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Dental Tribune Italian Edition No. 3, 2016

4 Ortho Tribune Italian Edition - Marzo 2016 Attualità I disturbi del sonno (OSAS) provocano vittime Meglio controllare l’attitudine alla guida di chi ne è affetto Luca Levrini, presidente del corso di laurea in Igiene dentale, direttore del Centro di ricerca universitario orofacciale presso l’Università degli Studi dell’In- subria è fondatore e primo presidente della Società Italiana Medicina del Sonno in Odontoiatria (SIMSO) e primo coordinatore del Gruppo di studio per l’odontoiatria nell’Associazione Italiana Medicina del Sonno (AIMS). Il 13 gennaio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge che recepisce la direttiva europea sul rilascio e rinnovo delle patenti di guida a conducenti affetti da disturbi del sonno. Come giudica il provvedimento? Attuale e coerente rispetto a una patologia insidiosa e sottosti- mata che sulle strade italiane è causa di migliaia di incidenti stradali e centinaia di vittime. Pur nelle sue criticità applica- tive, il provvedimento sensibilizza in modo concreto all’inter- cettazione della patologia e limita la possibilità di guidare alle persone oggettivamente non in grado. È paradossale, però, che serva una legge per creare percorsi di screening utili all’inter- cettazione della patologia e alla generazione di attenzione ai disturbi respiratori. L’intento non è solo quello di scongiurare i “colpi di sonno” alla guida, ma anche la riduzione di condizioni correlate ai disturbi del sonno che aumentano il rischio di in- cidenti come riduzione dei tempi di reazione, disattenzione e scarsa concentrazione. Quali devono essere le condizioni del paziente per vedersi negare questo diritto? «Una grave e incoercibile sonnolenza diurna, con accentuata ridu- zionedellecapacitàdell’attenzionenonadeguatamentecontrollate con le cure prescritte». Non quindi nei casi di «lieve entità di sonno- lenza diurna». Se si presentano dubbi da parte del medico manda- tario, l’accertamento dei requisiti è demandato alla commissione medica locale (CML), che può anche autorizzare il soggetto affetto OSAS alla guida se però dimostra un adeguato controllo della sinto- matologia, confermato da un parere specialistico di strutture pub- bliche. Di fatto non è dunque l’apnea notturna ostruttiva (OSAS) il fattore clinico che limita al rilascio della patente, piuttosto la grave sonnolenza; da sottolineare che tale fenomeno non si verifica in tutti i casi di OSAS e da un punto di vista metodologico non è di semplice valutazione. Qual è la procedura? Il medico monocratico individua i soggetti con sonnolen- za, russatori (sempre o da 6 mesi) o con apnee; tra questi individua quelli con obesità, micro-retrognazia, collo gros- so, ipertensione arteriosa, aritmie, diabete mellito tipo 2, cardiopatia ischemica, eventi ischemici cerebrali o bronco pneumopatia, e li definisce «soggetti con sospetto OSAS». A tali soggetti somministra un questionario, dal quale emerge- ranno coloro «con medio o alto rischio» da inviare alla CML che, con test sui tempi di reazione, valuterà l’effettiva gravi- tà della problematica. Ritienechetalenormasiarestrittivaomagaritropposevera? No, la ritengo una norma adeguata alla tutela della salute, sia della persona interessata sia delle vittime indirette degli incidenti strada- li. Inoltre non è una norma severa perché si rivolge a condizioni di grave sonnolenza. Ci può dare qualche dato sui danni (leggi incidenti stradali) provocati dall’OSAS? Un recente lavoro pubblicato sulla rivista Chronic Respiratory Disease ha quantificato nel 7% gli incidenti riconducibili a autisti affetti da OSAS. Se in Italia nel 2014 gli incidenti stradali sono sta- ti 248.000 con 3300 morti e 174.000 feriti, si può affermare che gli incidenti sono 8000, e causano oltre 200 vittime e portano a oltre 12.000 feriti. Oltre al costo di vite umane, è al corrente di quali siano i danni economici indotti da questa sindrome? Si può stimare un danno di spesa di circa 1.500.000.000 di euro circa. Si può affermare che l’odontoiatra è o potrebbe essere una figura centrale, un protagonista terapeutico di questo grave problema? Certamente, pur nella piena responsabilizzazione del ruolo. Render- si disponibili per la cura significa essere consapevole che una errata terapia può portare il paziente a un grave incidente stradale, oppu- re a non ottenere il rilascio della patente. Per questo motivo è ne- cessaria una rigorosa preparazione clinica in ambito odontoiatrico e della medicina del sonno. L’odontoiatra poterebbe, inoltre, avere