Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download

Dental Tribune Italian Edition No. 9, 2017

24 Speciale Terapie non Convenzionali Dental Tribune Italian Edition - Settembre 2017 Odontoiatria e suoi rapporti con le terapie non convenzionali Medicina alternativa, complementare, integrata, non convenzionale, natura- le... Da alcuni lustri a questa parte ci si è sbizzarriti nel cercare aggettivi che potessero rappresentare una differen- ziazione rispetto alla Medicina uffi- ciale, tradizionale “chimica”, che a sua volta necessita di reclamare il proprio diritto all’ortodossia e all’esclusività nei meriti diagnostici e terapeutici. Per chi riesce ad estraniarsi da tali in- fantili capricci, appare davvero para- dossale e contraddittoria la difesa di inesistenti confini, soprattutto quan- do fra contendenti ci sono di mezzo la salute e la vita delle persone. È però sintomatico che dopo oltre mezzo secolo di incontrastato domi- nio della farmaceutica, sia emersa la necessità da parte dei pazienti (oltre dieci milioni in Italia) e di tanti medi- ci, di ricercare verità di cure che non fossero esclusivamente quelle pro- venienti da canali “ufficiali”, ormai indiscutibilmente legati a interessi economico-industriali che dominano il panorama della salute e che condi- zionano la libertà di cura e di scelta di ogni cittadino, medici compresi. La consapevolezza che, così come è di enorme e insostituibile efficacia l’ap- proccio chimico-farmacologico nelle patologie acute, altrettanto sono evi- denti i limiti di tale concettualità nelle malattie croniche. Il grande rischio in questo dualismo dissociativo è che si affermino figure improvvisate di ope- ratori “sanitari” che colmano esigenze dei pazienti verosimilmente sfiduciati nei confronti forse più dell’atteggia- mento che della professionalità della classe medica. Da queste valutazioni emerge la neces- sità di alzare il profilo anche nei campi cosiddetti “non convenzionali” della Medicina e l'Odontoiatria non si sot- trae a tale obbligo. Nell'impostazione “biologica”, cioè di rispetto della Vita, e “Olistica” (intesa come valutazione globale dell’uomo senza limitarsi al suo apparato buccale), abbiamo vo- luto identificare una metodologia in Odontoiatria che consenta una visio- ne allargata dei propri orizzonti, più strettamente legati alla Medicina. In tale impostazione concettuale risulta entusiasmante l’integrazione nella pratica clinica di discipline appunto “non convenzionali” di indubbia ef- ficacia e validità. Nella concettualità metodologica dell'Odontoiatria biolo- gica vi sono esempi di indispensabili competenze professionali nell’ambi- to dell’agopuntura, omotossicologia, neuralterpia, osteopatia e della kine- siologia applicata. Ambiti che per “dignità di conoscenze” e riflessi odontoiatrici meritano ognu- no un approfondimento specifico. Raimondo PisShe L’omeopatia dentale funziona troppo o per nulla? È apparso di recente un articolo che denuncia la possibile tossicità delle compresse omeopatiche per la dentizione. Come spesso avviene nelle guerre politico-religiose, ci sono de- trattori e sostenitori strenui dell’omeopatia, e la ricerca della verità passa anche attraverso le affermazioni di eminenti clinici o organizzazioni preposte al controllo dei dispositivi inerenti la salute. Fino ad oggi, sia clinici che organizzazioni hanno sempre affermato, anche attraverso i libri, la totale inefficacia di questa forma di cura, dichiarando che non ci sono prove scientifiche che dimostrino l’azione del prodotto omeopatico. Ora, ci troviamo difronte a un ribaltamento in atto rispetto all’a- zione dell’omeopatia, in quanto sembrerebbe che nei globuli omeopatici a base di belladonna è stata riscontrata una quantità di scopolamina e atropina potenzialmente pericolosa per i bam- bini. Ma l’omeopatia non sarebbe acqua fresca? Se è vero che non fun- ziona, perché sarebbe potenzialmente tossica? Uno degli slogan pro-omeopatia sarebbe quello che “tan- to al massimo non funziona e quindi non fa male”. Forse ancora non siamo giunti a una vera conclu- sione del tipo “non serve a nulla” oppure “funziona sempre”. Mancano forse standard qualitativi e ulte- riori approfondimenti per poter fare le guerre san- te all’omeopatia, sia da parte dei sostenitori sia dei detrattori. Anche perché sembrerebbe, ad esempio, che per la dentizione dolorosa ci siano diversi altri rimedi omeopatici oltre alla belladonna. Tipo la ca- momilla, che forse anche in dose omeopatica non contiene gli alcaloidi della belladonna. Infine, se si analizza il lar- ghissimo numero di sostanze utilizzate per produrre gli omeopa- tici, c’è una quantità notevole di