Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download

Dental Tribune Italian Edition No. 3, 2018

18 News & Commenti Dental Tribune Italian Edition - Marzo 2018 M.G. Piancino: «Ben vengano le tecnologie, purché al servizio della professione e non viceversa» «Ben vengano le nuove tecnologie, ma stiamo attenti a fare in modo che siano loro al nostro servizio per migliorare la professione e non viceversa». Quando la tecnologia entra nella vita professionale senza essere stata considerata in modo competente, gli effetti collaterali e i danni si possono ripercuotere in tutti i campi: a partire dal rischio di peggioramento del rapporto col paziente, per continuare con l’inva- sione tecnologica sia nella sua vita che in quella del professionista. Non meno importanti gli errori diagnostici favoriti da esami sem- pre più settoriali che portano alla mancanza di valutazione del sog- getto nel suo insieme, alla sempre più limitata capacità di ascolto e anamnestica, atto medico inso- stituibile per qualsiasi specialità. Rischi di errori terapeutici perché ci si affida alla tecnologia pensan- do che due più due faccia sempre quattro sempre meno il ruolo della biologia, della considerando fisiologia e della variabilità dell’ap- parato stomatognatico e dell’uo- mo al quale appartiene. Eppure, a fronte di questo incre- dibile avanzamento tecnologico, nell’anno 2018 le nostre diagnosi sono ancora incredibilmente e sem- pre di più rigorosamente statiche! Dove è l’avanzamento tecnologico che ci consente di diagnosticare le alterazioni funzionali? L’apparato stomatognatico è sede di funzio- ni molto importanti per la qualità della vita di tutti noi, quali la ma- sticazione, la deglutizione, la fo- nazione. Dove sono le tecnologie a disposizione del professionista, di reale utilizzo nell’attività clinica quotidiana, che consentano una diagnosi dinamica e una compren- sione dell’etiopatogenesi funziona- le della malattia? I ricercatori hanno dimostrato con chiarezza l’influenza positiva diretta della masticazione sulla me- moria e sull’attività cognitiva nelle fasi di sviluppo e di decadimento. La diagnosi funzionale è di prima- ria importanza per impostare delle terapie mirate al miglior sviluppo cognitivo durante la crescita e al rallentamento del decadimento du- rante l’invecchiamento o in presen- za di malattie degenerative. È evidente che per realizzare trattamenti moderni e di successo non è più sufficiente l’allineamento dentale o l’estetica protesica, ma è necessario e doveroso conoscere gli effetti delle terapie sulla funzione che, ad oggi, è appannaggio di po- chi fortunati ricercatori. Per poter trarre i giusti vantaggi dalle nuove tecnologie sono chia- ramente fondamentali esperienza e conoscenza. Un giovane ha, per forza di cose, poca esperienza, ma la conoscenza dovrebbe essere gelo- samente custodita in quel bagaglio culturale costruito lentamente nel tempo lungo il percorso di “forma- zione universitario”. Tuttavia l’avanzamento tecno- logico, che solo apparentemente semplifica e spesso purtroppo ba- nalizza, aumenta i rischi e ci porta a dimenticare, insieme ai giovani, che “Formazione” vuol dire fatica, attenzione, umiltà, dedizione, edu- cazione, riconoscenza, ammirazio- ne, rispetto, responsabilità, deon- tologia. Nessuna tecnologia potrà mai annullare tali concetti, senza l’applicazione dei quali si evolve verso una sterile “informazione”, che nulla ha a che fare con la “For- mazione”. Non solo, le tecnologie che si ba- sano sulla formazione, ovvero sui principi biologici e fisiologici che solo un percorso universitario serio può offrire. Sono le vere tecnolo- gie di avanzamento ed evoluzione, quelle che ci consentono una dia- gnosi più completa, impensabile nel secolo scorso, e che, tanto per cambiare, richiedono competenza, impegno, tempo dedizione etc. I mezzi ci sono, speriamo che qualcuno abbia voglia di realizzar- li, che chi di dovere abbia la com- petenza e la consapevolezza per sostenerli e che i professionisti ca- piscano l’importanza di evolvere tecnologicamente allo scopo di “cu- rare”, nel senso medico del termine, i pazienti nella loro unità psico-fisi- ca, affiancati, e non “in preda” alle nuove tecnologie. Maria Grazia Piancino