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Dental Tribune Italian Edition No. 4, 2018

4 L’Intervista Dental Tribune Italian Edition - Aprile 2018 Intervista al designer del “Sorriso dai mille approcci” Secondo Christian Coachman, l’ortodonzia è una specialità che dovrebbe essere integrata nel Digital Smile Design (DSD), cosa essenziale per capirne l’importanza. Per un miglior DSD, occorre capire l’ortodonzia come specialità innanzitutto per comprendere in quali casi si potrebbe trarre beneficio dal movimento dei denti e secondariamente convincere i cultori della conservativa riguardo a tale benefit e infine aiutare il dentista a motivare il paziente in merito a tale opzione rafforzando l’accettazione. Siccome gli allineatori di Coachman rappresentano il futuro quando si parla di movimento dei denti, la venuta a Venezia al secondo Congresso della European Aligner Society (EAS) è stata una buona occasione per prender parte a un evento dedicato ad allineatori e ortodonzia. Dental Tribune Online ha intervistato lo “smile designer” durante l’evento in cui ha presentato un corso post-congressuale su DSD e allineatori, in una intera giornata di lezioni e con una dimostrazione su paziente live. < pagina 1 Tutto ciò che riguarda l’arte e le caratteristiche visive mi ha sempre attratto e in qualche modo avermi indotto a entrare a Odontoiatria fu- rono anche l’intuizione e il retroterra personale e così la scelsi senza sapere che sarei potuto diventare un archi- tetto del sorriso e mi ci sono voluti un po’ di anni per scoprirmi davvero feli- ce nella professione di dentista. All’inizio, pensai di aver fatto un er- rore. L’avvio dei miei studi non fu per me molto piacevole e una volta fini- ta la scuola odontoiatrica proseguii verso quella d’arte perché avevo ca- pito di non voler diventare dentista. Ma nel primo anno di scuola d’arte, con insegnanti che spiegavano prin- cipi di armonia, proporzione, design e disposizione, la prima cosa che mi venne in mente fu il sorriso. Allora ca- pii che avrei potuto diventarne l’arti- sta. Tornai in Odontoiatria e iniziai il DSD. Non sai mai dove ti porta il destino, basta solo credere che tutto avviene per una qualche ragione. Potrebbe dire di aver avuto un mentore per guida in odontoiatria o nella vita? C’è stato un mix, perché in odon- toiatria in realtà ho avuto molti mentori, che è poi la scorciatoia per il successo il legarsi a delle perso- ne che possano avviarti su quella strada. La maggior parte dei miei mentori sono state persone impe- gnate in un’odontoiatria interdi- sciplinare, cioè persone in grado di vedere l’immagine più ampia, non focalizzati sui dettagli di una singo- la specialità, ma in grado di vedere i collegamenti in un approccio onni- comprensivo: Marcelo Calamita, un protesista brasiliano, Paulo Kano, famoso odontotecnico anch’egli brasiliano. Essendo stato odontotec- nico, ho lavorato inoltre con quasi tutti questi dentisti: John Corey, Da- vid Garber, Maurice Salama, Galip Gurel e Nitzan Bichaco. Quando questi modelli comincia- rono ad entrare nella mia vita, i miei genitori erano in piena carriera ed anch’essi hanno avuto (ed hanno an- cora) un forte impatto sulle mie scel- te. Uno dei miei nonni, uomo d’affari anch’egli ebbe grande influenza su di me. Lo vedo ora che mi sto muoven- do dalla clinica alla gestione del mio personal business; riesco ora a capire di aver molto imparato da lui. Poi ci sono persone che per me sono degli idoli e che non ho mai incontrato; il pilota brasiliano di Formula 1 Ayrton Senna è uno. È stato un esempio per me come persona, grazie alla sua ambizione, al suo impegno e deter- minazione di far sempre meglio, di rompere gli schemi, per diversificarsi dalla media, costruendo una carriera in un modo molto intelligente. Sembra che molti dentisti specializzati in conservativa abbiano studiato e lavorato come odontotecnici. Lo ritiene un prerequisito per diventare un grande nella conservativa o basta che uno lavori con un odontotecnico di talento? È impossibile essere un buon dentista di conservativa senza comprendere la tecnologia dentale. Per diventare dentisti molti odontotecnici