sostanze tossiche, come nel caso di arsenico, mercurio, alluminio, stagno, piombo, fosforo, nitrato d’argento, zolfo, a cui si aggiungono i veleni di serpenti e insetti. Probabilmente al disopra delle accuse e difese estreme dell’ome- opatia, c’è ancora una nube che non permette una dichiarazione definitiva nei suoi confronti. Evidentemente a distanza di molti anni ancora esistono, a livello mondiale, realtà differenti in merito alla produzione e alla siste- matizzazione della ricerca. Questa chiarezza, che ancora tarda a venire, crea condizioni alterne e soprattutto estremiste, come già accaduto per altre forme di cura ancora molto discusse. Forse, un’analisi critica di quelle forme considerate non convenziona- li potrebbe condurre “all’utilizzo delle cose giuste al momento giusto”. Abbiamo molti esempi nel campo della salute, come ad esempio la ginnastica posturale per i disturbi della colonna ver- tebrale, l’agopuntura per il trattamento del dolore acuto e croni- co, dei disturbi ATM, dei dolori orofacciali e muscoloscheletrici, l’osteopatia, la terapia craniosacrale. Ognuna potrebbe agire come coadiuvante, o meglio in continu- ità, con le terapie classiche per rafforzarne l’azione e velocizzare i risultati. Paolo Visalli Premiato il farmaco alle alghe Aiuta a combattere le malattie Cardiff – Insieme alla società biofarmaceutica norvegese AlgiPharma, i ricercatori dell’Università di Cardiff hanno lavorato su nuovi farmaci per combattere le infezioni e le malattie resistenti agli antibiotici. Nello studio il team operante presso la Scuola di odontoiatria ha dimostrato come gli alginati – trovati nell’alga – possono annientare la formazione di biofilm microbici. I biofilm che si formano quando una comunità di batteri si assembla in qualche forma di am- biente acquoso, iniziano a secernere una sostan- za simile alla colla e ad aderire a una superficie. I biofilm sono stati coinvolti in un’ampia varietà di infezioni microbiche del corpo umano. Ne è esempio la placca che può provocare carie e ma- lattia parodontale, se non disgregata. In un’in- tervista della Dental Tribune International, il leader della ricerca, professor David Thomas spiega che gli alginati specializzati lavorano in due modi: «In primo luogo, essi interagiscono direttamente con la matrice “appiccicosa” del biofilm che avvolge i batteri e ne modifica la struttura legandosi al calcio, rendendolo meno robusto e più facilmente disgregabile. In secon- do luogo, essi lavorano direttamente sui batte- ri incidendo sulle loro capacità di sviluppare il biofilm e rendendoli più sensibili agli effetti della terapia antibiotica convenzionale». I ri- cercatori hanno utilizzato le informazioni sul funzionamento degli alginati per sviluppare, in fase di test, una terapia inalatoria applicata a pa- zienti affetti da fibrosi cistica. In caso di esito po- sitivo, il trattamento potrebbe essere applicato per favorire l’eliminazione di muco ostruttivo dai polmoni e rallentare potenzialmente la pro- gressione della malattia. Inoltre, essi potrebbero essere utilizzati in altre, più comuni malattie re- spiratorie, come la malattia polmonare ostrutti- va cronica (BPCO). La ricerca sta inoltre spianando la strada verso un migliore trattamento delle ferite croniche della pelle e nella battaglia agli organismi che per esempio, causano la malattia parodontale. Thomas spiega che «gli alginati possono essere utili in odontoiatria come coadiuvante nella ge- stione delle infezioni croniche da biofilm. Come, ad esempio “la peri-implantite”, dove un agente non tossico può essere direttamente applicato per favorire la disgregazione del biofilm e impe- dirne il riformarsi sulle superfici trattate». Il progetto fu lanciato con un finanziamento nel 2007 della AlgiPharma nell’ambito di una ricerca in microbiologia esplorativa, ma si è in seguito sviluppata nove anni fa grazie alla colla- borazione tra l’Advanced Therapies Group (ATG) dell’Università, l’AlgiPharma e l’University He- alth Board di Cardiff e Vale. La rete di collabo- razioni dell’ATG ha contribuito ad attirare ricer- catori con competenze in aree specialistiche, aprendo la strada a studi clinici umani nella Comunità Europea e Scandinavia. Il direttore della sezione Ricerca e Sviluppo di AlgiPhar- ma, Philip Rye dice: «Tale collaborazione ci ha consentito di compiere notevoli progressi nello sviluppo di un nuovo farmaco, che si trova ora in fase di applicazione ed è stato di recente in- cluso tra quelli utilizzati dalla US Cystic Fibrosis Foundation». Il progetto nel 2017 si è aggiudicato l’Innovation and Impact Awards della Università di Cardiff. Dental Tribune International

Sito