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Dental Tribune Italian Edition No. 12, 2016

8 Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2016 Odontoiatria & Futuro < pagina 1 Purtroppo, però, è ormai evidente a tutti che, oltre a questi eventi, ciò che è profon- damente cambiato è la “litigiosità” di base e quindi il rapporto che si instaura con il paziente e le sue aspettative. La consapevo- lezza di questa mutata situazione induce l’odontoiatra a comunicare in modo molto più accorto e attento di un tempo, ottem- perando con attenzione a quelli che sono i principi del cosiddetto “consenso informa- to” e dell’autodeterminazione del paziente, anche minorenne, nei confronti della scel- ta terapeutica. Se oggi esaminiamo il nostro approccio e lo rapportiamo a quello che avevamo nel passato non possiamo che ritrovarci, tutti e in particolar modo chi giovanissimo non è più, molto diversi. Il risultato di questo cambiamento ha portato a un grande au- mento del rispetto per il paziente che si riverbera nel diritto a conoscere in modo compiuto la sua situazione e a scegliere fra i diversi tipi di terapia, sia fra quelli che sia- mo in grado di offrirgli ma anche eventua- li altri tipi di trattamento che noi stessi non siamo in grado di garantirgli al meglio. Ciò, di fatto, consente al paziente di sce- gliere consapevolmente oltre che le ca- ratteristiche e il profi lo economico della prestazione anche come, dove e da chi farsi curare. Questo, di fatto, ha spostato la cen- tralità dal medico al paziente e, innegabil- mente, non può non essere considerato un grande progresso sotto il profi lo etico. A fronte di questo cambiamento sta mu- tando anche l’atteggiamento della magi- stratura nella valutazione dell’operato del professionista. Se è noto che sotto il profi lo penalistico la responsabilità del medico è stata alleggerita, prima dal Decreto Bal- duzzi e in seguito con la Legge Gelli, attual- mente in attesa di approvazione al Senato, contemporaneamente però in ambito civi- listico la posizione del medico si è aggrava- ta per un’interpretazione sempre più stret- tamente “contrattualistica” del rapporto medico-paziente. All’osservazione di chi si occupa di respon- sabilità professionale balza però all’occhio che forse, se di “contratto” si parla, a fronte di una molteplicità di obblighi e balzelli che certamente “guidano”, ma a volte im- pastoiano il medico, appesantendo e com- plicando la sua attività clinica, ben poco è stato defi nito di quello che è poi realmente l’impegno che, nel “contratto”, formal- mente si assume il paziente e che, se non viene rispettato, potrebbe farlo decadere. Infatti, a fronte di elencazioni di rischi, al- ternative terapeutiche, costi e previsioni di tempi, disagi e possibili complicanze, a vol- te francamente diffi cilmente prevedibili, molto poco si scrive nei nostri consensi di quello che “anche” il nostro paziente si im- pegna a fare e a rispettare per un corretto andamento delle cure, sia sotto il profi lo clinico sia sotto quello economico, e ancor di più una volta che la fase di cura attiva è terminata. Forse dunque è giunto il momento di ri- vedere ancora una volta la maniera di co- municare con i pazienti e defi nire in modo circostanziato il loro impegno – anche ac- quisendo formalmente il loro consenso – a ottemperare con precisione a quanto noi chiediamo per poter dare quella “garanzia di risultato” che, purtroppo, sempre più viene richiesta. Ciò ovviamente nella con- sapevolezza che solo una chiara e consa- pevole collaborazione fra le parti può por- tare al miglior risultato clinico ottenibile, nell’interesse fi nale del paziente e della serenità degli operatori. Gabriella Ceretti Il passaggio di centralità dal medico al paziente Eticamente un segno di civiltà, dalle numerose (e gravi) conseguenze Per dedicarsi al sorriso del paziente occorre che il dentista abbia una buona preparazione e cultura, ma anche che egli stesso sorri- da. Tuttavia, per sorridere dobbiamo essere in una situazione psico- logica che lo consenta e a tutt’oggi vi sono una serie di fattori che si frappongono alla condizione di essere sereni e attenti alle richieste dei pazienti. Sono infatti molte le statistiche che indicano che il dentista è tra le professioni più soggette allo stress e ai danni che questo causa alla salute. Lavoriamo nella sfera dell’intimo di un paziente che ha grandi aspettative di risultato, in tempi sempre più ristretti, ma con capacità di spesa sempre minori. Alla gestione clinica dobbia- mo sommare la gestione economico-organizzativa, e quindi il rap- porto con il personale, i collaboratori, i fornitori, gli aspetti norma- tivi e fi scali, il venir meno della prevedibilità di spesa dei pazienti, il passo sempre più rapido dell’innovazione tecnologica. Tutto questo ci riporta al simbolo dell’attuale stile di vita, e cioè al concetto di fl essibilità per cui, a fronte di rapidi cambiamenti sia or- ganizzativi sia clinici, dobbiamo rispondere con un adeguamento del nostro essere, prima ancora che del nostro operare nella pro- fessione. Possono essere principalmente due gli ambiti di nostro interesse: 1) perdere il controllo delle fasi cliniche e organizzative. Ci sentia- mo responsabili dei nostri successi o insuccessi, del benessere del paziente e del nostro personale di studio. Come spesso acca- de, la burocrazia può minare il nostro senso di controllo e por- tare allo stress lavoro correlato. 