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Dental Tribune Italian Edition No. 5, 2017

8 Medicina Orale Dental Tribune Italian Edition - Maggio 2017 I have a dream: il cavo orale finestra della salute < pagina 1 Noi possiamo leggere in vari modi questa dura presa di posizione, ma credo che il modo mi- gliore sia cambiare la percezione del modo in cui i nostri occhi vedono la terra in cui ci muo- viamo. Questo non significa cercare nuove orizzonti, sostituirsi a dermatologi, ginecologi, cardiologi, ecc. ma avere occhi diversi, in grado di percepire le strette connessioni che il cavo orale e il suo microbiota presentano con la sa- lute generale dell’individuo. Quando questo succederà avremo creato una nuova figura professionale capace di interagire con gli altri professionisti della salute. Avremo ottenuto un valore aggiunto, una simbiosi tra il medico e il dentista, che poi è il medico orale. Il riconoscimento di una professione non di- strettuale ma sistemica. Diventeremo il “front office” delle patologie sistemiche. Noi oggi abbiamo tutti i numeri per farlo. La letteratura ci dice che il cavo orale è il sito che presenta la maggior varietà di microbi corporei, insieme a un trat- to intestinale, ma per ovvi motivi è la porta d’ingresso di questa popolazione microbica, che nel suo insieme svolge un ruolo fondamentale nella nostra vita. Questo ruolo così simbiotico tra noi e gli organismi che ci abita- no ha ridefinito il concetto di evoluzione, coniando una nuova variante di organismo in “superorganismo”, me- glio espresso con la definizione di Holobiont. Circa il 15% delle calorie vengono estratte dai batteri “no- stri ospiti” per aiutarci a sintetizzare e a vivere. Si stima che se potessimo pesarli, la loro somma sarebbe pari al peso dell’intero encefalo – circa 2 kg. Alcuni studi recenti dimostrano che possono cambiare la chimica cerebrale incidendo su stati d’animo e comportamenti. Per milioni di anni hanno coesistito e si sono evoluti in una relazione simbiotica con il nostro organismo. L’uso sconsiderato di antibiotici e antisettici ha alterato in modo profondo que- sto ecosistema, non tenendo conto che i batteri deposti alla nostra difesa erano lì presenti, dentro di noi. L’uso eccessivo di antibiotici, in particolare nei bambini, per molti ricercatori è la genesi del costante aumento di malattie autoimmuni, obesità e di alcune forme di can- cro. Un esempio? L’Heliuobauter pylori svolge un ruolo fondamentale nella produzione di ormoni e acidi e par- tecipa al sistema immunitario, ma quello presente nelle popolazioni occidentali è diventato un vero killer per il rischio di cancro a cui è relegato, e viene estirpato con cure antibiotiche. Ma questo batterio è sempre stato così? Se noi andiamo a cercarlo in una popolazione del Ter- zo mondo, lo troviamo che coabita in armonia con l’uomo. In futuro verranno usati questi batteri, che per competizione ridurranno i nostri ceppi, diventati super resistenti. Sarà la nuova frontiera della medicina, la competizio- ne batterica per curare dove ormai gli antibio- tici falliscono. Cosa c’entra tutto ciò con il nostro settore? La popolazione microbica più aggressiva del cavo orale si trova nel fluido crevicolare ed è prin- cipalmente di tipo anaerobico. Questa popola- zione, che diventa ogni giorno più resistente, nel corso della malattia parodontale è in grado di penetrare nel torrente ematico e di colpire organi sensibili come il cuore, stimolare la for- mazione di placche ateromasiche, incidere nel parto pretermine o sotto peso (causa principa- le di decesso fetale). Nel diabete, la malattia parodontale viene indicata come bidirezionale, ovvero la sua esacerbazione coincide con il peggioramento della sintomatologia del paziente diabetico e viceversa. Molti autori riconoscono che lo stato infiammatorio sia il fattore scatenante di patologie come l’Alzheimer e il Parkinson, ma il danno gliale presente viene sempre più associato a batteri parodontopatogeni, in grado di pas- sare la barriera ematoencefalica. La nota curiosa è che questi batteri resistenti ai più co- muni antibiotici sono estremamente sensibili a una sostanza comune e innocua per noi, l’ossigeno. Trat- tamenti con ozono, ossigenoterapia e terapia fotodi- namica vengono spesso snobbati per le più semplici e miracolose terapie antibiotiche, generando resistenze e superbatteri sempre più difficili da affrontare. La ri- trosia a queste cure è spesso difficile da comprendere, come lo è l’assoluto silenzio sui danni di questi patogeni a livello sistemico. La medicina orale desidera affrontare in modo integrato queste connessioni tra cavo orale e patologie