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Dental Tribune Italian Edition No. 1, 2017

15 Dental Tribune Italian Edition - Gennaio 2017 Attualità Piani di trattamento complessi: ortodontista e protesista a confronto A Eliana Di Gioia, ortodontista, e Carlo Poggio, protesista, recentemente eletto presidente AIOP, Dental Tribune ha posto una serie di domande per approfondire le modalità e implicazioni di un confronto interdisciplinare ricco di contenuti. Confronto che ha preso le mosse da una sessione scientifico-congressuale svoltasi di recente dal titolo “SIDO incontra AIOP”. Per l’ortodontista e per il protesista i casi clinici complessi costituiscono una sfida importante? Eliana Di Gioia – Certamente. Prevedono diverse fasi di lavoro, svolte da più operatori coinvolti in base alle diverse competenze professionali. La stes- sa multidisciplinarietà può essere fonte di criticità da valutare nella conduzione del caso clinico. È per- tanto cruciale che gli operatori dialoghino tra loro sindallafasediagnosticaedintegrinolecompeten- ze per raggiungere obiettivi fondamentali quali: • individuazionedelleadercliniconellagestione di ciascun caso (scelto in base alle caratteristi- che cliniche); • definizione dei protocolli diagnostici e tera- peutici chiari, condivisi dagli operatori e con il paziente; • eliminazione della criticità di comunica- zione nel trasferimento informazioni tra gli operatori; • monitoraggio del caso con periodici clin check in corso d’opera. La chiave del successo passa anche attraverso l’ef- ficacia del setting organizzativo del team e l’inte- grazione dei diversi punti di vista (ortodontico, protesico, chirurgico, parodontale) degli operatori coinvolti nella gestione del caso. Il dialogo, l’inte- razione e il confronto tra gli specialisti dei diversi settori diventano pertanto armi necessarie per affrontarla con maggior serenità ed efficacia. Ma perché accada, è fondamentale sedersi accanto, protesisti e ortodontisti insieme, nelle stesse aule e ascoltare le stesse relazioni. Nella sessione scientifica “SIDO incontra AIOP” quali erano i principali obiettivi dell’apprendimento? Eliana Di Gioia – È stata una bellissima opportu- nità per creare occasione di dialogo e di confronto tra ortodontisti e protesisti: i presidenti SIDO ed AIOP hanno creduto nell’importanza di questo progetto e lo hanno sostenuto. Ho chiesto a Carlo Poggio di focalizzare l’attenzione su ortodonzia e protesi: cos’è, in questo caso, realmente importan- te e qual è la best practice nel lavoro di squadra. I relatori della giornata hanno pertanto affrontato la pianificazione interdisciplinare dei trattamenti complessi nella gestione dei casi con ortodonzia e implantologia; la tematica dei supporti ortodonti- ciperunaprotesiminimamenteinvasiva;laspino- sa questione di quando, invece, non fare ortodon- zia nei casi multidisciplinari. Malgrado la comune base odontoiatrica, ortodontista e protesista sembrano appartenere a due specialità diverse, tanto dissimili sono le loro “mission”. Quale leader della sessione “SIDO incontra AIOP”, Carlo Poggio chiarisce cosa sia a suo giudizio, particolarmente importante conoscere per l’ortodontista e il protesista. Carlo Poggio – Nella programmazione di un caso complesso, la collaborazione tra ortodontista, pro- tesistaeodontotecnicosvolgeunruolodiprimaria importanza nella definizione degli obiettivi rag- giungibilinell’ambitodellesingoledisciplineenella formulazione del piano di trattamento globale del caso. L’approccio interdisciplinare, realizzato con l’integrazione tra diverse terapie, consente di effet- tuarle con ottima prognosi se basate su un preciso protocollo operativo condiviso tra gli operatori e con il paziente. In estrema sintesi in un trattamen- to interdisciplinare è fondamentale che ogni step della terapia abbia una precisa finalità rilevante al raggiungimento degli obiettivi finali specifici del singolo paziente. Trattamenti interdisciplinari miranti al puro raggiungimento di obiettivi idea- li teorici non individualmente specifici rischiano spesso di produrre overtreatment e risultati finali non soddisfacenti. Alla luce dei nuovi sistemi di imaging 3D quali esami sono al momento indispensabili alla programmazione di un trattamento interdisciplinare? Carlo Poggio – L’evoluzione della diagnostica 3D (RX, sistemi di scansione morfologica ecc.) sicura- mentepromettedifornireaiclinicistrumentiecce- zionali di analisi. Tuttavia al momento tendiamo ancora a ragionare sulla base di strumenti conso- lidati, probabilmente per prassi e per limitazioni alla diffusione dei sistemi più innovativi legati alla complessità e ai costi. C’è da lavorare ancora mol- to e le società scientifiche su questo avranno negli anni un ruolo certamente importante. Cosa si intende quando si parla di “setting organizzativo del team”? Carlo Poggio – Significa puntare ad avere una con- duzione coordinata e attenta delle varie fasi del lavoro clinico: la sinergia di competenze, capacità cliniche e potenzialità di tutte le differenti specia- lizzazioni, la buona conoscenza di cosa sia real- mente importante nell’insieme e delle interazioni possibili tra le varie