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Implant Tribune Italian Edition No.1, 2018

20 Speciale Regeneration Implant Tribune Italian Edition - Marzo 2018 < pagina 19 alla necessità funzionali del paziente, e ne hanno permesso la riabilita- zione finale. Il successo di questo inter7ento è do7uto, a giudizio dell’autore, combinazione di più fattori, o77ero, alla scelta di eseguire il solle7amento della membrana sinusale per 7ia idrop- neumatica, all’utilizzo di impianti che, sebbene di ridotte dimensioni, hanno permesso l’ottenimento di un’adeguata stabilità primaria, e all’impiego di un biomateriale da innesto osseo ottimale, per carat- teristiche biologiche e reologiche, per l’esecuzione del tipo di inter- 7ento pianificato. A questo riguar- do, mentre l’efficacia clinica della componente granulare contenuta nella pasta ossea utilizzata è nota da tempo, come detto in introdu- zione, l’autore ha potuto apprez- zarne, nel contesto di questo inter- 7ento, la facilità di impiego. Grazie alla sua consistenza, la pasta ossea è risultata facilmente estrudibile all’interno dei siti di innesto, per- mettendo di conseguire un riempi- mento soddisfacente dello spazio al di sotto della membrana, come dimostrato dalla sequenza tempo- rale delle radiografie di controllo. L’innesto di biomateriale per 7ia crestale attra7erso siti adiacenti può fa7orire, attra7erso la presenza della pressione idrostatica intrasi- nusale, la coalescenza del materiale di innesto25; la consistenza pastosa del materiale utilizzato in questo studio potrebbe fa7orire questo fenomeno, e potrebbe farne un in- nesto ideale per la conduzione di appositi studi al riguardo. 1. Danesh-Sani SA, Loomer PM, Wallace SS. A comprehensive cli- nical review of maxillary sinus floor elevation: anatomy, techni- ques, biomaterials and complications. Br J Oral Maxillofac Surg. 2016 Sep;54(7):724-30. 2. Del Fabbro M, Wallace SS, Testori T. 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Short Implants (5 to 8 mm) Versus Longer Implants (>8 mm) with Sinus Lifting in Atrophic Posterior Maxilla: A Meta-Analysis of RCTs. Clin Im- plant Dent Relat Res. 2017 Feb;19(1):207-215. 14. Palacios JAV, Garcia JJ, Caramês JMM, Quirynen M, da Silva Marques DN. Short implants versus bone grafting and standard- length implants placement: a systematic review. Clin Oral Inve- stig. 2018 Jan;22(1):69-80. bibliografia 15. Sotirakis EG, Gonshor A. Elevation of the maxillary sinus floor with hydraulic pressure. J Oral Implantol. 2005;31(4):197-204. 16. Andreasi Bassi M, Lopez MA, Confalone L, Carinci F. Hydraulic sinus lift technique in future site development: clinical and hi- stomorphometric analysis of human biopsies. Implant Dent. 2015 Feb;24(1):117-24. 17. Giannoni P, Villa F, Cordazzo C, Zardi L, Fattori P, Quarto R, Fiorini M. Rheological properties, biocompatibility and in vivo performance of new hydrogel-based bone fillers. Biomater Sci. 2016 Nov 18;4(11):1691-1703. 18. Artese L, Piattelli A, Di Stefano DA, Piccirilli M, Pagnutti S, D’Alimonte E, Perrotti V. Sinus lift with autologous bone alone or in addition to equine bone: an immunohistochemical study in man. Implant Dent. 2011 Oct;20(5):383-8. 19. Di Stefano DA, Gastaldi G, Vinci R, Cinci L, Pieri L, Gherlone E. Histomorphometric Comparison of Enzyme-Deantigenic Equine Bone and Anorganic Bovine Bone in Sinus Augmentation: A Ran- domized Clinical Trial with 3-Year Follow-Up. Int J Oral Maxil- lofac Implants. 2015 Sep-Oct;30(5):1161-7. 20. Di Stefano DA, Gastaldi G, Vinci R, Polizzi EM, Cinci L, Pieri L, Gherlone E. Bone Formation Following Sinus Au- gmentation with an Equine-Derived Bone Graft: A Retro- spective Histologic and Histomorphometric Study with 36-Month Follow-up. Int J Oral Maxillofac Implants. 2016 Mar-Apr;31(2):406-12. 21. Arosio P, Greco GB, Zaniol T, Iezzi G, Perrotti V, Di Stefano DA. Sinus augmentation and concomitant implant placement in low bone-density sites. 