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Dental Tribune Italian Edition

10 Dental Tribune Italian Edition - Marzo 2015Teknoscienza << pagina 9 nonostante questo, anche molte con- ferenze sono diventate virtuali, con lezioni e dibattiti online. Per coloro che amano l’approccio digitale, ci sono molti siti con blog dove è possi- bile parlare delle tecniche più recenti a disposizione. Il social networking è divenuto oggi un mezzo adatto per scambiare opinioni e visualizzare i casi clinici con revisioni di gruppo. l’uso di Facebook sta portando alla creazione di diversi gruppi chiusi, dove i dentisti possono discutere i casi in un ambiente amichevole. Tuttavia, se il gruppo è aperto, anche i pazienti possono vedere quello che viene discusso. Su Twitter si sono sviluppate alcune pagine interes- santi dove si possono discutere casi, pubblicare radiografie e poi ricevere anche risposte alle proprie domande. ma, generalmente, il mezzo è ancora in fase di sviluppo per un uso clinico. Qualunque dentista potrà attingere alle informazioni disponibili e anche i pazienti lo potranno fare. Importan- te, quindi, che tali discussioni siano condotte, ove possibile, sempre a por- te chiuse. Unodeipiùgrandierecentieventinel mondociberneticoèstatoillanciodei Google Glass nel 2013 per i “glass ex- plorer” e, successivamente, nel 2014, per il grande pubblico. nonostante l’enorme interesse nell’uso di tali di- spositivi in odontoiatria, il progresso è stato lento. Solo ora le aziende stanno iniziando a produrre applicazioni per smartpho- ne da utilizzare in combinazione con gli occhiali. Alcuni esempi includono l’adozione di sessioni di addestra- mento per la preparazione del dente e anche per l’odontoiatria implantare per l’assistenza nella fase del posi- zionamento. Come per molte altre invenzioni digitali, c’è ancora un ri- tardo tra l’idea (concept) e il prodotto finale per il lavoro clinico. nuove forme di comunicazione stan- no cambiando l’accesso ai dati dei pazienti. Sta cambiando lo stile di rac- colta dei dati e, mentre ci sono ancora in sospeso questioni di governan- ce, diverse aziende negli Stati Uniti stanno sperimentando la possibilità di memorizzare le informazioni del paziente direttamente con Internet. Questo tipo di raccolta sta portando allo sviluppo del concetto di Big Data. la generale condivisione delle infor- mazioni del paziente può dare la sen- sazione di trovarsi all’interno di un “grande fratello”, ma in realtà vi è un grande potenziale nel fornire ai den- tisti ulteriori notizie sulle interazioni della malattia dentale con altre zone del corpo. ma torniamo nuovamente al telefo- no cellulare, diventato così versatile e parte essenziale della nostra vita. Ci sono molte applicazioni disponi- bili per poter consultare rapidamente la letteratura dentale, come Google Scholar Droid e Pubmed on Tap. Altre interessanti e disponibili applicazioni sonoBrushDJ,perlavarsiidentimen- tre si ascolta la propria musica prefe- rita. Dentify fornisce un aiuto per i pazienti con mal di denti. Sia Brush DJ che Dentify sono applicazioni proget- tate e codificate da studenti di odon- toiatria. Dato che sempre un maggior numero di giovani avrà familiarità nella programmazione, queste appli- cazioni sono destinate ad aumentare. Dental Photo consente di scattare con successo fotografie intraorali e Smile Designer Pro può essere utilizzato su computer/tablet per mostrare ai pa- zientiinchemodoillorosorrisoverrà migliorato.Sitrattadiunostrumento di comunicazione buono per tutti gli interventi di restauro. Tuttavia, altre applicazioni, come Facetune, vengo- no utilizzate per mettere in grado le persone di ritoccare i loro selfie senza bisogno di ricorrere all’odontoiatria! Una nota di avvertenza: l’uso dei mezzi digitali ha anche diversi aspet- ti negativi, e li abbiamo brevemente accennati nella parte che riguarda la privacy del paziente. In un momento in cui è così semplice pubblicare ma- teriale online, le informazioni riguar- danti il paziente devono essere sem- pre tenute riservate. Altri problemi includonoiltitolaredelleinformazio- ni. Distribuire immagini cliniche di qualcun altro e attribuirle a se stessi potrebbe portare a seri problemi. Se le informazioni sono pubblicate, devono essere coerenti con le cono- scenze attuali, e quindi aggiornate: un’odontoiatria basata sull’evidenza è ancora necessaria. Infine, in quest’e- ra digitale, il rimanere collegati è di- ventato una priorità, perché niente di tutto quello che abbiamo descritto accadrà se Wi-Fi o connessione mobi- le non funzionano correttamente. Cosa ci riserva dunque il futuro? Esi- stono modi nuovi ed entusiasmanti per organizzare la formazione denta- le e i corsi di odontoiatria. ne sono un esempio lampante i massively Open Online Courses (mOOC), il cui obiet- tivo è fornire a tutti un accesso alle informazioni in rete. C’è grande inte- resse per questa modalità di appren- dimento, dal momento che consente a molti una formazione accessibile. mentre il numero di persone che ac- cede, però, a questi corsi è inizialmen- te alto, ci sono bassi tassi di completa- mento dell’intero percorso formativo (< 5%). nonostante questi inconve- nienti, si nota un’altra area di grande crescita che emerge da una ricerca su Internet, dalla quale risulta che sono già disponibili parecchi mOOC di argomento odontoiatrico. In campo odontoiatrico, infatti, nella forma- zione e nella comunicazione, i siti di social networking devono ancora