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Dental Tribune Italian Edition No. 3, 2018

6 Ricerche Internazionali Dental Tribune Italian Edition - Marzo 2018 Fobia del dentista: confermati gli effetti positivi dell’ipnosi Jena (Germania) – Gli scienziati te- deschi hanno studiato l’efficacia di alcuni provvedimenti non farma- cologici contro lo stress psicologico e l’ansia da trattamento dentistico. Dalla valutazione di 29 casi, hanno concluso che fornire informazioni dettagliate al paziente, musica, ri- lassamento e distrazione agiscono contro la paura del dentista se lieve e moderata. Lo strumento più effi- cace ha dimostrato di essere l’ipnosi che può essere usata in studio anche senza una conoscenza specialistica. L’accoglienza può essere amiche- vole, la sala d’aspetto luminosa e non affollata. Tuttavia, una volta che il paziente intravede gli strumenti del dentista o si siede sulla poltrona, l’an- sia lo assale. Per un adulto su quattro, circa, l’andare dal dentista è associa- to a stress psicologico ed ansia men- tre il 4 per cento soffre addirittura di un’evidente fobia. Per contenerla si fa ricorso ad alcuni trattamenti non farmacologici, per far avere al pa- ziente un’esperienza terapeutica più rilassata, priva di stress. Nel tentativo di bloccare la carie, dentista canadese tinge di nero i denti da latte (Canada). Trattare Winnipeg la carie con SDF (argento diammi- na fluoro) potrebbe ridurre il nu- mero di bambini da sottoporre a complessi interventi ai denti o ad anestesie totali. Odontoiatra e pro- fessore associato all’Università di Manitoba, Robert Schroth sta con- ducendo una ricerca su 35 bambini per provare l’efficacia dell’SDF nel combattere lo sviluppo di carie. Liquido chiaro dall’elevata con- centrazione d’argento e fluoro, l’SDF è stato approvato dal Canadian De- partment of Health a Febbraio 2017. L’utilizzo è molto semplice ed anche più economico e veloce rispetto alle otturazioni convenzionali. Schroth dice che il trattamento potrebbe adattarsi a lattanti e bambini non ancora in grado di affrontare un’ot- turazione, senza dover ricorrere all’anestesia. Potrebbe anche esser utile a famiglie a basso reddito o persone che vivono in aree lonta- ne dove la chirurgia dentale non è ancora a portata di mano, perché blocca l’avanzamento della carie finché non si possa ricorrere a cure più complesse. «Giudico importante questa soluzione per bambini piccoli, dif- ficili magari da gestire coi quali po- trebbe essere arduo praticare una cura tradizionale alla poltrona» spiega Schroth. «Si può applicare in ambulatori comunitari frequen- tati soprattutto da soggetti con scarse possibilità economiche, ma- gari privi di assicurazione. Senza un prodotto come l’SDF potrebbe- ro infatti incorrere in gravi proble- mi finanziari». Sebbene abbia molti vantaggi, l’SDF presenta un aspetto proble- matico: gli agenti chimici tingo- no di nero l’area trattata, anche se l’effetto visivo collaterale non rappresenta un deterrente per molti genitori con cui Schroth ha a che fare. Infatti la macchia nera residua dal trattamento con l’SDF assomiglia molto ad una carie non trattata. «Da ciò quanto abbiamo visto – dice – molti genitori sem- brano accettare di buon grado tale soluzione consapevoli di non avere molte alternative» Al momento, negli studi denti- stici il trattamento non è ancora molto disponibile né coperto dalle assicurazioni private. Mentre l’SDF è in fase di certificazione presso il Non-Insured Health Benefits Pro- gram, Schroth sottolinea dal can- to suo che occorre dare ai colleghi delle linee guida per stabilire in quali casi usarlo. La ricerca sta an- che approfondendo il modo di pre- venire la tinta nera. Lo studio di Schroth è condotto in collaborazione con il Children’s Hospital Research Institute of Ma- nitoba in Canada su circa 35 bam- bini al Mount Carmel Clinic and Access Downtown. L’SDF (argento diammina fluoro) è un modo economico per bloccare ma non curare la carie dentale (Fotografia: anatolly gleb/Shutterstock) L’efficacia di questi interventi è stata studiata da psicologi e denti- sti allo Jena University Hospital. Per la loro ricerca, hanno inizialmente analizzato più di 3.000 studi con- dotti su questa materia negli ultimi decenni. Da questa letteratura, han- no selezionato i casi più rilevanti. «Abbiamo preso in esame solo quelli i cui partecipanti siano stati assegnati a caso ad un gruppo d’in- tervento e a uno di controllo» dice Sophia Burghardt descrivendo uno dei criteri più rigorosi. Nella sua tesi di dottorato utilizzata nella ricerca, la dentista ha approfondito i risultati di 29 analisi scelte su un totale di circa 3.000 partecipanti. «Si sono osser- vati gli effetti dell’ascolto di musica – spiega – di esercizi di rilassamento, distrazione, ipnosi o di informazio- ni dettagliate ricevute ad esempio, prima e durante grandi otturazioni, cure canalari, estrazioni di denti del giudizio e chirurgia implantare». I risultati hanno confermato l’effi- cacia di questi approcci nell’alleviare l’ansia del paziente. «Siamo rimasti