Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download

Dental Tribune Italian Edition No. 3, 2018

Dental Tribune Italian Edition - Marzo 2018 News & Commenti 17 Con la fine della legislatura, perduta un’altra occasione per porre mano in modo radicale ai problemi cronici dell’odontoiatria Peccato. Siamo arrivati agli ultimi mesi di legislatura e col consueto parossismo hanno visto la luce alcu- ni provvedimenti che incideranno sulla professione. Come sempre, pur- troppo, in modo marginale, frutto di mediazioni faticose e con un impatto sociale scarso. La legge Lorenzin che ha (re)introdotto l’obbligatorietà di alcuni vaccini – a ragione, a parer mio – ha portato a galla, riproponendolo con forza, un concetto basilare in me- dicina che si chiama profilassi. Da sempre prevenire è meglio che curare, costa meno ed è molto più efficace. A maggior ragione in una fase storica in cui la scienza co- mincia ad annaspare ed è a un pas- so dall’abdicare alla recrudescenza di alcune malattie mediate da virus o batteri diventati quasi invincibili. Questo impegnerà personale e ri- sorse e porterà risparmi esponen- ziali su costi e sofferenze legati alle patologie interessate. Allora, perché non continuare con questo passo e investire in prevenzione anche in altri settori, ad esempio l’odontoia- tria, che raramente finisce sui gior- nali ma è depositaria – tra carie e malattia parodontale – di patologie che affliggono la popolazione mon- diale in maniera ubiquitaria? La vecchia definizione della dif- ferenza tra un politico e uno statista non passa mai di moda: investire in prevenzione è costoso ma, sul lungo termine, comporta vantaggi anche economici che non sono discutibi- li. Non paga però dal punto di vista elettorale, anche perché manca una cultura di questo tipo a tutti i livelli. Un collega mi ha recentemente rac- contato di una sua amica, trasferita- si in Olanda per lavoro. In Italia per le ferie, fu costretta a tornare rapi- damente ad Amsterdam per una vi- sita di controllo e prevenzione pro- grammata, in assenza della quale avrebbe perso ogni tipo di supporto pubblico per l’odontoiatria. Il welfa- re in quel paese è sicuramente una realtà, il cittadino utente si sente coccolato ma c’è un prezzo da paga- re, l’acquisizione di una mentalità per noi quasi impensabile. Comunque, quanto miope può essere uno Stato che promette den- tiere agli anziani e non si preoccupa di un piano generale per aggredire in maniera efficace la malattia pa- rodontale e quelle sistemiche colle- gate? Certo, lo Stato in fondo siamo noi, disponibili ai viaggi della spe- ranza nei paesi dell’Est per tornare in Italia carichi di All-on-four (o – five o – six), in grande maggioranza inutili e destinate spesso a fallire in breve tempo, ma riluttanti verso le sedute periodiche di igiene profes- sionale perché «tanto il tartaro poi si riforma». Quindi, perché stupirsi? Perché lamentarsi delle catene più o meno low cost e non incidere drasticamente sul numero dei laure- ati che, in assenza di altre possibilità, finiscono a rimpolpare la manova- lanza qualificata e sottopagata che permette a questi centri di conti- nuare a lucrare, con una regressione davvero deprimente. Il numero pro- grammato al corso di laurea dovreb- be essere slegato dalle disponibilità didattiche dell’ateneo e agganciato invece alle esigenze della salute pub- blica. Fatto salvo il rapporto medico/ paziente indicato come ottimale dall’OMS, qual è la ratio nel formare più operatori del necessario? Ancora. È di recente introduzio- ne la normativa sulla responsabi- no ad essere gli stessi: le terapie di qualità sono costose, il reddito pro capite ristagna, interventi a favore delle famiglie stentano a farsi stra- da e quindi la soluzione migliore per chi deve far quadrare i conti passa spesso dalla rinuncia. Il ripiegamento del SSN nei con- fronti delle prestazioni odontoiatri- che negli ultimi 20-30 anni è stato disordinato, graduale, inarrestabile e non è stato vicariato da nessun tipo di assistenza