fo- calizzare appieno il loro potenziale. Quindi, occorre attendersi un’evolu- zione e una maggior sofisticatezza. Se si vuole provare a vedere come funziona uno di questi mOOC, ecco un esempio di un corso di fotografia odontoiatrica all’interno di uno stu- dio: www.futurelearn.com/courses/ dental-photography-in-practice. Questo articolo è stato tratto da una relazio- ne tenutasi durante il 2nd International Me- eting organizzato dalla Fondazione Istituto Stomatologico Toscano su: “Lo sbiancamento dentale fra biologia ed estetica”, il 12 e 13 di- cembre 2014, a Viareggio. Per maggiori informazioni: https://prezi. com/_fzgu6kolnbg/the-future-face-of-com- munication/. Un nuovo dispositivo orale consente ai pazienti di “udire” tramite la lingua Fort Collins, Colorado, USA – Circa 36 milioni di persone nei soli Stati Uniti soffrono di perdita dell’udito. Sebbe- ne i dispositivi acustici impiantati chirurgicamente sia- no efficacemente usati da molti anni, non tutti i pazienti possono beneficiare di tale intervento. I ricercatori hanno ora sviluppato una nuova tecnologia che potrebbe aiutare i non udenti a sentire attraverso un apparecchio collocato in bocca. la nuova tecnologia, sviluppata presso la Colorado State University, si basa su un auricolare Bluetooth che rileva i suoni e invia gli impulsi elettrici a un elettrodo. Premendo la lingua con- tro di esso, gli utenti percepiscono un impulso elettrico, come un formicolio o una leggera vibrazione. la lingua, come noto, contiene migliaia di nervi, e il cervello è in grado – come sostengono i ricercatori – di decodificare informazioni complicate attraverso le sensazioni linguali. Attraverso un’apposita formazione imparerà quindi a trasformare gli impulsi specifici in parole, permettendo al paziente di “sentire” attraverso la bocca. Dopo aver depositato un brevetto temporaneo per que- sto tipo di tecnologia, i ricercatori hanno avviato uno studio che mira a determinare quali aree della lingua rilevino gli impulsi elettrici e se differiscano da persona a persona. nel corso della ricerca, ai partecipanti sono stati posizionati alcuni elettrodi nella bocca per capire dove e quanto intensamente percepiscano gli impulsi. Se la reazione nervosa apparirà coerente, si potrà adotta- re un dispositivo orale standardizzato; in caso contrario, dovrà essere personalizzato, uno diverso per paziente, il che potrebbe incidere anche sui costi. I ricercatori ri- tengono che l’invenzione potrebbe diventare in futuro un’alternativa meno invasiva e più conveniente degli at- tuali impianti cocleari, considerati in tutto il mondo le protesi mediche maggiormente efficaci per il ripristino dell’udito in pazienti sordi o parzialmente sordi. Tuttavia, non tutti i pazienti sono idonei per questa co- stosa procedura chirurgica, che appare rischiosa, tanto da poter causare ulteriori danni alle cellule sensoriali dell’orecchio interno. Secondo i produttori di impianti cocleari, oltre 40.000 adulti e 30.000 bambini negli Stati Uniti hanno ricevu- to questi impianti nel 2000, approvati dalla FDA. I ricer- catori dell’Università del Colorado stimano che un pa- ziente con impianto cocleare, ad oggi, sborsi almeno 100 mila dollari tra prescreening (visita preventiva), protesi, intervento e follow-up terapeutico. Da sinistra a destra: John Williams, professore d’ingegneria meccanica, leslie stone-Roy, docente di neuroscienze, e il giovane laureato J.J. Moritz, impegnati a realizzare un dispositivo per l’ascolto tramite la lingua. Granada, Spagna – È stata approfondita la relazione esistente tra parodontite e attacco di cuore. I ricercatori dell’Università di Granada hanno ora dimostrato che la portata e la gravità della parodontite cronica possa essere correlata alla gravità dell’infarto acuto del miocardio. Per il loro studio, hanno esaminato 112 pazienti che avevano subito un infarto acutodelmiocardio.Ipazientisonostatisottopostiaunaserieditestecontrolli cardiologici,biochimicieparodontali.UtilizzandoilivellisiericiditroponinaIe mioglobina–chesonoibiomarcatoridellanecrosimiocardica–,cosìcomeidati ottenuti per ogni paziente, i ricercatori hanno trovato che la portata e la gravità dellaparodontitesianoassociateconlagravitàdell’infartoacutodelmiocardio. Secondo il professor Francisco mesa Aguado del Dipartimento di Parodontolo- gia dell’Università: «la parodontite cronica appare come un fattore di rischio di morte e svolge un ruolo importante nella prognosi dell’infarto acuto del miocardico». I ricercatori hanno sottolineato la necessità di condurre controlli di follow-up parodontali sui pazienti reduci da infarto del miocardico al fine di determinarne la gravità o la mancanza di un’evoluzione clinica (nuovi eventi coronarici,insufficienzacardiacaoanchemorte).«Intalcaso,laparodontitecro- nica dovrebbe essere considerata come un segnale di sviluppo dell’infarto del miocardioe,quindi,essereinclusatraipunteggidideterminazionedelrischio», ha detto mesa Aguado. lo studio, intitolato “Acute myocardial infarct size is re- lated to periodontitis extent and severity”, è stato pubblicato nel numero di ot- tobre 2014 di Journal of Dental Research. l’associazione tra parodon- tite e infarto miocardico è ben documentata. Alcuni ricercatori spagnoli ritengo- no che la parodontite cronica potrebbe essere considerata un’avvisaglia di sviluppo dell’infarto del miocardio. Stretta correlazione tra infarto e problemi suscitati dalla parodontite

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