hanno frequentato la Scuola di odontoia- tria. Io ero entrambi, ma ho deciso di continuare a lavorare come odon- totecnico. La maggior parte delle persone che diventa dentista è anche odontotecnico, mentre io ho fatto il contrario, avendo l’opportunità di lavorare con molti grandi dentisti e di collaborare come tecnico. In que- sto modo, ho collaborato con molti miei mentori e questa è stata un’inte- ressante decisione perché mi ha reso unico. Sebbene potessi lavorare come dentista, ho preferito lavorare come tecnico per un dentista. Questa conoscenza e comprensio- ne della specialità dell’altro permette una migliore e più veloce comunica- zione. Possiamo pianificare insieme su un diverso livello. Penso che, prima di essere un ot- timo specialista, uno abbia bisogno di essere un fantastico generalista. Uno ha bisogno di capire un po’ di tutto, avere una comprensione glo- bale. È quindi possibile scegliere cosa amiamo di più e specializzarci in quel campo. Il problema è che alcune persone si specializzano senza avere visione d’insieme e penso che questo sia un limite. Quale ritiene siano le competenze più importanti per diventare un designer del sorriso? Un problema dell’odontoiatria è l’ar- ticolazione in varie specialità. Esem- pio? Per me è un grande onore esse- re qui, perché l’ortodonzia per me è come un nuovo mondo. Mi permette di capire, realizzare che ne sapevo molto poco come gli ortodontisti sanno poco del mio, l’odontoiatria conservativa. Occorre colmare que- sta lacuna, vista l’importanza che ha tale conoscenza reciproca per diven- tare uno smile designer. Se uno è un ortodontista, è un designer del sorriso; se uno fa endo- donzia è anch’egli un designer del sorriso, così come lo è chi fa chirur- gia ortognatica. Un vero designer del sorriso deve fare tutti questi collegamenti, eppure ma sfortuna- tamente la separazione tuttora esi- ste. Dobbiamo metterci in testa che al paziente non importa quale sia la propria specialità. Come dentista si deve diventare un esperto orofac- ciale, andare oltre l’odontoiatria, capire il viso, la dinamica labiale, la chirurgia plastica, la dermatologia, un po’ tutte le specialità, perché il paziente ha diritto ad una pianifi- cazione globale per capire cosa per lui sia meglio, di comprendere an- dando oltre i confini delle specialità per avere una visione globale. Que- sta è la principale competenza di un moderno designer del sorriso, ossia avere una visione d’insieme. Deve capire gli elementi base per poter comunicare al paziente quali sono le varie possibilità. Diventeremo mo- derni designer del sorriso quando conosceremo meglio le varie parti- colarità e saremo quindi in grado di lavorare come un team di specialisti di varie discipline. A tal proposito, la formazione continua è molto importante. Per i dentisti è un obbligo anche in Brasile? Purtroppo no, anche se penso che il mercato stesso spingerà le per- sone in questa direzione. Essere un esperto orofacciale completo ha un grande significato per il paziente e credo che lo si capisca. Quando uno si reca da un medico, non vuole che comprenda solo l’area dove egli ha dolore, lo vuole con una visione più ampia, per capire i collegamenti del suo dolore con l’intero corpo. Così anche per il dentista: prima di an- darci, uno vuole un professionista che sappia vedere tutto e che perciò possa far riferimento a lui. Il dentista può aiutare il suo o sua paziente molto più di quanto si pos- Il desigu del sorriso digitale iucoutra l’ortodouzia: all’auuuale Cougres- so EAS a Veuezia. Il Dott. Christiau Coachmau ha teuuto uua lezioue sul DSD e gli alliueatori. (Fotografia: Mauro Calvoue) sa immaginare. Mi piace il concetto dell’ortodontista William Arnett, uno dei massimi chirurghi ortognatici, il quale dice che se uno vuole diventare un vero dentista, deve prendersi cura del viso dal punto di vista estetico, delle vie aeree perché il paziente ha bisogno di respirare bene per essere in salute e del morso perché l’occlu- sione è un fatto essenziale, che col- lega l’intero corpo anche in termini di postura e bilanciamento, etc…Ab- biamo cioè bisogno di ampliare la nostra visione. Lei