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Dental Tribune Italian Edition No. 3, 2016

6 Dental Tribune Italian Edition - Marzo 2016 teknoscienza L’odontoiatria è o no una specialità medica microchirurgica? Perché la microscopia non si diffonde? < pagina 1 Chi scrive l’ha fatto in più occasioni, ma nessuno si è chiesto come mai questo strumento indispensabile per qualsiasi specialità medica mi- crochirurgica non riesca a diventa- re indispensabile anche ai dentisti, così come lo è il riunito. Il microscopio operatorio è uno strumento oramai diffuso negli studi odontoiatrici di tutto il mon- do, specie in alcune specifiche real- tà “in via di sviluppo”, dove questo nuovo modo di approcciare l’odon- toiatria sta rappresentando per al- cune di esse, fino a oggi fanalino di coda, un primato per dif- fusione e utilizzo. Stiamo parlando dell’India, del Sud America, della Russia. Re- altà dove (come da trent’anni a questa parte per gli Stati Uniti) l’iperspecializzazione e la suddivisione degli specialisti in uni- cisti di singole specialità è oramai una realtà consolidata. Sono gli endodontisti in questi Paesi a guidare la classifica di coloro che non credono di potersi esimere dall’utilizzo costante di un tale strumento di precisione. Ciononostante, e nonostante sia- no migliaia i microscopi venduti nel mondo agli odontoiatri, questi ultimi rappresentano sì e no il 5-7% dei professionisti totali. Di questi, non sono più dell’1-2% coloro che, oltre a pos- sederlo, sono riusciti anche a farne uno strumento di lavoro quotidiano. Come tutti gli strumenti costruiti industrialmente, anche il microscopio operatorio segue leggi e regole di mercato per le quali, se la domanda è scarsa, il prodotto deve avere costi esa- gerati per generare profitti importanti per le realtà industriali che lo producono. Per queste ragioni le aziende e loro promoter “consigliano” spesso macchine dal basso costo di realizzazione a prezzi comunque elevati, ma abbordabili per la media dei pa- pabili utilizzatori. Sono i microscopi definiti “odontoiatrici”: praticamente inu- tilizzabili perché macchinosi, esageratamente “meccanico- manuali”, privi di ergonomia ed elettrificazione dei comandi, utili a un utilizzo pratico in un contesto che ancor oggi non nasce per integrare la macchina stessa. Che significa? Che le unità operative odontoiatriche non sono concepite per la mi- croscopia. Troppi gli ostacoli al movimento fluido dei bracci e alla nuova postura da acquisire per utilizzare lo strumento. Troppo scarse le dotazioni di automatismi (praticamente ine- sistenti) adottati dalle macchine di base, ossia quelle sedicen- ti dedicate. Dall’industria attualmente vengono vendute macchine ina- datte con costi costruttivi bassi, tali che la media dei denti- sti possa acquistarli, consentendo di supportare la catena industriale di produzione con una continuità tra quantità del prodotto realizzato e venduto. Il prodotto proposto viene presentato come “adatto”, equiparando di fatto i dentisti alla cenerentola dei medici specialisti. A nostro avviso, quindi, i limiti alla diffusione dello strumento sono da attribuirsi a quanto descritto e alle seguenti circostanze: 1. unità operative inadatte perché non dedicate; 2. microscopi (quelli considerati in maniera inappropriata come dedicati) inadatti perché insufficienti a generare un’ergonomia adeguata ad acquisire un approccio e una postura per noi totalmente nuovi. Si pensi solo al tempo impiegato per ottenere che i dentisti passassero dal lavora- re in piedi a seduti. Almeno trent’anni, anche se tutt’oggi ancora buona parte dei colleghi più anziani si ostina a lavo- rare in piedi; 3. mancanza totale di insegnamento dedicato a questa ergo- nomia. La specialità in oggetto (la microscopia) non è con- siderata tale perché la maggior parte di chi insegna non la utilizza e non ha interesse a diffonderne l’uso. È come se si insegnasse nelle università a lavorare in piedi quando ra- zionalmente nel mondo professionale si lavora seduti. Ogni studente uscito dalla realtà accademica dovrebbe reimpa- rare l’approccio alla poltrona impiegando molti anni a capi- re che quanto la scuola ha insegnato va riconsiderato e ab- bandonato. Nelle università si insegna ad affrontare la cura di un apparato, organi e annessi, ardui