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Concentrate Growth Factors (CGF), un preparato dalle varie applicazioni anche odontoiatriche Il CGF è un preparato piastrinico ap- partenete alla famiglia dei PRF, o7- 7ero i preparati piastrinici a matrice “solida” che concentra in un piccolo 7olume costituito da una densa rete di fibrina, alcuni fattori di crescita, piastrine e leucociti. Negli anni re- centi il CGF ha a7uto di7erse appli- cazioni sia in modelli sperimentali animali sia in ambito clinico odon- toiatrico, chirurgico e ortopedico; in questa bre7e trattazione tutta7ia ci focalizzeremo sugli aspetti biolo- gici del preparato. Il CGF è ottenuto dal sangue 7eno- so periferico attra7erso uno specifico protocollo di preparazione. Tramite un semplice prelie7o 7enoso, 7iene raccolto in una pro7etta di 7etro da 9 ml. Le pro7ette (generalmente 4) 7engono sottoposte a un particolare protocollo di centrifugazione tra- mite uno specifico rotore. Dopo la centrifugazione si osser7a una stra- tificazione del prodotto: uno strato superiore, che rappresenta la fase liquida del plasma, denominata pla- sma po7ero di piastrine (PPP - Plate- let Poor Plasma); uno strato inferiore, costituito principalmente da eritro- citi (RBC - Red Blood Cells); uno strato intermedio, denso e gelatinoso, che rappresenta il CGF 7ero e proprio e che grazie alla sua densità può s7ol- gere la funzione di scaffold. Il CGF e l’RBC che è in continu- ità con esso, 7engono facilmente estratti dalla pro7etta utilizzando una pinzetta, o meglio ro7esciando la pro7etta su un apposito cestello e quindi separati all’inizio della parte rossa. Nel CGF così isolato si possono così riconoscere tre parti: una parte bianca, di colore giallo paglierino; una rossa che rappresenta la parte superiore dell’RBC. Quella bianca del CGF è costituita da una rete di fibrina contenente plasma, il quale, se il preparato 7iene disteso su una superficie, tende spontaneamente a fuoriuscire. La parte rossa del CGF è costituita principalmente da eritro- citi. Nell’interfaccia, ritro7iamo nu- merose piastrine e di7ersi leucociti. Le piastrine sono le principali re- sponsabili del rilascio di fattori di cre- scita. Queste molecole 7engono infat- ti liberate pre7alentemente a seguito dell’atti7azione e della conseguente degranulazione piastrinica. Ne sono esempi il fattore di crescita deri7ato dalle piastrine (PDGF), quello dell’en- dotelio 7ascolare (VEGF), il fattore di crescita insulino-simile (IGF), quello di crescita trasformante (TGF), il fatto- re di necrosi tumorale (TNF), quello di crescita cerebrale (BDNF) e le proteine morfogenetiche dell’osso (BMP). Alcuni di essi, come TNF-α e BDNF, hanno un rilascio rapido e rag- giungono il massimo accumulo già dopo un giorno; altri, come VEGF e BMP-2, ne hanno uno più lento e rag- giungono il massimo accumulo dopo 6-8 giorni; altri ancora, come PGF-AB, TGF-β1 e IGF-1 hanno un rilascio ap- parentemente costante. Questo fatto è probabilmente do7uto sia una di- 7ersa quantità di fattori di crescita presente negli alfa-granuli sia ad un di7erso accumulo di mRNA nelle piastrine responsabile della sintesi di crescita fino a oltre 7 giorni dopo l’at- ti7azione. Il rilascio di alcuni fattori di crescita quali le BMP sembra inol- tre essere influenzato dalla presenza contemporanea di biomateriali quali il fosfato tricalcico. L’utilizzo del CGF in un sistema in 7itro di colture cellulari umane ha e7idenziato una positi7a influen- za sull’atti7azione cellulare atta a promuo7ere la proliferazione di fi- broblasti, osteoblasti e cellule endo- teliali paragonabili alle condizioni ottimali di coltura con il medium ad hoc. Recenti nostri studi e7idenzia- no inoltre un effetto sinergico posi- ti7o del CGF e dell’acido ortosilicico aggiunto alla coltura cellulare. Il CGF possiede dimostrate pro- prietà biologiche in 7itro; è tutta7ia un prodotto molto complesso do7e le 7ariabili in gioco sono numero- se coin7olgendo sia altri aspetti del preparato oltre alle piastrine, sia per le sue interazioni con altri biomate- riali e con molecole esogene. Luigi Rodella SR

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