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Dental Tribune Italian Edition No. 5, 2018

16 L’Intervista Dental Tribune Italian Edition - Maggio 2018 Giuseppe Luongo (DDS): «Dall’analogico al digitale: senza la formazione, un percorso ad ostacoli» Abbiamo incontrato il dr. Giuseppe Luongo, Past. President della Digital Dentistry Society, per porgli alcuni quesiti su un argomento attualissimo. Alcuni personaggi del mondo dell’Odontoiatria ancora affermano che se ne può fare anche a meno del digitale, lei cosa ne pensa? Ritengo che l’evoluzione della profes- sione odontoiatrica verso soluzioni integralmente digitali sia un trend inarrestabile. Non penso che che il dentista moderno possa farne a meno anche solo nella fase di acqui- sizione delle informazioni e nella for- mulazione del piano di trattamento. Quali sono le difficoltà nel passaggio al digitale e come affrontarle praticamente, cioè da domani? La trasformazione digitale sicura- mente prevede una curva di appren- dimento e l’odontoiatra deve avvi- cinarsi progressivamente a queste tecnologie attraverso la formazione. Con questa convinzione abbiamo rite- nuto opportuno fondare nel 2014 una società scientifica dedicata, la Digital Dentistry Society che ha come princi- pale mission la divulgazione di queste tecnologie. È indispensabile un per- corso formativo corretto che proven- ga dalle Università e da Società scien- tifiche quali appunto la DDS perché si possa aver chiari quali siano i benefici ed i limiti di queste tecnologie. È giusto che i giovani odontoiatri inizino subito con il digitale o meglio prima l’analogico? Il digitale non sostituisce il normale bagaglio di conoscenze indispensabi- li per esercitare correttamente la pro- fessione. È uno strumento in più che permette una diagnosi, una proget- tazione e una operatività più accura- ta e rapida rispetto al passato senza per questo consentire di poter pre- scindere dalle conoscenze ordinarie dell’anatomia e della fisiopatologia. Secondo lei c’è una spinta in questa direzione da parte delle industrie? Sicuramente, il trend di vendita dei prossimi anni sarà questo. Il proble- ma è quello di orientarsi in questo enorme mondo di offerte e capire come investire le risorse perché la tecnologia cambia velocemente. scesa. Per esempio è appena stato introdotto sul mercato uno scanner facciale che costa circa un terzo di un anno fa. Nel fare l’investimento è estremamente importante tenere conto della necessità di aggiorna- mento continuo di queste tecnologie. Cosa ci si può aspettare da un Digital Meeting? Cosa si impara in un giorno? In un giorno non si impara molto ma si può avere un idea di quello che prevede l’intero processo digitale dall’acquisizione dei dati alla realiz- zazione del manufatto protesico. La nostra società prevede un format specifico diviso in quattro fasi di ap- prendimento. In un giorno si possono acquisire informazioni importanti per iniziare, poi serve una formazio- ne che consente di navigare in ma- niera approfondita in questo ambito. Come dovrebbe essere impostato il prossimo evento digitale per far dire al dentista: “finalmente ho idee chiare” Questa è la nostra mission: chiari- re cos’è, e a cosa serve. Guidare la difficile scelta di un dispositivo da integrare nel lavoro senza il rischio dell’inutilizzo. Stiamo lavorando con università ed aziende per crea- re un format didattico specifico per dare al partecipante chiare infor- mazioni teoriche ed una indispen- sabile pratica clinica. L’obiettivo del prossimo futuro è la creazione del cosiddetto “paziente virtuale” cioè la possibilità di gestire in un unico software tutte le informazioni digi- tali di diversa provenienza. Non pensa che la chirurgia guidata può avere dei margini di errore? Certo, è ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica che il passaggio dal reale al digitale può accumulare degli errori anche in mani esperte. Tuttavia, usata correttamente con le giuste indicazioni è uno strumento straordinario per eseguire piani di trattamento corretti e ridurre l’invasi- vità degli interventi implantari. Paolo Visalli Quali sono ancora i limiti e i rischi del digitale? Il principale limite attuale del digi- tale è la difficoltà di mettere in rela- zione rapida e unica tutte le apparec- chiature digitali in maniera semplice ed alla portata della pratica clinica quotidiana. L’unico rischio è quello di ritenere che le tecnologie digitali possano sop- perire alla mancanza di conoscenze. Non pensa che i costi del digitale siano ancora elevati? È vero ma sono in progressiva di- Piezochirurgia mininvasiva nelle atrofie del mascellare con l’impiego di impianti zigomatici Il fallimento di impianti classici o delle tecniche rigenerative oltre che i