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Implant Tribune Italian Edition No.3, 2017

16 Speciale Regeneration Implant Tribune Italian Edition - Settembre 2017 Emocomponenti autologhi come stimolanti della guarigione dei tessuti La possibilità di rigenerare organi e tessuti, il desiderio di conoscere i mec- canismi che portano al rinnovo e alla riproduzione di cellule più o meno organizzate tra loro hanno sempre rappresentato un grande sogno dell’im- maginario simbolico e collettivo, confidando che potesse in qualche modo rendere l’umano più longevo e, perché no, immortale. Più concretamente, è anche un obiettivo della scienza biomedica che, studiando i meccanismi di biorigenerazione, individuando recettori, molecole, funzioni, ha permesso di comprendere e tradurre in terapia efficace quei sistemi fisiologici che sotten- dono alla riparazione delle lesioni ed alla cicatrizzazione delle ferite. Il passaggio traslazionale dal laboratorio di ricerca al paziente e di ritorno al laboratorio per le valutazioni biologiche dei risultati clinici, ha permesso di individuare, negli ultimi dieci-quindici anni, la strada dello stimolo rigene- rativo utilizzando le piastrine ottenute da concentrati autologhi e allogenici. Queste, liberando i fattori di crescita dagli alfa granuli, stimolano natural- mente la rigenerazione dei tessuti contribuendo alla guarigione, cioè al com- pleto o parziale ripristino tanto della struttura quanto della funzione degli stessi L’intuizione e la prova scientifica di tali effetti hanno aperto, alla fine degli anni ‘90, alcuni scenari terapeutici che poco per volta hanno portato a incre- mentare notevolmente il numero di contributi e studi clinici, ora più consoli- dati di qualche anno fa, individuando percorsi di appropriatezza ed efficacia terapeutica a vantaggio di molti pazienti e di molte scelte cliniche, superando talvolta i dilemmi decisionali tra l’approccio chirurgico più invasivo e una più accessibile terapia medica. Il risultato del grande dibattitto di questi anni è l’evidenza dell’utilità dell’uso degli emocomponenti per uso non trasfusionale, attività peraltro normata da specifiche giuridiche finalizzate alla più rigorosa tutela del paziente, e ri- comprese nella legislazione trasfusionale italiana ed europea. In tal senso, e molto recentemente, il D.M. 2 novembre 2015 ha finalmente trattato ed ap- profondito le regole per l’uso di tali prodotti estendendone la possibilità di ot- tenimento anche alle strutture private secondo criteri e requisiti definiti tra- mite apposita convenzione attuando un vero e proprio “principio di delega”. Questo libro nasce da una grande collaborazione multidisciplinare ove l’ar- gomento trattato è un vero e proprio denominatore comune non immagi- nabile in precedenza; esso lega discipline inevitabilmente distanti tra loro (Medicina trasfusionale, Odontoiatria, Chirurgia Plastica Ricostruttiva, Orto- pedia, Veterinaria ed altre) ed è una grande opportunità per i professionisti per confrontarsi su tematiche trasversali con prospettive terapeutiche inno- vative comuni. è anche esercizio di capacità tecniche, conoscenza giuridiche e non ultimo affronta l’aspetto etico proprio delle discipline mediche e bio- logiche ove al centro è l’uomo, prima, e il paziente poi, con le ansie e le soffe- renze dell’essere umano che deve sapere che rigenerazione è salute, utilità, ma non ringiovanimento né immortalità. È un’opportunità terapeutica per guarire, per migliorare la qualità della vita, per utilizzare le risorse in modo appropriato e a tutto vantaggio non solo del singolo, ma della collettività in- tera. Agli Autori, radicati ed esperti professionisti di varie discipline mediche e biologiche, va il merito e, perché no, anche il coraggio, di essersi cimentati in un lavoro difficile di costruzione e assemblaggio di un’opera di grande utilità e praticità sia per il medico sia per l’odontoiatra e il veterinario. RobertofGuaschino Direttore struttura complessa Medicina Trasfusionale Azienda Ospedaliera S.S. Antonio e Biagio e C. Arrigo – Alessandria. Tueor Servizi Via Domenico Guidobono 13 10137 Torino. Tel.:011. 3110675 Vent’anni di chirurgia rigenerativa Riscriviamo le linee guida con il GISOS If GISOS (Gruppo Itafiano Studio Osteointegrazione e Osteosintesi) è una giovane e dinamica associazione fra odontoiatri, chirurghi maxiffo-facciafi e chirurghi orafi che desiderano confrontarsi su temi di comune interesse. Lo spirito motore è il confronto aperto, leale e collaborati- vo; elemento determinante e focale sono i giovani profes- sionisti a cui si desidera trasferire conoscenze e competenze interdisciplinari per accrescere la capacità di gestione di pa- zienti complessi attraverso momenti di studio e confronto, a diretto contatto con relatori d’esperienza e tecnologie d’a- vanguardia. A Rimini, il corso GISOS (venerdì 19 maggio, dalle ore 10 alle 15) presieduto da Paolo