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Dental Tribune Italian Edition

5Ortho Tribune Italian Edition - Marzo 2015 Pratica e Clinica ranno l’iter diagnostico con l’esame posturale che consta in una prima fase di raccolta dati e si realizza con: – visita all’analizzatore posturale; – rilevamento dei dati antropome- trici; – analisi della motilità articolare; – esame alla pedana stabilometri- ca. Una volta rilevati questi dati, sfrut- tando la capacità di riprogramma- zione sequenziale dell’organismo, si passerà a escludere l’occlusione dal sistema posturale con le tecniche che vengono definite di “annulla- mento della memoria occlusale”. Sostanzialmente si procede riem- piendo con rulli di cotone o cera, comunque con strumenti non trau- matizzanti, le beanze laterali per edentulia eventualmente presenti nella bocca del paziente. Contemporaneamente si interrom- pono i contatti occlusali frappo- nendo tra le arcate dentarie rulli di cotone, avendo cura di scegliere quelli di dimensione congrua con la dimensione verticale del paziente per non creare una beanza anteriore artificiale e, se ciò non fosse possibi- le, eventualmente chiuderla con cera o altro materiale non tenace. I rulli di cotone andrebbero posizionati di- stalmente ai canini. Dopo questa prima fase si passerà alla riprogrammazione del sistema paziente, sfruttando sostanzialmen- te due reset fisiologici: – la deglutizione; – la deambulazione. In altri termini si invita il paziente ad alzarsi e a camminare e deglutire per alcuni minuti, dopodiché si ripe- tono le rilevazioni precedenti. Ci troveremo innanzi a due sostan- ziali situazioni: – peggioramento o non variazione dei dati; – miglioramento dei dati. Nel primo caso parleremo di sin- drome posturale non di pertinenza odontoiatrica e nel secondo di sin- drome di pertinenza odontoiatrica, tenendo comunque conto che nei pazienti adulti spesso, in ragione della storia personale, ci si trova di fronte a sindromi miste ma che pos- sono evidenziare una preponderan- za etiologica. I pazienti non di pertinenza odonto- iatrica dovrebbero essere invitati a rivolgersi, inizialmente almeno, ad altro specialista. Nei casi in cui si registrasse un mi- glioramento dal confronto tra i dati raccolti prima e dopo aver annullato la memoria occlusale, avremo l’em- pirica dimostrazione che l’occlu- sione (intesa non solo come evento conseguente al contatto dentale ma anche come artefice del volume in- terno del cavo orale e quindi dello spazio vitale della lingua e del rap- porto spaziale tra mandibola e ma- scella) determina uno stress disfun- zionale nell’individuo esaminato e, quindi, il suo caso sarà definito di pertinenza odontoiatrica. Queste persone potranno iniziare l’iter terapeutico che consiste nella ricerca, coadiuvata dalle analisi mu- scolari, dell’ottimale posizione man- dibolare. Questa viene registrata con un in- dice anteriore in resina e un morso di masticazione in silicone che ser- viranno a costruire uno splint infe- riore che il paziente dovrà portare 24 ore al giorno. Difatti, poiché il condizionamento posturale odontoiatrico da maloc- clusione si determina principalmen- te in deglutizione e poiché si sa che questo è un fenomeno automatico sempre presente, si ritiene poco pro- duttivo, in questi casi, far portare lo splint solo durante le ore notturne. Questo, se sarà posizionato nell’ar- cata inferiore, non darà particolari problemi né di ingombro né alla fo- nazione consentendo una migliore collaborazione da parte del paziente. In particolare lo splint per dare sta- bilità in deglutizione dovrà essere cuspidato, e quindi ricreare una nuo- va occlusione, ed è da considerare un presidio che per il clinico ha so- stanzialmente funzione diagnostica volta a determinare l’ideale rapporto spaziale mandibolo/mascellare che sarà poi guida per la compilazione del piano di trattamento finale. Il paziente dovrà essere seguito nei mesi successivi per registrare le variazioni della sintomatologia e dell’atteggiamento posturale con le analisi sopra descritte, compresa la scheda di raccolta sintomi e, una volta ottenuto il riequilibrio sia po- sturale che sintomatologico ed elet- tromiografico, sarà avviato alla fase di finalizzazione che potrà essere protesica o ortodontica. Il caso presentato riguarda una pa- ziente di 30 anni che lamentava: incoordinazione condilo-disco-tem- porale bilaterale, cervicalgia e cefa- lea temporale sinistra senza aura e preferibilmente vespertina. La paziente è stata sottoposta all’iter diagnostico sopra illustrato e, verifi- cato il preponderante peso etiologi- co della malocclusione nel determi- nismo dello squilibrio posturale che viene considerato causa degli adat- tamenti determinanti la sindrome algico disfunzionale, le è stato consi- gliato un piano di trattamento volto a ripristinare il perduto personale rapporto spaziale mandibolo-crani- co. Al fine di confermare l’esattezza della diagnosi il trattamento riabili- tativo dovrebbe sempre iniziare con l’utilizzo di uno splint di riposizio- namento mandibolare da portare, inserito nell’arcata inferiore, 24 ore al dì, con l’esclusione del momento dei pasti, per far sì che il paziente abbia stabilità in deglutizione e il suo sistema neuro muscolare attivi nuovi schemi di facilitazione/inibi- zione relativi alla traiettoria di risa- lita dalla rest position alla massima intercuspidazione. Questo risultato sarebbe