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Dental Tribune Italian Edition No. 11, 2016

6 Dental Tribune Italian Edition - Novembre 2016 Odontoiatria & Futuro < pagina 5 Grazie però allo spirito di collaborazione instauratosi si riesce a mantenere un elevato standard qualitativo, con piena soddisfazione della variegata utenza che dal lunedì al sabato si rivolge numerosa ai nostri am- bulatori. Dott. Luca Ortensi da pochissimo è stato nominato professore a contratto dell’insegnamento di Protesi dentaria del I semestre del V anno presso l’Università di Catania. Come pensa di poter contribuire alla crescita dei nuovi odontoiatri? LO: Innanzitutto mi permetta di dirle che l’incarico assegnatomi mi riempie di orgoglio: sia per la pos- sibilità di svolgere un’attività didattica in una sede universitaria prestigiosa, sia per potermi confronta- re con colleghi, tanto illustri quanto preparati, nelle varie specialità della medicina odontoiatrica. Gli obiettivi che mi sono posto sono due, entrambi am- biziosi. Il primo obiettivo è trasferire agli studenti le conoscenze base di protesi dentaria, in particola- re l’approccio al moderno piano di trattamento in odontoiatria protesica, alternando lezioni teoriche a numerose sessioni pratiche. In altre parole vorrei che, grazie alle conoscenze acquisite, gli studenti possano appassionarsi a questa specialità e che il bagaglio di nozioni diventi mezzo indispensabile a iniziare, senza timori, la pratica lavorativa. Il secondo obiettivo è svi- luppare delle attività di ricerca, nei differenti ambiti dell’odontoiatria protesica, che approfondiscano ar- gomenti di attualità tra cui vorrei citare, ad esempio, l’impiego delle tecnologie digitali nelle varie fasi tera- peutiche, la merceologia dei nuovi materiali, la prote- si nel paziente anziano. A queste ricerche vorrei parte- cipassero attivamente gli studenti, facendo diventare l’attività scientifica di elaborazione e raccolta dati un preludio alla loro tesi di laurea. Come vede ci sarà tan- to lavoro da fare ma, come sempre, mi impegnerò con dedizione e passione a raggiungere gli obiettivi che mi sono prefisso. Dott. Piero Venezia da pochissimo è stato nominato professore a contratto dell’insegnamento Protesi dentaria del II semestre del IV anno presso l’Università di Catania. Come pensa di poter contribuire alla crescita dei nuovi odontoiatri? PV: L’odontoiatria sta cambiando molto rapidamen- te. Dopo l’implantologia che ha rivoluzionato i nostri piani di trattamento, assistiamo per esempio a un sempre maggiore utilizzo delle tecnologia digitali nei nostri studi. Da studente sognavo una forma- zione universitaria che mi permettesse di acquisire tutte le conoscenze necessarie per affrontare con relativa tranquillità il mondo del lavoro dopo la laurea. Mi piacerà ribadire ai ragazzi del corso di laurea in Odontoiatria dell’Università di Catania l’importanza della diagnosi e del relativo piano di trattamento e vorrò stressare il concetto che la “ fashion dentistry”, che ammiriamo tutti i giorni sui social network, sia altra cosa rispetto all’odon- toiatria reale che dovranno eticamente operare sui pazienti reali. Mi piacerà in definitiva fornire loro gli strumenti per potere da subito pensare che non esistono tecniche e tecnologie che potranno risolve- re i loro problemi, ma che la conoscenza della bio- logia li guiderà all’utilizzo corretto di questi nuovi strumenti. Da sempre mi occupo in maniera esclusiva di pro- tesi e il mio percorso formativo è stato segnato dall’influenza di alcuni clinici con cui ho avuto la fortuna di collaborare (Gaetano Calesini e Mauro Fradeani al di sopra di tutti gli altri). Da molto tem- po riverso la mia passione anche nella didattica, partecipando anche come relatore ai master di II livello di alcune università italiane. Ho pensato che mi avrebbe fatto particolarmente piacere contri- buire alla formazione degli studenti in maniera più continuativa. Il progetto è ambizioso e nello