Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download

Implant Tribune Italian Edition

13Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2015 Case Report << pagina 12 I materiali utilizzati sono stati: Cefamezin 1000 mg/4 ml, im- pianto Exacone (Leone Spa) cilin- drico a connessione conometrica autobloccante di diametro 4,8 mm e altezza 14 mm, biomateria- le Alos (Allmed), componentistica Leone, Permadyne Polyether Im- pression Material, corona protesi- ca metal-ceramica. Si inizia praticando un accesso chirurgico palatale con lembo a spessore totale esteso all’incisi- vo laterale e al primo premolare. Una volta presa visione completa della corticale ossea, cerchiamo di intercettare la bozza coronale canina e da lì iniziamo a praticare la breccia di apertura. Allarghia- mo progressivamente la porta ossea di accesso fino al punto in cui possiamo praticare la sezione coronale dell’elemento incluso. Un’ulteriore spaziatura pericoro- nale ci permette di lussare la radi- ce fino a sfilarla dalla cavità ossea palatale (Fig. 2). Dobbiamo dedicare particolare attenzione alla conservazione di una piccola lingua ossea palatale crestale, vedremo più avanti con quale obiettivo. L’interno della grande cavità residua deve essere attentamente ispezionato, ripuli- to e svuotato da qualsiasi residuo dentale, capsulare e osseo. Fatto questo, procediamo a un lavag- gio accurato con antibiotico che completa chimicamente il lavo- ro meccanico precedentemente eseguito. L’antibiotico predispo- ne favorevolmente l’azione del- la chemiotassi e della fagocitosi 8-9 dei globuli bianchi nel loro compito endogeno di disinfezio- ne. A questo punto cerchiamo di utilizzare al meglio gli spazi per costruire la sede di allettamento della fixture. Nel caso specifi- co non costruiremo un alveolo implantare come in osso nativo pieno, ma cercheremo di bloccare l’impianto in una grande cavità apparentemente non contenitiva. L’obiettivo è quello di ottenere una “doppia stabilità” alla base e all’apice della fixture. Questa condizione potrà garantire alla componente ricostruttiva di ot- tenere una valida osteointegra- zione dell’impianto. Iniziamo con la perforazione dell’osso crestale, oltrepassiamo con la fresa il suo spessore e raggiungiamo il fondo della cavità dove prolunghiamo la perforazione per circa 4-5 mm. Questo lavoro richiede l’utilizzo di frese particolarmente lunghe e di un impianto di grandi dimen- sioni. Nel caso specifico è stato utilizzato un impianto Exacone 10-23 Leone cilindrico a connes- sione conometrica (cono Morse) di diametro 4,8 mm e altezza 14 mm con tappo di guarigione im- mediato. La perforazione in apice garantisce la stabilità apicale gra- zie all’inserimento delle prime due o tre spire, mentre la conser- vazione di una lingua ossea cre- stale palatale garantisce la stabi- lità dell’impianto sul collo e sul tappo di guarigione (Fig. 3). A questo punto procediamo al riempimento con biomateriale. Il riempimento in questo caso è doveroso essendo lo spazio tra fixture e margine osseo am- piamente superiore ai 2 mm. In questa fase è necessaria una suf- ficiente irrorazione ematica che possa conquistare completamen- te il biomateriale per dar luogo alla sua totale sostituzione con osso autologo. Per far sì che ciò avvenga dobbiamo posizionare il materiale senza compattarlo esa- geratamente (Fig. 4). >> pagina 14 Fig. 29 Fig. 25 Fig. 21 Fig. 30 Fig. 26 Fig. 22 Fig. 31 Fig. 27 Fig. 23 Fig. 32 Fig. 28 Fig. 24 29•30 gennaio 2016 - VIAREGGIO HOTEL PRINCIPE DI PIEMONTE Segreteria organizzativa Tueor Servizi Srl - Via D. Guidobono, 13 - 10137 Torino Tel. +39 011 3110675 - segreteria@tueorservizi.it WWW.ISTITUTOTOSCANOCONGRESS.IT FARMACOLOGIA ODONTOIATRICA: gliaggiornamentiirrinunciabili 3° CONGRESSO ISTITUTO STOMATOLOGICO TOSCANO LEGGI LA BROCHURE ALLEGATA Tel. +390113110675 - segreteria@tueorservizi.it

Sito