Balercia, fondatore e past-president GISOS, che ha introdotto i lavori illustrandone le finalità, è partito da una riflessione sul lavoro svolto negli ultimi vent’anni rispetto alla chirurgia rigenerativa, e dalla cui esperienza nasce l’esigenza di riscriverne le linee guida in un’ottica pluridisciplinare aperta alla ricerca e all’innova- zione. Riportiamo i contributi di Salvatore Parascandolo (“Cisti dei mascellari”), Roberto Pistilli (“Riabilitazione protesica di casi complessi”) e Pietro Felice (“Trattamento del paziente atrofico: osso nativo oppure ricostruito”). Parascandolo – Le neoformazioni cistiche dei mascellari rap- presentano un argomento tra i più conosciuti, studiati e trat- tati nell’ambito delle patologie di interesse odontoiatrico e chirurgico maxillo-facciale, se consideriamo che Karl Partsch già tra la fine dell’800 e i primi anni del ’900 aveva detto tut- to, o quasi, sulle cisti dei mascellari di origine dentaria. Cosa può essere cambiato allora negli ultimi venti anni su questo argomento? Forse le conclusioni possono sembrare de- ludenti se accettiamo l’attualità degli studi e delle proposte terapeutiche di Partsch, tuttavia la tecnologia nella diagnosi e nella prevenzione, insieme alla biotecnologia nella terapia, consentono comportamenti meno invasivi e più conservativi. Il vero cambiamento è stato determinato dalla possibilità che ci viene offerta quotidianamente dall’impiego di strumenti e materiali, quali i raffinatissimi apparecchi radiografici Cone Salvatore Parancandolo, Pietro Felice e Roberto Pistilli. Beam, i modernissimi macchinari per la piezosurgery, i mate- riali da innesto omologhi, eterologhi e alloplastici, che sempre più concorrono per successo e risultati con l’osso autologo. Le linee guida devono tenere conto di queste alternative, per dare al paziente le migliori possibilità terapeutiche, adattan- do le nostre conoscenze alla cura della patologia, e non la patologia alle nostre conoscenze. Un’ultima osservazione che riguarda proprio il ventennio trascorso: per i cambiamenti ge- opolitici mondiali e per l’importanza strategica dell’Italia nel Mediterraneo, nei nostri ospedali curiamo sempre più nume- rosi pazienti provenienti dal continente africano, le cui pato- logie sono voluminose e complesse, inversamente a quanto si è potuto ottenere per i nostri più fortunati concittadini, per i quali si sono consolidate la prevenzione e la diagnosi precoce. Pistilli – È dai primi anni Novanta che si cerca di mettere in atto tutte le possibili tecniche ricostruttive dei mascellari, per cercare di rispettare il paradigma della “implantologia prote- sicamente guidata”. Ogni autore ha proposto la sua tecnica, e i suoi seguaci l’hanno difesa sino allo stremo. Il nostro gruppo è da più di venti anni che cerca, fuori da ogni condizionamen- to, di comprendere i pregi e i difetti di ogni tecnica ricostrut- tiva e di sceglierla a seconda del tipo di atrofia, della sua sede SR e del paziente che dobbiamo trattare. Crediamo che si debba avere il coraggio di rivalutare i risultati a lungo termine di una chirurgia ricostruttiva spinta all’estremo solo per ottene- re il risultato ideale immediato. È vero che abbiamo le armi, e le dobbiamo mettere in campo per cercare di mantenere più a lungo possibile il nostro risultato, ed è sicuramente vero che nelle aree estetiche non si possa fare altrimenti ma, come gruppo, crediamo che sia obbligatorio rivalutare criticamente anni e anni di chirurgia ricostruttiva nei settori posteriori dei mascellari e ciò che è stato fatto e ancora si fa nella riabili- tazione del paziente totalmente edentulo. Negli ultimi dieci anni, alla luce del nuovo paradigma della chirurgia mini-in- vasiva, abbiamo cercato di portare avanti studi clinici rando- mizzati per confrontare soluzioni terapeutiche ricostruttive con tecniche mini-invasive utilizzando impianti di dimensioni ridotte, impianti tiltati e impianti zigomatici. Alla luce di ciò, crediamo che si possano riscrivere le linee guida comportamentali nella scelta terapeutica della riabili- tazione del paziente parzialmente e totalmente edentulo, cer- cando di comprendere realmente, e senza condizionamenti, quali siano le sue esigenze e il suo bene. Felice – Le aree posteriori dei mascellari caratterizzate da no- tevole riassorbimento osseo rappresentano una sfida riabilita- tiva per il chirurgo orale. Nonostante sia possibile aumentare verticalmente il volume osseo con differenti procedure, tutte queste tecniche sono associate a complicanze, a una signifi- cativa morbilità postoperatoria, e richiedono lunghi periodi di trattamento. La possibilità di utilizzare gli impianti corti (oggi anche con una lunghezza di 4 mm), in caso di un’altezza ossea residua non sufficiente, è un’alternativa che può essere più semplice, meno costosa e più veloce, rispetto all’aumento osseo verticale. L.fGrivetfBrancot

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