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Dental Tribune Italian Edition No. 3, 2016

9 Ortho Tribune Italian Edition - Marzo 2016 Case Report Figg. 17-19 - Particolari dell’apparecchio ancorato ai due impianti. Si notino il rialzo occlusale e le macchie sui denti dovuti ai quotidiani sciacqui con clorexidina 0.12%. Fig. 16 - Particolare con le viti di guarigione inserite 8 settimane dopo il posizionamento degli impianti. Figg. 14-15 - Visione laterale e occlusale dell’arcata superiore. che terapie chirurgiche o costose possano essere rifiutate, e la possi- bilità di semplificare i trattamenti può rappresentare uno strumento valido per incontrare il consenso da parte del paziente stesso. A tal proposito l’utilizzo di apparec- chiature individuali, ancorate a im- pianti osteointegrati, offre notevoli vantaggi, quali la riduzione delle ne- cessità di ancoraggio con possibilità di costruzione di apparecchiature parziali e minimamente invasive, funzionali alla realizzazione di mo- vimenti preprotesici importanti dal punto di vista protesico, che sareb- bero complessi da ottenere con un ancoraggio dentale tradizionale. Effettuando preparazioni ortodon- tiche preprotesiche, è possibile ria- bilitare le arcate in modo più con- servativo e meno costoso, proprio perché si procede a un riallineamen- to dei pilastri, posizionati in modo più favorevole. Questo permette con maggiore frequenza di optare per soluzioni adesive con ricostruzioni parziali – anziché adottare le corone tradizionali – con minori costi bio- logici ed economici. Inoltre, viene agevolata anche la correzione delle inclinazioni sfavorevoli dei denti, necessaria per evitare l’insorgere di problematiche parodontali. Il vantaggio dell’impiego degli impianti come ancoraggio nella terapia orotodontica è evidente se confrontato con quello effettuato tramite dentatura residua, sulla quale si vengono a creare movimen- ti dentari indesiderati, ad esempio l’estrusione dei denti usati come an- coraggio nel caso di intrusione o vi- ceversa. Ciò altera il piano occlusale necessitando di ulteriori modifiche. Tali conseguenze, certamente non auspicabili, sono evitate con l’utiliz- zo degli impianti. Infine, durante il trattamento di pazienti “ortodontico-implantari” è indispensabile, come avviene durante i normali trattamenti or- todontici, che il paziente sia moni- torato periodicamente dal punto di vista dell’igiene, con richiami più frequenti rispetto alle tempistiche tradizionali6-8 . Diventa, quindi, di fondamentale importanza il ruolo dell’igienista e il dialogo e la colla- borazione tra i vari professionisti, anche per gestire e prevenire even- tuali complicanze che possono in- sorgere durante il trattamento. L’articolo è stato pubblicato su Implants Italian Edition, gennaio 2016. La bibliografia è disponibile presso l’Editore. Figg. 23-25 - Foto intraorali: visione frontale e laterale a fine trattamento. Si noti come, grazie al rialzo occlusale provvisorio (che dovrà essere testato ancora per 3 mesi), si sia creato uno spazio protesico corretto. Figg. 26, 27 - Visione laterale e occlusale dell’arcata superiore a fine del trattamento ortodontico. Figg. 20, 21 - Foto a fine trattamento ortodontico. Si noti la risoluzione del cross sul canino. Fig. 22 - Opt finale. Si noti l’assenza di radiotrasparenze intorno agli impianti, sintomo che il carico ortodontico non ha influito sul mantenimento dell’osteointegrazione. Fig. 28 - Foto frontale del paziente sorridente a fine trattamento ortodontico. < < pagina 8 Viene allestito un apparecchio in- dividuale costituito da sistema sta- ticamente determinato a cantilever ancorato a tubi diretti “affogati” nella resina delle corone provviso- rie con lo scopo di risolvere il cross sul canino e di migliorare le condi- zioni occlusali preprotesiche. Du- rante lo spostamento del canino si rende necessario un aumento della dimensione verticale di occlusio- ne, in modo da non dover eseguire nessuna ameloplastica sul 2.3 (Figg. 17-21). Questo rialzo viene effettuato mediante cementazione di overlay in composito nei settori posteriori e di ricostruzioni dirette dei denti an- teriori con la tecnica della masche- rina in silicone (Figg. 22-28). Alla fine della terapia viene consegnata la contenzione per stabilizzare la posi- zione dei denti e il caso verrà rivalu- tato a tre mesi, in modo da ultimare la fase protesica e valutare se la nuo- va DVO sarà accettata dal paziente. Il trattamento finale prevederà il confezionamento di overlay per il ripristino del piano occlusale e fac- cette adesive nei settori anteriori5 . Discussione e conclusioni L’approccio multidisciplinare al trattamento dei casi complessi permette di trovare soluzioni più adeguate per la riabilitazione del paziente, non sempre disponibile ad accettare i piani di trattamento che si prospettano. Accade, ad esempio,

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