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Implant Tribune Italian Edition No.4, 2016

22 Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2016 Industry Report Figg. 1a, 1b - Foto al microscopio ottico di superficie sabbiata e con doppia acificazione degli impianti Easyfor. superficie trattata caricati dopo solo 4 ore dal loro posizionamento e rimossi per analisi istologiche dopo 2 e 4 mesi di carico funzionale, presentano oste- ointegrazione evidenziata istologica- mente e la qualità ossea all’interfaccia è compatibile con un osso in fase di rimodellamento12 . È stato dimostrato che i valori dei pic- chi di stress sull’osso possono essere drasticamente ridotti con un appro- priato disegno delle microfilettature dellatestadell’impianto,inparticolare se combinate con una connessione co- nica impianto-abutment posizionata sotto il livello dell’osso marginale. In- fatti, la distribuzione del carico otti- male offerta dal microfiletto contrasta il riassorbimento dell’osso marginale (Fig. 4). Conical Seal Design presenta il cono interno nell’impianto e il cono esterno sull’abutment. La connessione tra impianto e abutment è posizionata sotto alla cresta dell’osso marginale, cosìdatrasferireilcaricomaggiormen- te in profondità nell’osso e da ridurre le sollecitazioni. La forte connessione sigilla l’interno dell’impianto dai tes- suti circostanti, riducendo al minimo imicromovimenti,preservandol’inte- grità dei tessuti perimplantari (Fig. 6a). La connessione platform swithcing si verifica quando il diametro delle parti protesiche che emergono dall’impian- to è minore rispetto a quello della piat- taforma dell’impianto (Figg. 6b-6e). L’ottenimento di risultati predicibili dipende da un’approfondita cono- scenza dei fattori correlati alla chirur- gia, all’impianto e alle forze meccani- che coinvolte nel carico immediato. Gli stimoli meccanici rappresentano un fattore fondamentale in quanto possono regolare processi biologici, quali la divisione cellulare e il diffe- renziamento, determinando tipologia earchitetturadeltessutoinfasedifor- mazione.Talefenomenoèstatodefini- to “morfogenesi meccanica”13 . Micromovimenti controllati all’inter- faccia osso-impianto non ostacolano il processo di osteointegrazione, e il carico a livello dell’impianto può esse- reunfattorechiavenellastimolazione della neo-osteogenesi perimplantare. Il sistema implantare Easyfor è stato sviluppato sulla base dell’esperienza clinica, e con l’aiuto di un protocollo chirurgicosemplificatoefaciledausa- re, una superficie sabbiata e con dop- pia acidificazione, una connessione impianto abutment conica con garan- ziadisigilloantibatterico,chehaunito ivantaggicomprovatidellaricercache si è sviluppata sui diversi sistemi im- plantari disponibili. Terminologia del carico precoce e immediato Nella Consensus Conference di Bar- cellona nel 2002 si è definito “imme- diato” solo il carico applicato il giorno stesso del posizionamento degli im- pianti14 , mentre nella Consensus Con- ference del 2003 a Gstaad si è stabilito un limite di 48 ore dall’inserimento degli impianti15 . In questo studio si adotta la seguente classificazione: - carico precoce (early loading): fun- zionalizzazione protesica compre- sa tra le 6/8 settimane dal posizio- namento chirurgico; > > pagina 23 fornito un valore di BIC medio signifi- cativamente più elevato per le super- fici trattate (72,96% ± 25,13%) rispetto alle superfici lisce (33,98% ± 31,04%). Irisultatidiquestostudiosuggeriscono chelasuperficietrattataèingradod’in- durre una risposta osteogenica signifi- cativamente maggiore rispetto alle su- perfici lisce, particolarmente evidente nell’osso di scarsa qualità (tipo III o IV), come quello che si ritrova tipicamente nel mascellare posteriore (Fig. 2). Nu- merosi studi sperimentali su modelli animali, supportati da evidenze isto- logiche, hanno quindi dimostrato che il carico precoce e immediato non im- pedisce l’ottenimento dell’osteointe- grazione, a condizione che i micromo- vimenti all’interfaccia osso-impianto siano limitati al di sotto di una soglia, stimata da alcuni autori appunto in circa 100-150 micron10 . In questo caso si parla di “micromovimenti tollerati”, mentre se l’entità dei movimenti supe- ra i 150 micron, sia per un’insufficiente stabilità primaria sia per un carico ec- cessivo applicato all’impianto, si parla di “micromovimenti deleteri” o “ma- cromovimenti”. In presenza di questi ultimi, si ha un’elevata probabilità che la guarigione avvenga mediante inter- posizione di tessuto fibroso11 . Metodi tradizionali, come le prove di coppia e le percussioni sull’impianto stesso non sono adatti per il monitoraggio di oste- ointegrazione. Uno strumento diagno- stico più avanzato, non invasivo, che misura la frequenza delle vibrazioni trasmesse da un apparecchio apposito, consente di valutare la stabilità prima- ria dell’impianto. L’indice di risonanza ISQ con valori inferiori a 45 è necessa- rio per rimuovere l’impianto mentre con valori più elevati di 65 la stabilità primaria è buona per il carico imme- diato(Fig.5). Testori e colleghi, in alcuni studi cli- nici corredati da indagini istologiche, hanno dimostrato che impianti con Fig. 2 - Test di citotossicità in vitro (gli impianti Easyfor sono perfettamente citocompatibili). Fig. 4 - Microfiletto. Fig. 5 - ISQ: indice di risonanza per valutazione stabilità primaria. Fig. 3 - Scansione al microscopio ottico di connessione conica abutment- impianto, serraggio 20 Newton: è evidente la condizione di “saldatura a freddo” tra impianto e abutment. Fig. 6d - Edentulia totale - posizionamento della guida chirurgica. Fig. 6e - Dopo la rimozione della guida chirurgica sono evidenti i fori di inseri- mento degli impianti. Fig. 6a - Platform switching. Fig. 6b - Sigillo conico. Fig. 6c - Edentulia parziale - perforazione con fresa calibratrice. < < pagina 21 Questo fenomeno è stato dimostrato anche su modello umano – sono stati utilizzati impianti filettati di titanio appositamente fabbricati, aventi 2 superfici opposte con differente mi- crogeometria: una metà dell’impian- to aveva la superficie trattata e l’altra metà una superficie liscia (machined). L’analisi istologica e istomorfometrica effettuata su 11 impianti inseriti nel mascellare posteriore in altrettanti pazienti, e prelevati dopo 6 mesi di guarigionesenzacaricofunzionale,ha

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