difficilmente ottenibile con placche notturne. << pagina 4 Gli esami elettromiografico e ki- nesiografico sono da considerare opportuni per registrare la situazio- ne iniziale dell’attività muscolare masticatoria e della dinamica man- dibolare, quello alla pedana stabilo- metrica risulta utile per avere un in- quadramento di inizio trattamento che determina la terapia in relazione alla registrazione della ampiezza e qualità delle oscillazioni antigravi- tazionali (posturali) del paziente e dell’eventuale squilibrio ponderale, tra arto destro e sinistro e tra catene flessorie ed estensorie. Questo squi- librio, dove presente, determina uno spostamento del baricentro e spes- so è causa di ulteriori necessità di compenso da parte del sistema neu- ro-muscolare. Il recupero, seppur spesso non completo, dello sbilan- ciamento al termine del trattamento è uno dei dati ricercati dal clinico che si affida a questo strumento. A questo punto dell’iter sarà effet- tuato un primo screening, nel senso che i pazienti che presentano disfun- zioni o patologie articolari primarie, entreranno direttamente in terapia gnatologica al fine di rifunzionaliz- zare la o le loro articolazioni per poi rientrare nel circuito diagnostico, una volta risolto il problema iniziale, per tentare di definire l’etiologia del disturbo. I pazienti che, non presentando pa- tologie articolari primarie manife- stano sintomi disfunzionali, segui- L’ortodonzia Edgewise Tweed oggi L’Edgewise moderno è una evoluzione dell’Ed- gewise di Tweed, modificato negli anni 1975- 1985 da LL. Merrifield, che propone il Directio- nal Force System: si utilizzano bracket senza informazioni,ilmovimentoortodonticosicon- trolla con l’inserimento sull’arco ortodontico in acciaio resiliente delle pieghe di primo, se- condo e terzo ordine in maniera individuale, sequenziale e progressiva e con l’applicazione di forze accessorie, elastici e forze extra-orali. Il tema base dell’ortodonzia secondo la filoso- fia di Tweed e di Merrifield per il trattamento delle classi 2 rimane la correzione dell’occlusio- ne, apportando nello stesso tempo il massimo beneficio estetico. Analizziamo con rigore il viso per sapere quando e perché sono indicate e quando e perché sono da evitare le estrazioni. Andrè Horn (Analyse et Decisions) così elenca l’iter diagnostico per elaborare la strategia di trattamento: esame del paziente; esame clini- co dinamico del viso; esame endorale; analisi dello spazio totale; esame radiografico com- pleto; esame dell’equilibrio facciale; analisi del sorriso; analisi scheletrica cranio-facciale; cefalometria. A Vigevano si propone il corso di ortodonzia Edgewise Tweed edizione 2015 (programma dettagliato su www.studiosegu.it) nella pre- stigiosa cornice del Centro ortodontico Battù, una location esclusiva che favorisce l’aggre- gazione e la formazione di gruppi di studio. Si supera il primato dei 30 anni dedicati all’in- segnamento dell’ortodonzia, sempre in sinto- nia con The Charlie H. Tweed Foundation for Orthodontic Research di Tucson, Arizona, con la direzione dei dottori Emilio Contini, Sandro Segù e Andrè Horn. Assolutamente inalterate le caratteristiche della didattica: con le lezioni e i syllabus ven- gono presentate, documentate e discusse le singole fasi di trattamento, in immediata successione tutti i partecipanti le eseguono sui typodont, con l’assistenza dei tutor. Ogni giornata di corso ripete lo stesso schema: 2 ore di presentazione (lezioni frontali con discus- sione) e 6 ore di lavoro ai typodont, e in con- clusione presentazione e discussione di casi trattati. Il corso si articola in 4 sessioni • CORSO TWEED BASE: iniziamo a livello zero e costruiamo un arco ortodontico con le informazioni di primo, secondo e terzo ordine per impadronirci del controllo del- lo spostamento dentario, ed elaboriamo il protocollo diagnostico per la corretta in- terpretazione del caso e fissare i limiti per trattare il paziente nel rispetto dell’etica (ottimizzazione dell’estetica del viso, sa- lute dentale, parodontale e miglioramento della funzione). • 3 CORSI su TYPODONT: offrono, a difficol- tà crescente in maniera completa e indis- sociabile, la meccano-terapia ortodontica per la correzione delle classi II applicata ai typodont (simulatori che permettono l’esatta riproduzione di un trattamento clinico) con una differente scelta estratti- va. Dobbiamo impadronirci di due mec- caniche ortodontiche di base: la mesializ- zazione mandibolare e la distalizzazione mascellare. La novità più saliente è il trat- tamento in dentizione mista e il massimo risalto alla più attuale meccanica ortodon- tica senza estrazioni di premolari. André Horn propone un’innovativa sequenza semplificata e più agevole. • EDGEWISE TWEED OGGI crea per i gio- vani neo laureati e neo specializzandi, la base consolidata per affrontare con sicu- rezza il futuro dell’ortodonzia carico di continue innovazioni ma è anche un’in- dispensabile esperienza per ortodontisti che vogliono incrementare, individualiz- zare e potenziare le meccaniche ortodon- tiche “preformate”. Sandro Segù Fig. 7 - Tracciato alla pedana stabilome- trica della distribuzione dei carichi ponderali in occlusione riabilitativa. Fig. 6 - Tracciato alla pedana stabilome- trica della distribuzione dei carichi ponderali in occlusione abituale. Fig. 5 - Posizione mandibolare riabilitativa.

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