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Implant Tribune Italian Edition No.4, 2016

24 Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2016 Industry Report < < pagina 23 - carico occlusale immediatamente dopolachirurgia; - tutti i pazienti con altezza della cre- staosseainferiorea4mmsonostati trattati con carico differito e tecni- che di rigenerativa ossea; - si sono posizionati impianti con diametro e lunghezza variabile secondo la disponibilità ossea; Dei 60 pazienti 48 pazienti sono stati inclusi nello studio, 12 sono stati esclu- si per incompleta documentazione. Procedura chirurgica Dopo anestesia locoregionale con mepivacaina al 2% con adrenalina 1/100.000 nei casi trattati con proto- collo tradizionale, è stato sollevato un lembo a spessore totale in modo da evidenziare la cresta ossea, si è prov- veduto a indicare sulla cresta ossea il centro della perforazione, e con la fresa lanceolata si è praticata la perfo- razione della corticale (Fig. 6a). Nei casi trattaticonchirurgiaguidatasièprov- veduto al posizionamento della guida, e successivamente alla perforazione senza lo scollamento del lembo. Nei casi postestrattivi si è provveduto all’estrazione degli elementi dentali interessati, a mantenere integre le cor- ticali vestibolari palatine o mandibo- lari, alla pulizia del sito con curette o fresa da osso a basso numero di giri e con irrigazione (Figg. 7a, 7b). Successivamente, sempre sotto ab- bondante irrigazione con soluzione fisiologica,sièprovvedutoacompleta- re la perforazione, per diametro e lun- ghezza dell’impianto da posizionare secondo il protocollo Easyfor – istru- zionid’uso.Terminatalaperforazione, dopo aver irrigato con soluzione il sito dell’impianto, si è provveduto a inse- rire l’impianto con l’aiuto del disposi- tivo di montaggio e del cricchetto con una forza compresa tra i 20 e i 45 New- ton16 . Ultimata la fase di inserimento dell’impianto, si è provveduto a in- serire l’abutment nella fixture, dente singolo o ponte, lato con connessione Morse, a seconda della pianificazione del caso. L’abutment è stato fissato alla fixture con una forza di 15/20 Newton. Successivamente, se necessario, si è provveduto all’osteoplastica di rimo- dellamento della cresta ossea residua, alla rigenerativa perimplantare con osso sintetico, alla sutura dei lembi mediante punti staccati senza tensio- ne, in modo da ottenere una buona guarigione (Figg. 8a, 8b). Dopo il posizionamento degli im- pianti dentali, tutti i pazienti sono stati sottoposti a carico immediato, con protesi provvisoria o definitiva, ad eccezione di quei pazienti trattati con tecniche rigenerative, sinus lift, distrazione osteogenetica, che richie- dono carico differito. La protesi è stata costruita con denti in materiale com- posito e resina acrilica rinforzata con fibraedèstatafissataall’abutmentcon una forza di 15/20 Newton (Fig. 9). Controllo occlusale della protesi per ve- rificare il corretto carico masticatorio – si sono lasciati solo i contatti di centrica Per garantire la durata nel tempo dell’osteointegrazione nella costruzio- ne della protesi su impianti sono stati rispettati due requisiti fondamentali: - precisione del fit; - passività (Fig. 10). Protocollo post-chirurgico e follow-up Il dolore post-operatorio è stato con- trollato con ibuprofene (600 mg subi- to dopo l’intervento e dopo 4 ore). Nessun paziente inserito nello studio avevacontroindicazioniall’usodique- sta molecola. Per evitare il possibile gonfiore postoperatorio, è stato con- sigliato a ogni paziente di applicare, in modointermittente,unabustainTNT di ghiaccio istantaneo monouso per le prime due ore dopo l’intervento. Al fine di prevenire infezioni della fe- rita, è stata prescritta a tutti i pazienti una terapia antibiotica sistemica per 5 giorni. Inoltre, è stato prescritto a tutti i pazienti di fare sciacqui di un minu- to con collutorio alla clorexidina allo 0,12%, tre volte al giorno, e di spazzo- lare la zona dell’intervento per una settimana con delicatezza. Dopo 7 giorni il paziente ha potuto cominciare di nuovo a spazzolare i denti secondo tecnica abituale, usan- do uno spazzolino a setole di nylon. A tutti i pazienti è stata prescritta dieta semisolida per 6 settimane. Le suture sono state rimosse dopo 2 settimane dall’intervento. Durante gli appuntamenti post-chi- rurgici(1-2settimane)sièprocedutoal controllo di: - tenuta dei punti di sutura; - presenza della placca batterica; - presenza o assenza di dolore; - stabilità primaria dell’impianto; - contatti in occlusione centrica e lateralità. Dopo 4 settimane dall’intervento sono state ripristinate le normali pro- cedure di igiene orale domiciliare ed è stato interrotto l’utilizzo del collutorio con clorexidina. Risultati e discussione Il requisito richiesto ai pazienti è che avessero ricevuto almeno un impian- to Easyfor con un follow-up di almeno unanno.Sonostatiinclusi48pazienti; 28 pazienti donne; 20 uomini. Sono stati inseriti 115 impianti. L’età media è 57,6 anni. Tutti gli impianti sono stati collocati al di sotto della cresta ossea (0,5/2,5 mm media – 1,5 millimetri). Dopo essere stati controllati per la comple- tezza dei documenti con l’utilizzo di software