è spesso relatore a congressi. Vi prende parte, talvolta, per ampliare le sue conoscenze? Non conosco congressi ortodontici: questo è uno dei primi cui ho parteci- pato, ma nell’ area della conservativa, della parodontologia, implantologia, etc… molti relatori stanno diventan- do quasi noiosi perché sembra che si stia parlando delle stesse cose da una decina d’anni. Un congresso ideale dovrebbe soddisfare tre aspetti, tre tipi di relatori: l’oratore ultra specia- lizzato, che va in profondità esploran- do i modi migliori per fare le stesse cose che stavamo facendo prima. Solitamente i congressi sono troppo impegnati ad avere questo tipo di presentatori. Ma credo che un altro terzo dovrebbe essere generalista co- loro cioè che considerano e riferisca- no della figura nel suo complesso, per esempio di integrazione olistica colle- gando la visione ortodontica con la presa in cura della salute in generale dell’essere umano come di un insie- me. Infine un altro terzo degli oratori dovrebbe venire a parlare di innova- zione, di tendenze di atteggiamenti mentali fuori del corso. Questi tre aspetti per me sono importanti per dare qualità a un congresso. Potrebbe citare un esempio di congressi caratterizzati da questi tre elementi? Vi sono alcuni meeting odontoia- trici nel mondo che partono da una fusione reale di queste tre aree. Un ottimo esempio è il simposio orga- nizzato negli Stati Uniti dal Seattle Study Club, una forte organizzazio- ne. Il programma prevede oratori ultra specializzati, fantastici genera- listi che parlano di cura complessiva e relatori che presentano tendenze, innovazioni, nuove idee. Per questa ragione, è un congresso cui di solito partecipo. Abbiamo anche ogni due anni il congresso DSD: il primo l’ab- biamo tenuto l’anno scorso in Cana- da usando nel nostro programma la stessa formula. L’Odontoiatria sembra esser progredita talmente in termini di innovazione, nuovi prodotti, sistemi, possibilità, che appare difficile immaginare quanto possa essere fatto di più. L’odontoiatria sta attraversando un periodo insolito per via della tec- nologia, ma anche per le tendenze di business e marketing. Le imprese stanno cominciando ad investire. E’ un periodo particolare ed eccitante, a volte inquietante perché i cam- biamenti sono rapidi e numerosi, ma dobbiamo esserne lieti perché è una fortuna essere dentisti in un’e- poca in cui stanno accadendo tante cose interessanti. La tecnologia sta rendendo la professione molto più apprezzabile ed interessante per il paziente. Per i non dentisti l’odon- toiatria credo fosse sempre un tema noioso, ma oggi è diverso: i pazienti sono gradevolmente eccitati nell’ap- prendere gli sviluppi e i possibili obiettivi dell’odontoiatria. Non sono sicuro quindi che ciò che viene presentato durante i congressi sia davvero ampiamente usato dai dentisti. Fino a che punto ritiene che queste tendenze e nuove tecnologie davvero trovino la loro strada negli studi? Penso che ci sia una tendenza ad ultra complicare le cose. La realtà sul palco, nella ricerca, nelle univer- sità e nelle conferenze, comparata con la realtà nello studio dentistico, quando si ha bisogno di rendere fe- lice il paziente, seguire principi etici basici, come fare denaro e portare avanti un’attività significa che uno abbia bisogno di trovare un bilan- ciamento tra i due per fornire una cura di cui andar fiero. L’approccio digitale è appena all’inizio: è un enorme cambiamen- to di paradigma e richiederà tempo. La gente combatte contro i cambia- menti e non ama cambiare, prefe- rendo la propria zona di comfort, ma questo non solo in odontoiatria. C’è un tempo per il cambiamento, quin- di ci sono i primi pionieri, le persone che hanno una visione di business, che fanno davvero affari con que- ste nuove idee, e dopo pochi anni la maggioranza comincerà davvero a salire a bordo. Questo è il processo della vita. Le persone intelligenti e quelle che davvero beneficeranno da questi cambiamenti sono quelle che capiscono come incorporare queste idee e creare un modello di business attorno ad esse. Dental Tribune International

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