stesso tempo entusiasmante. Sono sicuro che, insieme a tutti gli amici del corpo docente, potremo dare un grosso contributo alla formazione degli odontoia- tri del 2020. Il mondo odontoiatrico allinea al progres- so scientifico le proprie avanguardie, con la spintadeimedesimiritmiconcuilascienzae la tecnica stanno spingendo al cambiamento tanto la medicina quanto la società intera. La storia comunque insegna che per progre- dire è bene rinnovare tutto ciò che si è appre- so dalle conoscenze ed esperienze fatte nel passato, manifestando la capacità di creare e scoprire, attraverso le forme culturali e tec- nologico-scientifiche, senza mettere da parte la tradizione, la quale comunque permette di avere sempre dei punti di riferimento. Traducendo gli attuali cambiamenti con un linguaggio informatico all’evoluzione osser- vata nelle professioni dentali, possiamo de- finire “Odontoiatria 1.0” quella del dentista generico, la cui documentazione dei processi era cartacea e l’unica strumentazione rap- presentata dal “radiologico” e in cui venivano denominati “manufatti protesici” i prodot- ti del laboratorio, secondo la tradizione più accreditata. L’“Odontoiatria 2.0” è divenuta interdisciplinare con figure specialistiche in una logica di équipe, dando declinazio- ni legislative addirittura ai propri prodotti, com’è d’esempio il “dispositivo medico su misura richiesto”, secondo il decreto legisla- tivo n. 93/42 del 1998, attraverso il quale si prevede un inquadramento medico delle nostre riabilitazioni, con la prescrizione che darà inizio al progetto protesico. Arrivando a oggi – dove sono sempre di più le realtà poliambulatoriali, in cui sono routinarie la diagnostica per immagini e la tecnologia digitale – CAD/CAM e metal-free, chirurgia guidata e Toronto, progettate con software dedicati e settaggio dell’articolatore (virtua- le) con parametri individuali, rappresenta- no l’“Odontoiatria 3.0”. Un primo paradosso (tema molto discusso nel campo dentale) è la differenza proprio tra i metodi tradizionali (manuali) e innova- tivi tecnologici (digitali), da cui il richiamo al titolo (“la mano digitale”). Protocolli di lavoro molto diversi, per quanto riguarda il procedimento e l’uso dei materiali, ma entrambi con lo stesso obiettivo: progetta- re ed eseguire un dispositivo protesico che vada a soddisfare le esigenze del paziente, rispettando fattori fondamentali come la forma e la funzione, con sempre maggiore attenzione all’estetica, unitamente all’ade- guatezza dei materiali per realizzare i nostri dispositivi. Il raggiungimento degli obiettivi attraverso un flusso diagnostico-produttivo digitale e il recupero dei principi tradizionali di dia- gnosi morfo-funzionali, oggi qualificano lo standard, ma il reale obiettivo in ordine di cambiamento di questa filiera è solo il fatto- re tempo. Quindi, la tutela sulla quale è bene rimane- re vigili è su un archetipo sempre anatomo- funzionale: l’ATM, anch’esso oggi indagabile con mezzi digitali, per cui l’innovazione vera sarebbe quella di “matchare” i due sistemi, coordinando le riabilitazioni sulla congruen- za condilo-meniscale e non correre rischi di discomfort a medio-lungo termine, grazie a un profilo integrato, gnatologico e facciale, come la moderna ortodonzia insegna. Un secondo paradosso si osserva nella sfida alla tutela dei tessuti, in particolare di quelli molli, che per le relazioni con il metabolismo sono l’anello di congiunzione tra salute ora- le e sistemica, onorando per alcuni aspetti ancora la semeiotica all’interno del distret- to orale. Spesso compromessi nella loro ar- monia anatomica e nell’integrità istologica, per scorretti stili di vita o per problematiche di ordine sistemico, nella biologia trovano inquadramento diagnostico e definizione preventiva, nei quadri a rischio di grave com- plessità cliniche e relativi trattamenti. Lo studio della soggettività e la disamina dei fattori individuali si riscontra essere una va- lutazione predittiva in