un ruolo di consulente nei necessari processi di formazione del medico monocratico nella indi- viduazione dei soggetti con micro retrognazia. Quali sono le principali affezioni odontoiatriche che hanno uno stretto rapporto con l’OSAS? Esiste una comorbilità diretta con il bruxismo; questo è il motivo per cui deve sempre esserci il sospetto di OSAS nel momento in cui il paziente riferisce di “digrignare i denti” durante la notte. Lo stesso vale per il reflusso gastro esofageo e la respirazione orale. Condivide l’affermazione che forse l’aspetto più grave di questa problematica è che molte persone (un po’ come succede per l’ipertensione) ignorino di esserne affette? Certamente. Molti non sanno di esserne affetti e attribuisco la sonnolenza a difficoltosi periodi transitori della propria vita. Per questo motivo è importante inserire nelle nostre anamnesi le domande: “Russa?”, “Soffre di sonnolenza diurna?” Se si, pre- stare attenzione e precedere con questionari e diagnosi stru- mentale adatta. Quali ritiene siano i rimedi più efficaci per combatterla, sia a livello di singolo individuo che epidemiologicamente? Ponendo attenzione ai bambini. Una corretta terapia dei problemi respiratori nei pazienti in crescita (anche con terapia ortodonti- che), corrette abitudine alimentari, oltre a una costante attività motoria possono essere la soluzione migliore per prevenire l’in- staurarsi della patologie nei bambini. Emerge dunque un ruolo centrare dell’odontoiatra, che con l’otorinolaringoiatra deve gestire e soprattutto curare con efficienza il frequente disturbo respiratorio in età evolutiva. Dental Tribune L’ortognatodonzia nella pratica clinica (compendio aggiornato) L’ortodontista, nei suoi primi anni di pratica, può trovarsi spesso disorienta- to per la varietà delle impostazioni dia- gnostiche e terapeutiche che caratte- rizzano le diverse scuole ortodontiche. Per chi si riconosce in questa situazio- ne, ma anche per coloro che sentono la necessità di focalizzare le proprie conoscenze alla luce dell’esperienza quotidiana, ecco un testo che non può non risultare utile. Il titolo non deve trarre in inganno. Non si tratta di un manuale finalizzato a semplificare l’approccio all’ortodon- zia. Ogni argomento viene infatti af- frontato seguendo fedelmente quanto riportato nei “sacri testi” dell’ortodon- zia. L’aspetto pratico consiste fonda- mentalmente in una utilissima rifles- sione finale dell’autore che, per ogni argomento e sulla base della sua espe- rienza quarantennale, illustra come e quando i principi enunciati dalle varie scuole ortodontiche possano venir tra- sferiti alla pratica quotidiana. Talvolta le riflessioni dell’autore non portano a conclusioni definitive. Ma lo stesso sapere che determinate diatribe afflig- gono anche i professionisti più esperti può essere di qualche utilità e conforto per chi sta muovendo i suoi primi passi in campo ortodontico. Il capitolo intro- duttivo “Argomenti generali” spazia dalla cefalometria alla presentazione di alcune tra le più utilizzate tecniche ortodontiche fisse. Accanto alle nozioni indispensabili, ad esempio sul corretto utilizzo di un lip bumper o di una barra palatale, trovano anche spazio paragra- fi più particolari quali: quando iniziare un trattamento ortodontico? Perché l’ortognatodonzia? Quale mobile? Qua- lefissa?Difficilmenteneimonumentali testiclassicidell’ortodonziasipotràtro- vare un tale tipo di trattazione. D’altra parte sono proprio queste le problematiche che affliggono chi si av- vicina all’ortodonzia. Tali paragrafi, in cui l’autore, come già detto, riporta sue riflessioni sugli argomenti in questio- ne, costituiscono la parte più originale del testo e risultano nondimeno di si- cura utilità. Seguono quindi i capitoli dedicati al trattamento ortognatodon- tico delle tre classi scheletriche. L’im- postazione è la medesima: un’accurata e aggiornata presentazione delle diver- se tecniche operative accompagnata dacasicliniciesemplificativie,laddove non sia presente nella lettura ortogna- todontica un’identità di vedute, ecco una riflessione conclusiva dell’autore. Di volta in volta vengono così affronta- te problematiche quali l’appiattimento del profilo nei trattamenti estrattivi, la diatriba tra approccio funzionale e meccanicistico nell’ambito della tera- pia delle II classi e, infine, i rapporti tra chirurgiaeortodonzianeltrattamento delle III classi scheletriche. > pagina 5 Per informazioni e ordini contattare Tueor Servizi Srl Tel: 011.3110675 - loredana.gatto@tueorservizi.it

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