discipline, dovrebbero essere obbligatorie per ogni clinico per incorporare nel lavoro di tutti i giorni piani di trattamento real- mente interdisciplinari e lavorare efficacemente in team interdisciplinari. Dental Tribune Italia Il dentista e gli emocomponenti per uso non trasfusionale Le osservazioni del clinico (Mozzati) e dell’avvocato (Fiorentino) Il Decreto del Ministero della Salute del 2 novembre 2015 “Disposizioni re- lative ai requisiti di qualità e sicurezza di sangue e degli emocomponenti” diceche«perleattivitàcheriguardano gli emocomponenti per uso non tra- sfusionale […] la richiesta deve essere effettuata da un medico o, solo per le attività cliniche di competenza, da un odontoiatra». Ribadisce la presidente FNOMCeO Chersevani: «Il sanitario iscritto al solo Albo degli odontoiatri può svolgere tale prestazione solo per leattivitàclinichedicompetenzadella professione odontoiatrica». «Il problema non va visto soltanto in relazione all’uso degli emocompo- nenti in odontoiatria, ma in relazione a tutte le competenze che deve avere l’odontoiatra verso il paziente», com- menta Marco Mozzati, past president ANTHEC (Academy of non Trasfusio- nal Hemo Components) e autore del volumeIconcentratipiastrinici.Prepa- razioneeutilizzoclinico.«L’odontoiatra – continua – può crearsi un accesso venoso sia per inoculare farmaci che per prelevare sangue, a patto che la fi- nalità sia correlata alle terapie del cavo orale. Per cui, se l’intento è quello di ottenere un’analgesia con riduzione diansiaduranteiltrattamentoclinico, gli è concesso. Le tecniche di ansioli- si farmacologica stanno diventando molto diffuse e anche supportate da corsi altamente professionalizzanti e master post-universitari. Per quanto riguarda il prelievo venoso per la pre- parazione di emocomponenti a uso non trasfusionale – sottolinea sempre Mozzati – la problematica del prelievo era già stata affrontata e risolta nella Delibera regionale piemontese del 2010, in cui si specificava che la delega alla preparazione e all’utilizzo poteva essere assegnata anche all’odontoiatra a patto che si attenesse a utilizzi asso- ciati a patologie del cavo orale». «Anche se le competenze dell’odon- toiatra sono state estese ai tessuti periorali per l’emocomponente – os- serva infine Mozzati – per ora non si prevedono estensioni all’utilizzo in medicina estetica, pratica attualmen- te non delegabile. Per cui, direi niente di nuovo, ma solo un’ulteriore specifi- ca sull’appropriatezza dell’utilizzo in base alla laurea ottenuta». Stefano Fiorentino, legale dell’AN- THEC, ricorda invece che «nell’articolo pubblicato sul web il 5 febbraio 2016 dal titolo “Decreto con nuove norme sugli emocomponenti ad uso non trasfusionale: diamogli un voto”, ave- vamo promosso a pieni voti le nuove norme ministeriali nella parte che di fatto chiariva l’ambito soggettivo de- gli “autorizzabili”». Fiorentino riporta quanto era stato scritto: «Viene per la prima volta citato, come possibile titolare dell’autorizzazione alla tera- pia, l’odontoiatra, oltre che il medico. Questo dovrebbe definitivamente sgomberare le incertezze in merito al fatto che possa fare o meno il prelievo di sangue per l’ottenimento dell’emo- componente: voto 10, almeno su que- sto aspetto un po’ di chiarezza». La presa di posizione della FNOMCeO è assolutamente fondata sulle norme vigenticitate,ancheperchénonèpen- sabile che il Decreto 2.11.2015 autorizzi l’odontoiatra alla manipolazione del sangue per l’ottenimento degli emo- componenti autologhi per uso non trasfusionale, ne consenta l’applica- zione terapeutica sui pazienti (previa specifica convenzione autorizzatoria) e non lo abiliti al prelievo venoso fina- lizzato alla cura. «Perusareunparagoneneanchetanto assurdo – osserva Fiorentino – è come se ci dessero la patente per guidare l’automobile, ma non fossimo autoriz- zati ad accendere il motore…» Il principio di diritto ricavabile da quanto sopra esposto, in linea con analoghe posizioni del Consiglio Superiore di Sanità e quello di Stato (chiamati a pronunciarsi sulla legit- timità dei prelievi venosi dei biolo- gi) è che il prelievo venoso, anche al di fuori del distretto corporeo di competenza, (quello dell’odontoia- tra è limitato all’oro-buccale) è le- gittimo se finalizzato a una terapia da effettuarsi nel distretto di com- petenza: principio assolutamente in linea con quanto previsto dall’art. 32 della Costituzione. Già prima del D.M. del 2.11.2015 lo scrivente sia autonomamente, sia in ambito AN- THEC, ha sempre sostenuto questa tesi che trovava una concreta attua- zione nelle attività di formazione specifica effettuate dal 2010 dalla Dental School di Torino, ai fini del rilascio delle convenzioni nella Re- gione Piemonte. E se l’odontoiatra non fosse material- mente in grado di fare il prelievo? «No problem – commenta Fiorentino –. Il nuovo decreto (Allegato X, punto E.2)prevedeunobbligoformativospe- cifico dei servizi trasfusionali, obbligo “prodromico” finalizzato al rilascio delleconvenzioniautorizzatorie.Econ questo il cerchio definitivamente si chiude». Dental Tribune Italia Marco Mozzati e Stefano Fiorentino.

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