surrogata, che sarebbe dovuta arrivare dai fondi integrati- vi. Per quanto questi negli anni sia- no cresciuti in modo evidente, sono tuttora insufficienti a permettere l’accesso alle cure a una fascia consi- stente della popolazione (vedi studio Eurispes-AIO sull’argomento). Chi ha problemi e non vuole tra- scurarli è costretto, almeno finora, a rivolgersi comunque al settore priva- to, pagando di tasca propria. Spesso senza rimborsi perché la maggioran- za di assicurazioni e fondi integrativi non coprono questo tipo di assisten- za. Di fatto, la loro incidenza rive- ste, ancor oggi, un ruolo marginale, essendovi una platea di beneficiari ristretta, lavoratori che possono usu- fruire di benefit da contratto o che dispongono di un reddito sufficiente a pagare il premio e beneficiare dei servizi offerti. Una grossa fetta della popolazione rimane, quindi, esclusa. Peraltro, non è trascurabile la crescita delle convenzioni tra studi privati e fondi, complice la crisi che ha prodot- to una flessione dei pazienti per i li- beri professionisti. Molti sanitari cer- cano risposte nelle convenzioni per recuperare competitività sul merca- to e raggiungere nuovi pazienti. Proprio per questo è scontato che si debba porre un argine allo stra- potere dei fondi, intervenendo sulla contrattazione ed evitando aber- razioni economiche tali da portare detrimento all’utente finale. Infatti, il convenzionamento comporta sem- pre una contrazione delle tariffe, do- vuto alla necessità del terzo pagante – o lucrante – di raggiungere il proprio obiettivo che non è tanto il benessere del paziente quanto l’utile di bilancio. In questo nuovo contesto il vero problema sarà la sopravvivenza del modello libero professionale così come lo conosciamo. Il rilancio del settore odontoiatrico, in affanno in tempi di riduzione della possibilità di spesa delle famiglie, potrebbe quindi passare anche dall’aumento di de- traibilità delle spese dentali, magari quelle legate alla prevenzione. L’o- dontoiatria entrerà sicuramente di prepotenza nella campagna elettora- le. Occorrerà premere per provvedi- menti che possano riportare il settore a ritrovare stabilità e recuperare un simulacro di prosperità, vigilando che con le elezioni non si esaurisca di nuovo l’interesse sull’argomento. A pensar male si fa peccato ma, di solito, ci si azzecca. Giulio Del Mastro lità professionale, reduce da una gestazione complessa e che non ha rappresentato la rivoluzione che ci si aspettava, salvo andare a incidere in maniera noiosa su alcuni detta- gli – il preventivo, l’assicurazione RC – che non cambieranno la vita a nessuno. Salvo appesantire ulterior- mente la burocrazia. Non dimentichiamo la Legge sulla concorrenza e l’ingresso dei capitali nella professione, apertura potenzialmente non priva di effetti sul rapporto con il paziente, né sul rapporto tra il professionista e chi detiene il capitale. Anche il riordino degli Ordini professionali ha visto finalmente la luce, lasciando quasi tutto invariato se si esclude di aver rimpolpato numericamente le Cao provinciali, ormai quasi destituite nei fatti di potestà operativa e aver ridotto a due mandati la rieleggibili- tà dei rappresentanti la professione. Però… Però abbiamo finalmente una legge sulla repressione dell’abusivi- smo che promette bene. Non fossimo in Italia, paese ampiamente dotato di norme che tutti si fanno un punto d’onore di non rispettare, originando il caos in ogni settore che ci è proprio, ci sarebbe quasi da gioire. A quale scopo comunque un’ana- lisi così puntigliosa? Per condivide- re il rammarico sull’ennesima oc- casione perduta di metter mano in modo radicale ai problemi cronici dell’odontoiatria. Che sono, in sin- tesi, l’impossibilità per una fascia consistente di persone ad accedere a terapie di qualità e, all’opposto e ribaltando il problema, la realtà del calo di pazienti, e di fatturato, per gli odontoiatri. I termini continua- 2008-2018 DI PROGETTI IN CRESCITA A D V ( 1 / 4 V E R T ) 1 5 6 x 1 8 5 www.tueorservizi.it

Sito