da vedere a occhio nudo, con tutti i limiti oggettivi della visione naturale. All’interno del cavo orale nulla si può realizzare con precisione e controllo, con sicurezza e appropriatezza, senza una visione magnificata che vada da un minimo di 3 X (3 volte la visione naturale) fino a “quanto basta” per vedere bene. Per la sua dif- fusione capillare la microscopia odontoiatrica necessita quindi di un insegnamento dedicato in ogni sede universitaria (in al- cune sedi i microscopi esistono e sono utilizzati ma senza in- segnarne in maniera specifica l’ergonomia, limitandosi all’u- tilizzo come per un’attrezzatura qualunque). L’insegnamento dovrebbe stimolare l’industria a creare le nuove unità operati- ve dedicate alla nuova odontoiatria. I microscopi utili alla professione sono i migliori i più perfor- manti, maggiormente ricchi di automatismi elettrificati che consentono di non dover mai togliere la vista dagli oculari e di spostare il corpo ottico come una piuma sul maggior numero di assi possibili, bloccandolo stabilmente nella posizione pre- scelta e consentendo ogni aggiustamento di fuoco, distanza focale, aumento, riduzione e collimazione della sorgente d’il- luminazione con semplice pressione delle dita sulle manopole di appoggio. Quindi i modelli migliori, grazie ai quali il denti- sta non si sente inferiore nella sua specialità medica né la ri- tiene inferiore alle altre. Questo principio, diffuso e spiegato alla categoria nei suoi razionali obbligherebbe l’industria a cal- mierare i prezzi delle macchine più performanti per favorirne vendita e diffusione. I denigratori Infine due parole dedicate ai denigratori. Il potere logora chi non ce l’ha, diceva un noto politico della Prima Repubblica. Quando la volpe non arriva all’uva dice che “è acerba”. Esiste una corrente diffusa di clinici che, per esperienza negativa as- sociata o per incapacità di approccio, lavora costantemente alla diffamazione di ciò che non è loro congeniale. Questi sosteni- tori “del contrario” hanno fatto sì che, nonostante la comparsa dei primi microscopi operatori in odontoiatria sia avvenuta ben oltre quarant’anni fa, tutt’ora si continui a considerarli non indispensabili, se non addirittura superflui. Maurizio Signorini, medico odontoiatra microscopista Il microscopio? Sconosciuto in odontoiatria o quasi Maurizio Signorini, che iniziò a eserci- tare utilizzando fin dal primo giorno un sistema ottico ingrandente su misura (oc- chiale prismatico personalizzato montato su occhiale), cominciò con un training formativo presso un noto studio italiano tra i pionieri della disciplina, che allora possedeva 6 microscopi per 6 poltrone e oggi ne ha 12 per 12. Acquistò, sette anni fa, il suo primo microscopio “dedicato” e tre anni e mezzo fa il secondo, adattando- si all’utilizzo di due macchine “inutilizza- bili”, massacranti, non performanti ergo- nomicamente, se non a frutto di sacrifici. Con esse Signorini realizza tutto nella sua odontoiatria, producendo una ricca e va- ria documentazione video a dimostrazio- ne del suo operare, ma soprattutto del fat- to che “l’uva è tutt’altro che acerba”. «Come vedo io i distretti anatomici a cui mi approccio – dice – non è lontanamente possibile vederli a occhio nudo o con scar- so ingrandimento. I fatti filmati e docu- mentati – continua – non sono discutibili per ciò che concerne il valore aggiunto della magnificazione ottica e le possibili- tà che tale visione dà, ampliando i limiti della visione naturale “ridotta” e aumen- tando la sicurezza di esecuzione.» La videodocumentazione di Signorini è oggi disponibile gratuitamente sul suo canale YouTube con un numero di visua- lizzazioni che ha oramai ampiamente superato il milione di visualizzazioni da tutto il mondo. Relatore da anni su temi legati alla microscopia operatoria, nel 2014 Signorini è stato docente di corso teorico pratico di due giornate a Tel Aviv con 25 discenti da tutto il Paese, di cui al- meno 22 già possessori di un microscopio operatorio e due docenti universitari, per apprendere i modi di utilizzare appieno lo strumento. Da anni Signorini si sente impegnato nel diffondere questa cultura «nella speranza – dice – che venga sdoga- nata e riconosciuta come tale». Dental Tribune Italia

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