluso in zona 23. La paziente mostra delusione e sconforto per il fallimento della pre- cedente terapia, che aveva previsto la disinclusione chirurgica seguita da un trattamento ortodontico per posizionare correttamente il dente nell’arcata dentale. La paziente chiede una diversa so- luzione terapeutica che abbia come obiettivo la risoluzione funzionale ed estetica più veloce possibile. Abbiamo condiviso con la paziente la visione radiografica che metteva in evidenza come il canino si era im- pattato nella corticale ossea e dopo due anni e mezzo di terapia orto- dontica fallimentare, riferita dalla stessa paziente, precedente al no- stro intervento, la paziente ha pre- ferito la proposta di estrarre il cani- no incluso 23 dell’arcata superiore e contemporaneamente inserire un impianto in zona. > pagina 11

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