termini di rischio di parodontopatie, che può essere fatta da un semplice prelievo salivare, da cui la nostra seconda riflessione, come recita il titolo. Re- centi studi pubblicati su autorevoli riviste in- ternazionali1 , di cui mi onoro di essere stato impegnato, dimostrano come la parodonto- patia sia associata a profili genotipici: l’allele C del fattore di crescita endoteliale vascolare, l’allele A dell’Interleuchina 10 e il genotipo GG del fattore di necrosi tumorale-α sono risultati individualmente associati con la pe- riodontite cronica. Percorsi sicuramente innovativi che utilizza- no la genetica, ma che attraverso un semplice prelievo, quindi una manovra non invasiva assolutamente compatibile con la dinamica ambulatoriale, offrono l’identificazione dei fattori genetici che controllano l’infiamma- zione orale, consentendo di aumentare la comprensione sulla predisposizione genetica alla periodontite. Un simile profilo è stato rappresentato anche nello studio per la ricerca del virus HPV nel- la saliva come prevenzione al cancro orale, svolto sempre nella comunità di San Patri- gnano2 , in cui si è costatato come stili di vita, miglioramento delle condizioni di salute ora- le, anche in pazienti a rischio, abbiano visto una clearance salivare totale delle varianti più a rischio del papilloma virus, a due anni di distanza dal primo prelievo salivare, sem- pre eseguito con metodica PCR (C-reactive Protein). Questo a ragione di un feedback che attraver- so il cavo orale diventa un condizionamento positivo per l’intero organismo, a differenza della gran parte dei quadri clinici che invece hanno nei tessuti orali la propria rappresen- tazione dello stato generale di salute. Del re- sto un altro archetipo della medicina genera- le esprime la percezione del medico condotto nell’osservare la lingua prima di pronunciar- si al paziente. Uncontributosemeioticocheinmodomulti- forme ritorna, dando risposte più complesse nel più naturale e diretto reperto, la saliva. Personalmente mi sono affidato a questa fi- losofia di pensiero avendo la fortuna di vede- re come le risorse culturali possano essere di supporto all’uomo, in risposta soprattutto ai momenti delicati della vita. Davide Pugliese 1. M. Ianni, G. Bruzzesi, B.D. Pugliese, E. Porcellini, I. Carbone, A. Schiavone & F. Licastro, “Variations in in- flammatory genes are associated with periodontitis”. Immunity & Ageing 2013, vol. 10, n. 1, p. 39. 2. D.B. Pugliese, G. Bruzzesi, C. Montaldo, L. Porcu, M. Landi, A. Mastinu, V. Torri, L. Licitra & L.D. Locati, “Oral prevalence and clearance of oncogenic human papilloma virus in a rehabilitation community for sub- stance abusers in Italy: a case of behavioral correction?”, J Oral Pathol Med. 2015 Oct; vol. 44, n. 9, pp. 728-733. doi: 10.1111/jop.12291. Epub 2014 Nov 17. bibliografia Essere odontoiatra a San Patrignano Davide Pugliese ha scelto di intraprendere un percorso professionale e umano a San Patrignano che gli ha dato l’opportunità di crescere nello spirito del servire e in tal senso veder spesso mettere in discus- sione (rinnovare e cambiare) il suo approccio alla vita, nell’ambito sociale, culturale e professionale. La sfida alla vulnerabilità, prima come odontotecnico poi come medico e infine odontoiatra, sicuramente superata grazie all’innovazione, ha però sempre ritrovato la necessità «tangibile, semeiotica, relaziona- le» – la definisce Pugliese – per dare risposte a situazioni più complesse. Dalla declinazione «più sociale» – come la definisce lui – provengono queste riflessioni professionali con cui tornare a studiare e aggior- nare le proprie conoscenze. «Sulla centralità del paziente – sottolinea – possiamo vedere integrate le tradizioni del passato trasmesse dai maestri e le innovazioni, che solo così possono utilmente orientare cambiamenti e progetti.» Opportunità e paradossi nell’Odontoiatria 3.0 Dalla mano digitale alla diagnosi salivare

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