gravi casi di atrofia del mascellare, possono oggi essere recuperati attraverso l’inserimento di impianti zigomatici a posizionamento extrasinusale, con impiego di inserti piezoelettrici dedicati. La nuova generazione di impianti zigomatici rappresenta una valida alternativa alla chirurgia rigenera- tiva delle gravi atrofie mascellari, irrisolvibili con altre tecniche. Me- diante un’adeguata pianificazione dell’intervento eseguito da un ope- ratore specificamente addestrato è possibile trattare casi estremi e usufruire del carico immediato of- frendo una soluzione brillante in presenza di atrofie di grado elevato. Andrea Tedesco è il promotore di una nuova tecnica minimamente invasiva extrasinusale. Dopo la laurea in odontoiatria e specializzazione in chirurgia odon- tostomatologica a Firenze, approda a New York, Londra, Lisbona, Bruxel- les, Barcellona, Parigi, per «impara- re qualcosa sugli impianti zigomati- ci. Con qualche delusione – confessa – ma anche con esperienze altamen- te formative». Ne è esempio il lavoro compiuto a fianco di Chantal Male- vez a Bruxelles ma anche l’incontro con un Maestro, Mario Gabriele, Direttore dell’U.O. di odontostoma- tologia e chirurgia del cavo orale dell’Università di Pisa, che accoglie Tedesco nel suo reparto accordan- dogli fiducia per i suoi progetti sugli impianti zigomatici. interventi eseguiti e Dopo anni d’esperienza e mol- tissimi la scrittura di un libro, Tedesco sot- tolinea, nella trattazione degli im- pianti zigomatici l’importanza di un training pluriennale per affron- tare il delicato problema chirurgico. Nell’intervista che segue Tedesco risponde alle domande postegli da Luigi Grivet Brancot, medico odon- toiatra, da anni collaboratore di Dental Tribune. Quali peculiarità caratterizzano questa tecnica? Quella attuale si avvale di frese di lunghe dimensioni e di un approccio intrasinusale, risultando assai invasi- va e di applicazione indaginosa. Gli strumenti rotanti di notevole lunghezza impiegati nella tecnica classica sono assai poco controllabili. L’operatore dovrà quindi avere ma- turato, una grande manualità per controllare un moto di precessione contrastando la tendenza della pun- ta della fresa a descrivere una forma conica con apice sul mandrino e una base circonferenziale sul piano di la- voro ossia sull’osso zigomatico. Di qui la necessità di una notevole abilità in grado di contrastare la tendenza a for- mare una sede implantare di dimen- sione maggiore e quindi incongruente ad ospitare l’apice implantare. L’acquisizione di queste capacità necessita di una curva di apprendi- mento di lungo periodo. Ci sono altre controindicazioni? Durante la preparazione del sito im- plantare la notevole lunghezza delle fre- se impiegate con la tecnica classica può interferire con i tessuti molli periorali e trasmettere il calore surriscaldandoli. Le frese impiegate in questa tecni- ca conferiscono una scarsa sensibili- tà manuale e una non brillante visi- bilità del sito operatorio che appare invece sempre deterso quando si im- pieghi la chirurgia piezoelettrica in relazione alla nebulizzazione dell’ac- qua insita nello strumento. In cosa consiste invece la TZMI? La Tecnica Zigomatica Minimamen- te Invasiva da me sviluppata in colla- borazione con ESACROM utilizzando inserti piezoelettrici dedicati, riduce la complessità dell’intervento. posso quindi azzardare un paragone dicendo che il mio stress operatorio è notevolmente ridotto, con un mag- gior agio per il paziente. Qual è il vantaggio più evidente adottando questa tecnica? La palese minore invasività attraver- so l’impiego degli strumenti piezoe- lettrici e la via extra sinusale si river- berano sulla minore morbilità post chirurgica del paziente. Quanti gli interventi realizzati finora? Più di 200 interventi con l’impie- go delle frese. Con la nuova tecnica, ho inserito 55 impianti zigomatici e Altri vantaggi di spicco? La curva di apprendimento della tec- nica risulta meno complessa, inoltre questa tecnica permette una maggior precisione operativa attraverso l’im- piego degli inserti dedicati e una mino- re invasività. In casi selezionati si pro- fila la possibilità del carico immediato con grande soddisfazione del paziente. Il protocollo è stato concepito at- traverso una serie di passaggi sem- plici e ripetitivi. L’assenza di vibra- zione degli inserti impiegati per la preparazione del sito implantare e il loro facile controllo, rendono l’inter- vento soggettivamente atraumatico. L’assenza di rischi è facilmente per- cepibile. Gli strumenti rotanti avendo un’inerzia intrinseca, non risultano istantaneamente bloccabili come in- vece lo sono gli inserti piezochirurgici. Luigi Grivet Brancot

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