sorpresi dall’efficacia di quasi tutti gli interventi nel ridurre il peso psicolo- gico: la maggior parte dei pazienti ha parlato di diminuzione dell’ansia, Psicologi e dentisti hanno indagato il successo l’utilizzo di interventi non farmaco- logici nel ridurre lo stress delle cure odontoiatriche, un fenomeno assai comune. (Foto: M. Szabó/UKJ) ma di gran lunga i migliori risultati sono stati ottenuti con uso dell’ipno- si», ha dichiarato la psicologa Jenny Rosendahl, che ha condotto l’indagi- ne. «Sono stati confermati i risultati di un precedente lavoro sull’efficacia dell’ipnosi in procedure chirurgiche. Tuttavia – ha aggiunto – non si può provare l’effetto analgesico di questi provvedimenti, probabilmente per- ché la maggior parte delle procedure dentistiche vengono svolte comun- que in anestesia locale». Con i loro risultati gli autori della ricerca intendono incoraggiare gli studi all’uso coi pazienti in tensione di misure non farmacologiche in ag- giunta al normale trattamento: «Im- magini distraenti o musica possono già ridurre l’ansia dei pazienti – dice Rosendahl – l’ipnosi si può facilmente praticare usando una registrazione, così è stato fatto nei casi analizzati». Intitolata “Non-pharmacological interventions for reducing mental distress in patients undergoing den- tal procedures: Systematic review and meta-analysis” l’indagine è sta- ta pubblicata sulla prima pagina del Journal of Dentistry del 14 Novem- bre 2017. I ricercatori hanno sotto- lineato la necessità di ulteriori test di qualità per rafforzare risultanze così promettenti. Secondo una ricerca quasi tutti i malati di cancro orale del Myanmar masticano il betel quid Toungoo (Myanmar). Quasi tutti i malati di cancro orale analizzati da uno studio hanno fatto uso di tabac- co sotto forma di betel quid, secon- do quanto riferito al Congresso della Società Europea di Oncologia Medi- ca Asia 2017, tenutosi a Singapore dal 17 al 19 Novembre. La masticazione del betel quid (generalmente contie- ne foglie di betel, noce di arec e lime tagliato e del tabacco) ha inizio du- rante l’adolescenza, in associazione al fumo e all’alcool, altri fattori di rischio per il cancro orale. Lo studio si è basato sull’osserva- zione dei comportamenti e degli stili di vita dei malati di cancro di testa e collo che possono aver contribuito a favorire l’insorgenza della patologia. Lo studio trasversale è stato condot- to nel 2016 nell’Unità di oncologia medica del Toungoo General Hospi- tal. Tutti i malati di basalioma squa- moso di testa e collo (HNSCC) arri- vati all’ospedale sono stati inclusi nella ricerca. Ai partecipanti è stato chiesto quali fossero le loro abitudini circa la masticazione del betel quid, fumo e consumo di alcool. Fra i 307 malati di cancro giunti all’ospedale di Toungoo quell’anno, 67 (il 22 per cento) avevano l’HNSCC e sono stati inclusi nella ricerca. Di questi, 41 erano uomini e 26 donne. L’età media era di 59,2 anni (inter- vallo: 36-81 anni) per gli uomini e 58,7 anni (intervallo:19-86 anni) per le donne. Il luogo di sviluppo più co- mune del cancro era la cavità orale (34,3 per cento), seguito dalla larin- ge (25,4), l’orofaringe (11,9), nasofa- ringe (11,9), ipofaringe (10,4), labbro (4,5) e naso (1,5 per cento). Relativamente alle abitudini e allo stile di vita dell’intera popola- zione presa in esame, 20 pazienti (30 per cento) masticavano solo betel; 19 (28 per cento) masticavano betel e fumavano tabacco, 19 (28 per cento) masticavano betel, fumava- no tabacco e consumavano alcool. Due pazienti fumavano tabacco e bevevano alcool, due fumavano ta- bacco solamente, due non presenta- vano fattori di rischio e per tre non c’erano informazioni disponibili. Tutti i malati di cancro orale erano masticatori di betel quid. In aggiunta, il 48 per cento fumava ta- bacco e il 44 consumava alcool. La maggior parte (87 per cento) dei ma- lati di cancro orale ha dichiarato di tenere il betel quid nella cavità della bocca la maggior parte del tempo. Oncologo del Toungoo General Hospital, Khin Khin Nwe autore prin- cipale della ricerca ha dichiarato: «Secondo precedenti studi l’inciden- za del cancro orale, chiamato anche cancro della bocca, nel Sud Est asia- tico è stata pericolosamente alta per molti anni. È anche stato dimostrato che l’uso del tabacco non da combu- stione è comune in questa regione – ad esempio in Myanmar più del 50% degli uomini usa il betel quid». Commentando l’argomento Ma- koto Tahara, Capo del Dipartimen- to di Oncologia Medica al National Cancer Centre Hospital East in Chi- ba (Giappone) ha dichiarato «Dato il numero di problemi associati alla masticazione di betel quid, in par- ticolare cancro orale e condizioni precancerose come la leucoplachia e la fibrosi submucosa, è d’impor- tanza globale per la salute pubblica comprendere come ridurre la masti- cazione di betel quid. Nell’ultima de- cade, è stato classificato come cance- rogeno di gruppo 1 dall’International Agency for Research on Cancer». Dental Tribune International

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