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Implant Tribune Italian Edition No.3, 2016

23 Speciale Regeneration Implant Tribune Italian Edition - Settembre 2016 SR HELBO® Terapia fotodinamica antimicrobica (aPDT), favorisce la conservazione di denti ed impianti. HELBO® è l‘unico sistema di questo genere con componenti sterili. • Nessun effetto collaterale. • Nessun dolore. • Nessuna resistenza agli antibiotici. Per maggiori informazioni sulla terapia fotodinamica HELBO® potete contattare direttamente il distributore telefonando al n. 0471 - 469576. HELBO Efficace contro le infezioni batteriche „15 anni di successi testati scientificamente“ T E R A P I A F OT O D I N A M I C A HELBO® Distributore per l‘Italia: bredent s.r.l. | Via Roma 10 | 39100 Bolzano | T: 0471 / 469576 | F: 0471 / 469573 | www.bredent.it | @: info@bredent.it < pagina 22 Era assente mobilità implantare. Alla radiografia (Fig. 2) emergeva l’entità del danno a carico del tessuto osseo che si estendeva oltre il 50% della lun- ghezza implantare. Prospettate alla paziente le possi- bili terapie chirurgiche e non pra- ticabili, e ascoltate le sue esigenze, veniva richiesta dalla stessa la tem- poranea conservazione dell’ele- mento implantare e il trattamento con terapie non chirurgiche che le permettessero di: • risolvere o limitare al massimo la necessità di dover ricorrere alla te- rapia antibiotica sistemica (richie- sta primaria della paziente); • procrastinare la rimozione dell’impianto e le successive tera- pie rigenerative e implantari ne- cessarie (opzione comunque scel- tadallapazienteinalternativaalle terapie protesiche fisse percorribi- lidopol’estrazionedell’impianto). Dal punto di vista clinico a questo punto diventava importante • mantenere i picchi ossei attual- mente rinvenibili radiografica- mente, attraverso il controllo dell’infezione ricorrente, • controllare, per quanto possibile, quantità e qualità di tessuto molle perimplantare, in previsione an- che di una futura chirurgia rige- nerativa. Per motivi personali, la paziente si presentava per iniziare la terapia solo due mesi più tardi, nel dicembre del 2014, all’ennesimo episodio di riacu- tizzazione del processo infettivo (Fig. 3) che causava un’importante sinto- matologia dolorosa e un’abbondante fuoriuscita di essudato purulento dal margine gengivale e da un tragitto fi- stoloso vestibolare. La paziente si convinceva allora della necessità di iniziare il programma te- rapeutico che prevedeva nel corso di tre sedute successive, a intervalli set- timanali, di: • rimuovere la corona protesica avvitata all’impianto, per per- mettere un miglior accesso alla zona subgengivale perimplan- tare (Fig. 4); • eseguire un accorto curettaggio dell’area affetta, che fosse il meno traumatico possibile (quindi sen- za sollevamento di lembi) nei confronti dei tessuti molli e il più efficace possibile nella detersione della superficie implantare, usan- do esclusivamente delle curettes in teflon; • integrare la fase di decontami- nazione meccanica, con l’utilizzo della terapia fotodinamica (meto- do HELBO), secondo uno schema che prevedeva la persistenza del colorante nella tasca perimplan- tare per tre minuti, l’asportazione dell’eccesso con fisiologica, e infi- ne l’attivazione del colorante con luce laser su ciascuno dei sei punti circonferenziali l’impianto per complessivamente 60”. Nel caso specifico, inoltre, stante la notevo- le profondità dei sondaggi si deci- deva di utilizzare le sonde Endo, le quali essendo più sottili permet- tevano di raggiungere le parti più profonde delle tasche (Figg. 5-7). Nei giorni successivi il trattamento alla paziente veniva prescritta solo terapia antidolorifica (ketoprofene 80 mg) al bisogno e sciacqui con clorexi- dina allo 0,2%. Già al secondo appuntamento l’aspet- to clinico appariva molto migliorato anche se non completamente risolto e progrediva positivamente fino alla risoluzione della sintomatologia alla fine del ciclo effettuato come previ- sto (Fig. 8). Si dava indicazione alla paziente di rispettare un follow-up a cadenza mensile ma, come da lei stessa riferi- to,stantelacondizionediassolutobe- nessere si ripresentava solo alla fine dimarzodel2016,quindibenoltreun anno durante il quale non aveva mai più dovuto far ricorso né a terapie an- tidolorifiche né antibiotiche. Al controllo, l’area presentava i segni clinici della perdita ossea sottostante con un importante e prevedibile defi- cit in senso sagittale, ma di converso non si evidenziava alcuna recessione dei tessuti molli in senso apico-coro- nale, a conferma della conservazio- ne dell’attacco parodontale sui denti adiacenti (Figg. 9, 10). Il tessuto molle perimplantare si pre- sentava non sanguinante al sondag- gio, tonico e molto ben apposto alla testa dell’impianto (foto incisale), da cui ne derivava una importante ridu- zione dei sondaggi (Tab. 2). Un successivo controllo, eseguito nel luglio 2016, confermava la condizio- ne di stabilità della condizione clinica precedentemente raggiunta (Fig. 11). Commento Il caso clinico presentato, seppur con i limiti della singola osservazione, por- ta ad alcune riflessioni: • è possibile mantenere, in alcu- ne occasioni, il controllo della progressione della PI attraverso un’accurata detersione meccanica della superficie implantare e del tessuto infiammatorio della tasca circostante, in modo molto poco traumatico, anche a cielo coper- to, allo scopo di preservare il più possibile la quantità e la qualità dei tessuti molli necessari a una successiva fase chirurgica e di alterare di conseguenza il meno possibile l’aspetto estetico della zona affetta; 1. Froum et al. (2012), A proposed classifi cation for peri-implantitis. Int. J. Periodontics Restorative Dent 32 (5): 533-540. 2. Lindhe et al. (2008), Peri-implant disease: consensus report of the sixth european workshop on periodontology. J. Clin. Periodontol, 35: 282-285. 3. Mombelli et al. (2012), The epidemiology of peri-implantitis. Clin Oral Implant Res 23(suppl 6) 67-76. 4. Tomas et al. 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Romeoetal(2016),Theantimicrobialphotodinamictherapyinthetre- ament of peri-implantitis, Int J Dent, 2016: 7692387. bibliografia 14/10/2014 11 V 8 11 7 P 10 11 7 17/02/2016 11 V 4 6 6 P 6 7 6 Tab. 1 Fig. 11 Fig. 10 Fig. 9 Tab. 2 • è verosimile pensare che un adiuvante alla strumentazione meccanica, come nel caso spe- cifico è stato la terapia fotodi- namica con il sistema HELBO, possa aver contribuito a una miglior decontaminazione del- le superfici meno accessibili alle curettes; • sarebbe necessario, attraver- so studi mirati, quantificare in modo più preciso l’entità dell’apporto della terapia fo- todinamica, anche se nel caso presentato, sia per la rapidità della risoluzione della fase acu- ta, sia per la qualità della guari- gione dei tessuti molli, sia per il lunghissimo periodo di “li- bertà” da qualsiasi terapia anti- biotica/antiflogistica, che negli ultimi anni era diventata inso- stenibile per la paziente, che arriva ormai a una remissione di diciotto mesi, si può certa- mente dire che il risultato è da ritenersi sorprendentemente soddisfacente. 14/10/201411 V 8117 P 10117 17/02/201611 V 466 P 676

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