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Dental Tribune Italian Edition No. 3, 2018

Dental Tribune Italian Edition - Marzo 2018 Speciale Gestione dello Studio 13 Tra odontoiatra e paziente comunicazione in sei punti La connettività (e le app) a supporto della prevenzione «Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensa- no tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente, in tal maniera non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto» (Dalai Lama). Nel XXI secolo il rapporto medi- co-paziente è entrato in crisi a cau- sa di diversi fattori: se da un lato le evoluzioni sociali e storiche hanno portato a una maggior democrazia e uguaglianza in questo genere di rela- zione, dall’altro le cure sono divenu- te sempre più complesse e costose a causa di un elevato sviluppo tecnolo- gico e ciò ha portato il medico a per- dere parte della sua “autorità” nella scelta del programma di cura. Nel tempo quindi si è passati da un modello paternalistico in cui era il medico a scegliere anche per il paziente senza consultarlo a un modello condiviso in cui entrambi si assumono le medesime responsa- bilità ma hanno anche lo stesso po- tere decisionale. Affinché si crei una buona partnership e vi sia fiducia reciproca è necessario che l’aspetto comunicativo abbia una grande ri- levanza e venga curato dal medico. A tal proposito vi sono sei punti chiave che ogni odontoiatra dovreb- be tenere bene in considerazione nel momento in cui si interfaccia con i propri pazienti: - Qualità della cura: l’odontoiatra deve essere un professionista qualificato che offre un servi- zio soddisfacente attraverso le proprie competenze e i materiali utilizzati, la trasparenza è un at- tributo fondamentale; - Fiducia: deriva dal presupposto che il consenso del paziente sia il risultato di una scelta libera e informata; - Comunicazione efficace: se il me- dico non provvede a fornire le in- formazioni necessarie al paziente per cui questo ne percepisce la scarsità il risultato è l’impressione che l’odontoiatra sia poco empa- tico e di conseguenza c’è una mi- nore adesione alla terapia. Ciò che può fare il medico è utilizzare un linguaggio privo di tecnicismi in modo da poter essere compreso da tutti, fornire le informazioni in fasi, in modo specifico, ponendo maggiore rilevanza su quelle più importanti, scriverle al paziente in modo semplice e infine assicurarsi che siano state recepite attraverso la ripetizione da parte del paziente; - Relazione dentista-paziente: tra quelle possibili la relazione di reciprocità in cui il controllo è alto sia da parte del paziente che dell’odontoiatra è la più funzio- nale in quanto entrambi intera- giscono in modo empatico; - Ascolto del paziente: la paura del dentista è dovuta sia al dolore che al trattamento perciò è impor- tante che il medico abbia un’at- tenzione psicologica nei riguardi del paziente per comprendere oltre che il problema oggettivo anche quello soggettivo nel mo- mento in cui il paziente tiene un comportamento irrazionale; - Atteggiamento dell’odontoiatra: è utile la presenza di uno psicologo all’interno dello studio odontoia- trico in quanto il paziente potreb- be avere in alcuni casi dei tratti di personalità di tipo ansioso, osses- sivo-compulsivo oppure fobico e una volta accertato tramite degli strumenti di valutazione adeguati è possibile fornire il supporto ne- cessario e l’odontoiatra può mo- dificare il proprio atteggiamento e assumere quello più funzionale al paziente sulla base del modello Patient Centered. In un recente sondaggio a pazienti di studi odontoiatrici è stato chiesto di dare un voto da 1 (poco impor- tante) a 4 (importante) ad afferma- zioni riguardanti i fattori oggettivi e di comunicazione nell’ambito della loro esperienza con l’odontoiatra: la maggiore importanza è stata conferi- ta all’aspetto comunicativo della pro- fessionalità e della competenza e su- bito dopo al secondo posto è risultata essere importante la disponibilità all’ascolto, alla