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Dental Tribune Italian Edition

29Dental Tribune Italian Edition - Febbraio 2015 L’Intervista Intervista a Pascal Magne, University of Geneva Dental School Strategie ultraconservative e sostenibilità economica, a Chia 2015 focus sulle opzioni per i pazienti Accanto alle cellule staminali, al 3D e ai progressi sull’estetica del sorriso, i trattamenti mininvasivi sono una delle sfide principali in odontoiatria e l’VIII Congresso dell’Associazione italiana odontoiatri (AIO), in programma a Chia (Cagliari) dall’11 al 14 giugno 2015, tratterà innanzitutto di sostenibilità dei costi. Esperti dal nuovo e vecchio continente dibatteranno sulle strategie per mantenere l’integrità del dente il più a lungo possibile. Gli interventi di Pascal Magne sui restauri anteriori e posteriori rappresentano il contributo chiave al Congresso per quanto riguarda le opzioni nei trattamenti estetici, a fronte di un numero purtroppo elevato di pazienti che per ragioni economiche continua a non frequentare il dentista. Dottor Magne, la crisi economica è un dato. Le strategie ultraconservative possono rappresentare una chance reale per i pazienti in termini di sostenibilità economica, specie nella nostra Europa? Il dilemma tra qualità e costo del- la cura rappresenta una sfida per tutti i professionisti che puntano all’eccellenza nel loro intento di of- frire la miglior cura possibile. An- che se si utilizzano tecniche ultra- conservative è comunque richiesta una procedura di qualità elevata, che può richiedere tempo; ad esempio, s’impiega meno tempo a preparare un dente per una coro- na che un riempimento (veneer) in porcellana. Dunque non penso che al momento la differenza di costo tra una terapia tradizionale e una conservativa sia molto rilevante. Di certo è differente la resa a lungo termine: è ben noto che più è con- servativo il restauro più semplice è mantenerlo, e meno irrimediabili sono i guasti. Basso reddito signi- fica peraltro anche dover spen- dere i propri quattrini nel modo più saggio possibile. L’approccio biomimetico alle scienze restaura- tive – che in compenso è contiguo all’odontoiatria adesiva e agli ap- procci mininvasivi, la cosiddetta odontoiatria “no post no crown”– rappresenta a mio modo di vedere un investimento saggio. Le nuove tecnologie nell’ultraconservativa sono costose o sostenibili per il professionista? Per ora sono costose. Tuttavia il termine “costoso” da solo signi- fica poco. Si può investire su un intervento costoso in apparenza, ma saggio a conti fatti. Le nuo- ve tecnologie possono aprire una nuova prospettiva per lo studio. L’odontoiatria restaurativa avrà uno sviluppo imponente come al- tre discipline che osserviamo nel nostro quotidiano. Pensiamo allo smartphone: ce l’hanno anche persone relativa- mente povere… come lo spieghia- mo? Allo stesso modo in odon- toiatria, CAD/CAM e tecnologia rivestiranno un’importanza cre- scente e, spero, costituiranno un’altra freccia al nostro arco piuttosto che una scusa per tratta- re un maggior numero di pazienti. Credo che finiremo di utilizzare perni, corone, leghe metalliche – è accaduto per molti di noi che cre- dono nell’approccio biomimetico. Spero che la tecnologia consenta una più vasta gamma di tratta- menti accessibili ai nostri pazien- ti, con meno necessità di tratta- menti canalari e prolungamenti coronali. Prevedo più diagnosi di problemi legati alla dieta e una migliore diagnostica differenziale tra lesio- ni correlate all’impianto e lesioni legate all’erosione: tutte situazio- ni che ci obbligheranno a puntare su soluzioni in grado di preserva- re il dente e la polpa e a utilizzare preparazioni “non retentive”. In- somma, come slogan per il futu- ro, con riferimento alle tecnologie minimamente invasive, potremmo dire “meno è meglio”. Sbiancamenti e resine al posto degli impianti in ceramica, più medicina e meno “chirurgia”: la crisi sta cambiando i paradigmi in odontoiatria? Penso che ogni crisi sia un’oppor- tunità per cambiare e rinnovarsi. Impariamo dai nostri fallimenti. La crisi non dovrebbe porre un freno all’innovazione ma è una possibilità per guardare a come operiamo, ottimizzare i nostri ap- procci, cambiare i paradigmi. Lei dice sbiancamenti e resine al posto di impianti in ceramica, a me piacerebbe rispondere: sbian- camenti e resine come prima scelta. Hanno infatti sempre rap- presentato la mia prima opzione ove possibile (“meno è meglio”, per l’appunto). Tuttavia è anche nostra responsabilità spiegare ai pazienti i pro e contro di ciascuna tecnica o procedura basata sulla scienza, sulla nostra esperienza e sul buon senso e d’altra parte con- siderare i limiti del paziente: eco- nomici, di tempo, emotivi ecc. Secondo lei, con tanti temi – dall’approccio al paziente anziano all’uso di cellule staminali in implantologia – qual è l’indicazione complessiva che ci arriverà dal Congresso di Chia? Difficile dare una risposta. Come disse re Salomone “Ciò che è stato sarà ancora, ciò che è stato fatto sarà fatto ancora; non c’è niente Pascal Magne di nuovo sotto il sole” (Ecclesiaste 1:9). Suppongo sia ancora vero. L’uomo ha fatto grandi scoperte emulando la creazione e imitando la natura: molte risposte alle no- stre domande sono sotto i nostri occhi. Questa è l’essenza del prin- cipio biomimetico in odontoiatria restaurativa. Peraltro, a dispetto di tutte le tecnologie e innova- zioni, i bisogni umani sono molto elementari. Puntiamo all’amore, all’emozione piuttosto che ai vantaggi materia- li. Anche essere materialisti non è che un compenso ai nostri bisogni emozionali. Credo che vedremo splendide relazioni al Congres- so AIO ma io personalmente non vedo l’ora di essere in Sardegna per le emozioni e per la gente che in- contrerò a Chia. Mauro

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