grafici per ogni paziente, si è provveduto alla misurazione sulle RX omogenee per ogni paziente della distanza della cresta ossea dall’im- pianto,sianell’immediatopostchirur- gico sia nella RX di controllo a 12 e 24 mesi (distanza del margine superiore dell’impianto alla cresta ossea mesiale o distale residua). Tutti i dati sono stati elaborati e com- parati tenendo conto delle diversa situazione clinica iniziale – caso fred- do, caso post-estrattivo – ed è stata calcolata matematicamente la varia- zione. La perdita ossea è stata definita come la differenza tra la misurazione iniziale – margine sup. dell’impianto, margine osseo mesiale o distale della cresta dopo perforazione – e il livello osseo misurato a distanza di un anno e due anni dopo l’intervento chirurgi- co – margine impianto, margine sup. cresta ossea residua dopo l’intervento. In media, risulta essere a 12 mesi 0,7 mm (casi freddi) e 1,5 mm casi post- estrattivi a 24 mesi, 1 mm casi freddi, 1,8 mm casi post-estrattivi. 101 impianti sono stati utilizzati per “restauri multipli” (ponti, e/o archi completi) e 14 impianti sono stati uti- lizzati per restauri di denti singoli (1 impianto = 1 dente). Il dente più tratta- to era il 4.4 - 4.6 (si veda Tab. 1, 2). Due impianti presentavano a 24 mesi dal loro posizionamento un’esposizio- ne della superficie dell’abutment. Nes- sun caso presentava esposizione delle spire dell’impianto (Tab. 3). 38 pazienti non presentavano dolore nelle 48 ore successive. Due pazienti presentavano sanguinamento. Un paziente presen- tava infezione perimplantare nella prima settimana dal posizionamento dell’impianto (Tab. 4). Un impianto è stato rimosso 15 gg dopo il suo posizionamento. Due impianti sono stati rimossi dopo 8 settimane dal loro posizionamento (mancata integrazione). Due impianti presentavano sondag- giosuperiorea5mma4settimanedal loro posizionamento. Due impianti presentavano sondag- giosuperiorea5mma8settimanedal loro posizionamento. Tre impianti presentavano parziale esposizione dell’abutment a 12 mesi dal loro posizionamento. Conclusioni A partire da Bränemark, l’evoluzione dei protocolli clinici e delle caratte- ristiche tecnologiche dei materiali ha determinato un numero sempre crescente di pazienti trattati con riabi- litazioni implanto-protesiche permet- tendo un aumento del comfort e delle prestazioni masticatorie. Nel 1986, Albrektsson stabilì i seguenti criteri di successo implantare: un impianto sin- golo, non protesizzato, è clinicamente immobile; le radiografie non mostra- no alcuna rarefazione attorno all’im- pianto; dopo il primo anno di carico, il riassorbimento osseo verticale non supera 0,2 mm all’anno; non sono presenti segni e sintomi come: dolore, infezioni, invasione del canale mandi- bolare, parestesie e neuropatie. Tuttavia, questo studio non prende in considerazione la quantità di osso crestale perso durante il primo anno. L’impatto di questo periodo di tem- po è stato segnalato nel 1981 da Adell e colleghi. Egli ha dichiarato che più del 50% della perdita ossea si verifica in un periodo dei primi 12 mesi. Più precisamente, ha definito che l’altera- zione ossea avviene entro 3 mesi dal carico protesico. Prendendo il margi- ne superiore dell’impianto come base di riferimento, considerando la con- nessione impianto-abutment come il fattore decisivo, per il mantenimento del livello osseo, la massima variazio- ne del livello osseo si verifica durante i primi 12 mesi seguenti posizionamen- to dell’impianto17 . Pertanto, il periodo di tempo scelto in questo studio retro- spettivo per l’osservazione del livello osseo è in accordo con la letteratura. La qualità dell’impianto, i criteri di salute per il successo dell’impianto, la sopravvivenza e il fallimento sono stati definiti in un documento di Con- sensus Conference18 . L’analisi dei dati comparati con la letteratura ha evi- denziato, pur in considerazione del ri- dotto numero di impianti posizionati e delle difficoltà incontrate nelle varie misurazioni, che gli impianti Easyfor cilindrici rispettano i criteri di succes- so/insuccesso descritti in letteratura. L’aticolo è stato pubblicato su Implants Italian Edition, luglio 2016. Fig. 11 - RX di controllo dopo chirurgia. Tabb. 1, 2 - Distribuzione degli impianti per ogni dente (upper arch e lower arch). Tab. 3 - Dolore/sanguinamento/infezione perimplantare – 43 pazienti. Tab. 4 - Fallimento – Sondaggio – Fallimento estetico. 1. Buser et al., 2012; Chappuis et al., 2013 2. Morra, 2007. 3. Schwartz e Boyan, 1994. 4. Berglundh et al., 2003. 5. Mellado-Valero et al., 2007. 6. Sharawy et al., 2002. 7. Mamalis et al., 2011; Lossdorfer et al., 2004. 8. Ellingsen, 1998. 9. Klokkevold et al. 1997; 2001; Davies, 1998; Davies e Hosseini, 2000; Park e Da- vies, 2000. 10. Brunski, 1991; 1993; Szmukler-Moncler et al., 1998; 2000. 11. Brunski, 1991; 1992; 1993; Szmukler- Moncler et al., 1998. 12. Testori et al., 2001a; 2002a; 2003. 13. Benjamin e Hillen, 2003. 14. Aparicio et al., 2003. 15. Cochran et al., 2004. 16. Niimi et al., 1997; O’Sullivan et al., 2000; Ottoni et al., 2005. 17. Adell et al., 1983. 18. Misch et al., 2008. bibliografia

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