spiegazione della cura, alla risoluzione di eventuali problemi e la sensazione di essere stati trattati come pazienti e non come clienti. Nel modello Patient Centered viene evidenziata la necessità del paziente di “essere preso sul serio” e ciò ha un ritorno positivo anche per il medico poiché solo il suo assistito è il “vero conoscitore” del suo disa- gio e solo se si sente compreso è in grado di esprimere in maniera esau- stiva tutti i suoi sintomi. È possibile agevolare questo processo di svela- mento attraverso la formulazione di domande aperte da parte del medi- co al paziente e in questo modo por- tare quest’ultimo a ripescare dalla propria “agenda” esperienziale la maggior parte di dettagli possibili. Anna Cantagallo, Neurologo e Fisiatra Significato della parola “connettivi- tà”? “L’essere connesso, possibilità di connettersi a una rete”. Ci si connette, si naviga sulla rete per cercare infor- mazioni o per approfondire cono- scenze e leggere e-mail. Oggigiorno, tutti utilizzano costantemente uno smarphone dai molteplici vantaggi: telefonare, inviare messaggi, foto, documenti e tutto ciò che possa viaggiare in rete. Inoltre, si ha la pos- sibilità di scaricare applicazioni (App) che servono per svariate attività o interessi, come, ad esempio app con ricette di cucina, di shopping online, o anche più semplicemente applica- zioni con meteo, dizionari e lettura. Grazie ad esse, il cellulare è come se fosse un computer in miniatura, con stesse funzionalità, ma più maneg- gevole e sempre a portata di mano. L’impiego di tali tecnologie è, ormai, utilizzato da tutte le fasce di età poiché facilita e favorisce la comunicazione, cambiandone le modalità. Specie tra gli adolescenti, le comunicazioni sono sempre più brevi e immediate, dal momento che fanno uso diffuso di immagini anziché parole. Ogni aspetto della vita di bambini, adolescenti, giova- ni, è caratterizzato dal suo uso. In- dagini dimostrano come i ragazzi trascorrano circa sei ore al giorno sui cellulari, messaggiando su chat e navigando sui social. L’utilizzo di tecnologie installate su i propri dispositivi, alla portata di tutti e soprattutto di tutti i giorni, ha fatto in modo che nascesse l’esigenza di app a supporto del benessere. In un articolo del Journal of Family Medici- ne dal titolo “How app are changing family medicine” si riporta come i medici americani abbiano comincia- to, già da qualche anno, a prescrive- re applicazioni medicali attraverso smartphone e tablet, permettendo ai propri assistiti di monitorare le pa- tologie e/o di migliorare i propri stili di vita e, di conseguenza, riuscendo a combattere l’obesità, la cattiva ali- mentazione e la sedentarietà. Anche il mondo dell’oralcare è ap- prodato in questo sistema, inserendo in commercio app - vere e proprie personal coach - per seguire i pa- zienti nell’igiene orale domiciliare. La tecnologia fornisce, agli operatori sanitari e ai loro utilizzatori, informa- zioni utili sullo stato di salute del cavo orale. Queste app motivano, dispen- sano consigli e stimolano l’interesse dei pazienti, fornendo un feed-back in tempo reale. Vi sono quelle dedica- te anche ai pazienti in età pediatrica, per i quali il momento dell’igiene ora- le diventa un gioco interattivo. È molto interessante il nuovo ap- proccio alle tecnologie, che usando uno strumento di massa come lo smartphone, con applicazioni mo- derne, rivoluziona e soddisfa i bisogni nella promozione della salute orale. Soprattutto efficace per ottenere una buona “concordance” da parte dei no- stri pazienti, elemento essenziale per la buona riuscita di una terapia. Si può quindi concludere che, oggi, l’innovazione e la ricerca svi- luppano, con l’ausilio di tecnologie, nuove soluzioni in grado di rispon- dere concretamente a problemati- che e a stimolare cambiamenti negli stili di vita per aumentare la preven- zione e il benessere generale. Camilla Colella A D V ( 1 / 4 V E R T ) 1 5 6 x 1 8 5

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