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Cosmetic dentistry_beauty & science

dentistry 3_2015 cosmetic06 l’intervista _ Loris Prosper Quale protesi e quale odontotecnico. Intervista al prof. Loris Prosper La redazione di Implant Tribune e Lab Tribune, nel corso di un congresso a Bologna, ha incontrato il prof. Loris Prosper, odontoiatria con oltre 40 anni di esperienza, odontotecnico prima e clinico in seguito, continua ancora a esercitare l’arte dell’odontotecnico. In tutti questi anni Prosper ha sviluppato un elevato livello qualitativo nell’ambito della protesi estetica, sia su elementi naturali sia su protesi implantari. La sua relazione ha ispirato questa intervista che proponiamo ai nostri lettori. Professor Prosper, lei come riesce a coniu- gare la parte clinica con quella tecnica? Nonostante abbia conseguito la laurea, quoti- dianamente mi ritaglio sempre del tempo per re- alizzare alcuni lavori che mi interessano più come tecnico che come dentista, ho deciso di dedicarci due giorni alla settimana. Il motivo, molto sem- plice, è l’essermi accorto che “per me” era meglio fare l’odontotecnico. La protesi fissa, in fondo, è parecchio frutto del laboratorio. Inoltre, non si hanno i piccoli fastidi legati alla gestione dei pa- zienti. I modelli in gesso non sono ancora in grado di lamentarsi, non ti dicono continuamente scioc- chezze o altro, e poi è molto più creativo come lavoro, e certamente più affine alla mia natura. Come sceglie il suo odontotecnico? Mi piace far palesare agli odontotecnici il me- glio della propria specialità. Un protesista vero deve dare l’input e l’informazione. L’odontotecnico non è obbligato a essere un tuttologo: è impor- tante che sia uno specialista. L’odontotecnico è il più bel biglietto da visita per uno studio dentistico che si reputi serio, l’odontotecnico non deve sta- re nascosto ai margini, per uscire solo quando ci sono i problemi. Tutto parte dal piano di trattamento? Fare un piano di trattamento è una delle cose più difficili in medicina. Dobbiamo sempre dare al paziente la possibilità di scegliere tra un piano di trattamento costosissimo e un’alternativa seria, decorosa ma meno costosa. L’importante è con- trollare la condizione parodontale del paziente: perché la gestione e la salute dei tessuti di sup- porto del dente (osso e gengiva) devono rappre- sentare solide fondamenta e un’adeguata cornice a tutta la riabilitazione protesica. Qualora il prote- sista non si senta all’altezza, conviene far sotto- porre il paziente prima di ogni intervento prote- sico a un collega che si occupi di parodontologia. Protesi su impianti o su denti naturali? Il consulto della prima visita è molto impor- tante, perché dobbiamo essere sicuri che il pazien- te accetti il piano di trattamento, specie oggi che molti hanno anche problemi economici. Meglio dare anche un’alternativa scegliendo tra protesi su dente naturale e protesi su impianti. In questi anni c’è stata molta richiesta di scheletrati? Penso che non sono mai mancate le richieste. Certo, in questo momento di crisi le richieste di scheletrati sono ritornate ancora di più presenti nei nostri studi. Fare bene gli scheletrati non signi- fica tornare indietro! L’importante è lavorare con lo stesso impegno di altri lavori, non sarebbe nobi- le per un clinico trattare un paziente come un caso di “serie B” solo perché il suo stato economico è precario, a volte i clinici dovrebbero tenere bene a mente il giuramento di Ippocrate! Quindi, dare la possibilità a tutti i pazienti di poter mangiare e di potersi relazionare senza alcun problema. A suo parere ci sono delle condizioni che possono portare il clinico a consigliare un progetto di protesi rimovibile? Ritengo che allo stato attuale una delle moti-

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