sistemiche creando una nuova figura professionale integrata con la salute del paziente, alzando le nostre competenze, intera- gendo con gli altri specialisti, diventando noi il loro rife- rimento tramite i test batterici, genetici, salivari, i tratta- menti scevri da effetti collaterali, e creando una “natural way in dentistry”, in equilibrio con il nostro organismo. Sarà questo il vero futuro di una professione preventiva, predittiva e personalizzata del nostro paziente: “I have a dream”. Luca Viganò, fondatore e presidente AIRO La moderna odontoiatria è anche medicina orale Il titolo di questo breve articolo sembra un ossimoro. Trae lo spun- to dall’intervento che ha tenuto a Bologna, durante il Congresso COI-AIOG, la prof.ssa Giuseppina Campisi (Università di Palermo), vicepresidente della Società Italiana di Patologia e Medicina Ora- le (www.sipmo.it). In una sessione dedicata all’evoluzione dell’o- dontoiatria, ai moderni modelli di team odontoiatrici, la prof.ssa Campisi ha definito il moderno ruolo della medicina orale, de- scrivendo una disciplina di secondo livello, residente e operante all’interno di strutture pubbliche o convenzionate, dove ci si oc- cupa della gestione delle malattie severe e invalidanti sia distret- tuali sia in rapporto a patologie sistemiche. Un esempio per tutti? La diagnosi definitiva di cancro orale, la diagnosi e gestione delle patologie potenzialmente maligne, delle osteonecrosi delle ossa mascellari, delle mucositi da radio- chemioterapia, delle lesioni da graft-versus-host-disease, delle lesioni vescicolo-bollose. Ma allo stesso tempo, i riflettori si sono accesi su un altro aspet- to della medicina orale: è stato delineato il profilo completo del moderno odontoiatra, il quale, pur a conoscenza dei dispositi- vi tecnologici di successo e di richiamo per la professione, non può e non deve prescindere dalla conoscenza ed esercizio della medicina orale di primo livello, che è e rimane parte integrante dell’odontoiatria. Purtroppo, molto spesso questo viene dimenticato e si pensa che sia non interessante o utile saper porre diagnosi e terapia corret- ta di lesioni ulcerative non neoplastiche, di quelle infettive, essere cioè in grado di eseguire la diagnosi di sospetto del cancro orale, e si sottovaluta l’incidenza dei carcinomi orali nella popolazione italiana. O meglio si pensa che sia una competenza e una fun- zione di terzi. Qualunque sia il livello di perfezionamento o specializzazione dell’odontoiatra, egli è medico del cavo orale: altrimenti non potrebbe essere abilitato alla sua diagnosi e cura. Quindi, come tale, prima ancora di occuparsi della sua branca specialistica (cioè quella che lo caratterizza sotto il profilo curriculare profes- sionale e remunerativo, sia esso odontoiatra titolare di studio o consulente), il moderno odontoiatra deve presentarsi al pazien- te come colui che sa prendersi cura della salute del cavo orale nell’insieme, saper condurre correttamente l’anamnesi, farsi ap- prezzare dal paziente per la sua capacità di ascolto attivo e di attenzione nei riguardi dei suoi problemi sistemici. Deve saperlo visitare, riferire – se serve – al medico di medicina generale o ad altri specialisti. Deve, in una parola, con competenza e vocazio- ne occuparsi di lui. E a dire il vero sarebbe bastato solo applicare fedelmente il Codi- ce deontologico e la Costituzione per non avere tentennamenti e esercitare saldamente, da medici del distretto orale, la nostra professione. Forse, non avremmo assistito alle controversie su abusivismo e grandi società finanziarie e alla progressiva estin- zione del libero professionista monocratico. Sarebbe bastato forse crederci ed emulare i colleghi che esercitano la professione medica mettendo sempre al centro del loro work-up il paziente, la sua storia (oggi si chiama anche medicina narrativa, in bino- mio sinergico con la evidence based medicine) e il suo ambiente. Forse è anche un po’ colpa dei medici orali, che solo di recente hanno saputo scindere competenze e funzioni che dovevano es- sere trasferite agli odontoiatri, come loro imprescindibile patri- monio funzionale quotidiano, da quelle tipicamente di compe- tenza ospedaliera. Di certo, non possono esserci barriere mentali, ma solo la consapevolezza che la medicina orale sin da quando si studia sui banchi dell’università è un caposaldo dell’odon- toiatria, strumento indi- spensabile per una visita o d o n to s to m a to l o g i c a completa dal punto di vista delle strutture ana- tomiche presenti nel cavo orale e dal punto di vista medico-legale. Giuseppina Campisi

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