2) Perdere la motivazione. Abbiamo bisogno di obiettivi e di pic- cole o grandi sfi de da portare avanti ogni giorno per sentirci re- alizzati. Dobbiamo però essere consapevoli che avere obiettivi irrealistici e sfuggenti per la “legge dei rendimenti decrescenti” porta inevitabilmente allo stress da lavoro, come ad esempio la tendenza al perfezionismo è un’attitudine che può avere riper- cussioni negative. Impariamo dunque a riconoscere i segni del disagio come un se- maforo che regolamenta la nostra vita: a) verde: ho un grande team. I pazienti mi apprezzano e il lavoro procede regolarmente. La vita sociale e affettiva è appagante e il sole splende; b) giallo: un assistente lascia il lavoro e questo genera mansioni extra per il resto del personale. Seduto accanto al paziente con il lembo aperto cerco di isolare il nervo alveolare inferiore per in- serire un impianto, ma non sono concentrato. Mi sento come se mi mancasse il braccio destro. La sera, a casa, i bicchieri di vino che consumavo da uno diventano due e poi tre. Non riesco a ri- posare e sono facilmente irritabile. I rapporti nel team si fanno più spigolosi, così come quelli affettivi. Non riesco a controllare tutto, insorge un contenzioso con un paziente; c) rosso: la sindrome da burnout è una possibile conseguenza. Si manifesta con una progressiva perdita di entusiasmo verso il lavoro, ritardi decisionali, irritabilità, spossatezza fi sica e men- tale, senso di depressione, sino a giungere una sorta di “sperso- nalizzazione”. Una nota positiva: i segni del burnout possono essere utilizzati come catalizzatori di un cambiamento che può portare a una migliore qualità di vita. Il cambiamento si fonda su due pilastri: 1° ammettere che c’è un problema e farsi aiutare dal team per in- dividuarlo, prendersi la responsabilità di risolverlo. Cerca la nuova assistente, crea un protocollo di prevenzione del contenzioso. 2° Ritaglia il tempo per una fi siologica “decompressione” dal lavo- ro. Separa la vita professionale da quella sociale, affettiva e privata. Prediligi la compagnia di chi sa ascoltare senza dare giudizi. Sei azioni concrete da mettere in atto nel “tempo di vita” che hai riconquistato. 1) Programma una pausa dal lavoro, uno spuntino fuori dall’uffi - cio, una breve passeggiata o un brano musicale da ascoltare. 2) Esegui con regolarità un’attività sportiva, i benefi ci li conoscia- mo tutti; ricorda soltanto che l’eccesso di adrenalina prodotto dallo stresso viene in parte bruciato con l’esercizio fi sico. 3) Tra le tecniche di rilassamento lo yoga è particolarmente adatto al personale di studio poiché unisce agli indubbi benefi ci psico- logici e mentali a un’azione benefi ca sull’elasticità muscolare e articolare, che aiuta a tollerare le impegnative posture di lavoro. 4) Controlla l’alimentazione; una colazione ricca, molta acqua e frutta durante la giornata; attenzione agli eccessi a cena. 5) Programma l’agenda in modo da avere spazio per le urgenze e per la gestione manageriale dello studio, che è un’attività pro- duttiva come quella clinica. 6) Investire tempo nella formazione del personale e dei collabora- tori ha sempre un ottimo ritorno di investimento. Il personale competente, atto a recepire la delega, riduce lo stress. Dott. Alberto Libero, segretario sindacale nazionale ANDI, libero professionista a Vercelli Il sorriso del dentista < pagina 7 Fortunatamente, l’odontoiatria italiana ha nel suo paniere nomi di eccellenza riconosciuti in Italia e all’estero e credo proprio che questo sia il primo punto da considerare quando si vuole sce- gliere un corso: chi è il relatore, qual è il suo valore in termini di attività accademico-scientifica, ha visibilità in Italia e all’estero? L’altro punto da valutare è il valore aggiunto della proposta for- mativa e quali reali benefici potrà trarne in termini scientifici e clinici. Infine, il terzo aspetto è la valutazione costi-benefici dell’impegno economico al quale si fa fronte per la formazione che deve necessariamente essere correlato ai crediti formativi acquisibili e alla possibilità di trasferire velocemente nell’attività clinica le cognizioni acquisite durante il corso. Sembra molto complesso. Come fa un giovane odontoiatra a uscirne vivo e magari formato a dovere? Il Lake Como Institute nasce proprio per questo e cerca di ri- spondere ai tre aspetti a cui accennavo. Da molti anni ormai, il nostro centro corsi rappresenta un punto di riferimento per l’ag- giornamento in implantologia. Un posto dove apprendimento, confronto e discussione trovano una loro sede naturale, è spesso una casa per i giovani chirurghi alla ricerca di un modello pratico- metodologico su cui impostare il proprio futuro professionale. Per questo motivo, nel 2017 proponiamo la Scuola di chirurgia orale e implantologia: abbiamo voluto costruire la formazione in chirur- gia orale sotto forma di un percorso che possa coinvolgere i giova- ni odontoiatri che desiderano implementare le loro conoscenze, a partire dalle basi. Questo tipo di percorso va di pari passo con la Scuola di ansio- lisi endovenosa e la Scuola di management e marketing, una formazione moderna e strettamente dedicata in management odontoiatrico. Infine, abbiamo aperto una sezione di Odonto- iatria conservativa estetica ispirata alle più moderne tecniche ricostruttive. Ovviamente rimangono i nostri corsi di sempre (Ortodonzia, Assistenza chirurgica, Live Prosthesis 360° e Live Surgery 360°). Il tutto per garantire una formazione ben strutturata agli odon- toiatri impartita da professionisti del settore, già eccellenze nella loro materia, anche oltre i confini nazionali. Grazie per l’intervista.

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