Rini: «No a false nostalgie, ma dobbiamo recuperare la capacità di creare fiducia e affidamento» Il DDL Lorenzin, approvato in via definitiva il 22 dicembre 2017 con- templa gravi pene per chi esercita abusivamente una professione sa- nitaria. La nuova norma sembra aggravare quella precedente, in- troducendo un regime sanzionato- rio più pesante ma anche differen- te. Chi prima era condannato per esercizio abusivo della professione rischiava max sei mesi, periodo riducibile con attenuanti e riti pre- miali fino a due mesi. Ora la pena minima è di 6 mesi elevabile sino a 3 anni. Le multe sono salatissi- me (fino a € 50.000). Ma leggiamo cosa in merito all’abusivismo dice Sofia Rini, odontologa forense uni- versitaria e neo presidente dell’O- elle in una nota paradossale che suscita riflessione. Qualche anno fa due sorelle arrabbiate mi sottoposero il caso dell’anziano padre che, “in cura” da sempre presso un odontotecnico, era giunto troppo tardivamente alla diagnosi di carcinoma orale, tanto tardivamente da non poter sperare in nulla. Rabbia, preoccupazione, desiderio di risarcimento, ma an- che reticenza a “rovinare” colui che in fondo, era diventato un amico, avendo “curato” l’anziano signore per trent’anni. Certo avrebbe potuto accorger- sene prima, ma in fondo, era una “brava persona”. Apprendendo la notizia l’odontotecnico si era subi- to preoccupato del suo “paziente”, aveva suggerito nomi di professio- nisti esperti in materia, era anda- to a trovarlo in ospedale, gli aveva anche riparato gratis la dentiera! Dopo tutto, il padre delle due so- relle non aveva tanti soldi e loro volevano assicuragli una fine più serena, con il conforto di tutto ciò che era necessario. L’abusivo aveva coccolato il suo “paziente”, un po’ per interesse, cer- to, ma anche per quel sentimento di simpatia e di condivisione del dolore conseguente ad un rapporto amicale datato nel tempo. Morale? Il prestanome si è accordato con le figlie, hanno transato e la faccenda si è chiusa. Una storia come tante di un rapporto nato in passato e man- tenuto nel tempo, di una presa in- carico clinica non a norma di legge, non etica, né giusta, ma comunque un rapporto non con un numero, ma con un “paziente” con chi non lo potrebbe avere. Oggi tutto è cambiato. I vecchi abusivi stanno scomparendo, non esistono quasi più e chi non ha soldi si rivolge alla “grande distri- buzione” di salute e di cure odon- toiatriche, non sempre economica o low cost, ma gestita da manager e da imprenditori: anonima, distac- cata, commerciale. Catene di mon- taggio erogatrici di prestazioni, cure, estrazioni, all-on four, all-on- six, Toronto! Società che cambiano, chiudono e rinascono, professio- nisti che lavorano a cottimo e per periodi limitati, spostandosi da un centro all’altro. Centri e Società sono spesso ca- ratterizzati da un frequente ricam- bio del personale medico-odonto- iatrico (spesso neo-laureati), dove non è facile capire chi ha fatto cosa e a chi. Non esiste il paziente, c’è l’utente il cittadino, il numero: il “rapporto di cura” è defunto, non è più lo stesso. Prima, nel bene e nel male, nonostante l’abusivato, esi- steva un rapporto umano, anche se non definibile, di cura, che si basava su una conoscenza datata nel tempo. Oggi sempre più di frequente le prestazioni sono erogate da pro- fessionisti abilitati, ma anonimi, asettici, fenomeno impossibile da immaginare solo un decennio fa. Unico riferimento, l’addetto com- merciale. Oggi l’abusivismo non si può certamente giustificare, ma occorre comunque recuperare un’u- manità diversa, perché il tempo ha cancellato il rapporto umano. I vecchi abusivi si facevano carico dei “pazienti”, creavano complicità, coccole e prese in carico, anche se non potevano farlo e gli stessi “pa- zienti” magari erano anche consa- pevoli dell’illeceità e dei rischi, ma pochi denunciavano. Oggi invece il contenzioso cresce e gli errori non si giustificano più. Chiediamoci cosa e perché è cambiato e riflettiamo senza falsa nostalgia. Siamo odontoiatri veri, legalmente autorizzati all’eserci- zio di una professione, ma dob- biamo con modestia recuperare capacità di creare un rapporto di fiducia e di affidamento: ebbene, “si può fare!” Maria Sofia Rini

Sito