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Dental Tribune Italian Edition No. 11, 2016

4 Dental Tribune Italian Edition - Novembre 2016 Odontoiatria & Futuro Passione e ambizione del dottor Neri Pinzuti «L’odontoiatria è stato il mio primo amore e non l’abbandonerò mai» Per l’educazione ricevuta o le esperienze vissute, ogni uomo si crea un suo credo che lo guida in ogni azione. Quello di Neri Pinzuti (in foto) può essere racchiuso in una frase che gli abbiamo sentito dire più volte: «Avere delle opportunità non è mai una colpa. Semmai lo è sprecarle». Appassionato di canottaggio, sport che ha praticato ad alti livelli, ha partecipato (e vinto) a molte competizioni internazionali. Di qui la prima domanda di Dental Tribune. Quanto ha influito e influisce la sua esperienza sportiva nell’attività di odontoiatra? Penso sia stata determinante. Il canottaggio ha forgiato in modo significativo il mio carattere: costanza, impegno, sacrificio, voglia di lottare e rialzarsi dopo ogni sconfitta, capacità di leg- gere in ogni traguardo mancato una lezione per non fallire “la prossima volta”. Tutti stati d’animo che accompagnano le mie giornate in studio. Volevo essere un atleta e con enorme sacrificio lo sono diventato. Diventare dentista e lo sono diventato. Perché questa scelta? Perché voleva diventare dentista? Ho sempre amato il bello, inteso sotto tutti i punti di vista: arte, luoghi, arredamento, moda, fino ad arrivare alla mera bellezza estetica. Estetica del sorriso vuol dire occuparsi di forma, di colore, di proporzione, quindi di armonia, concetti che appartengono al mondo dell’arte. Il dentista è sicuramente anche un artista. Non c’è niente di più bello di un sorriso armonioso, bianco e curato. Per tale ragione decisi di spe- cializzarmi in questo campo e di trasformare la mia passione in lavoro. Quali i primi step della sua professione? Il primo fu ovviamente il superamento degli esami per l’ammissione al corso di laurea in odontoiatria. Dal quel momento è iniziato un lungo percorso, tutt’ora non concluso perché non si smette mai d’imparare, di studio e for- mazione, tra master, corsi d’aggiornamento e specializzazioni. Subito dopo la laurea mi sono affacciato al mondo del lavoro collaborando con professionisti più esperti di me per acqui- sire esperienza e consapevolezza della materia. Lavoravo principalmente gratis, tante ore al giorno, e facevo la spola tra uno studio e l’al- tro: la classica gavetta. Ho imparato molto in fretta, la gavetta non mi piaceva. Volevo diven- tare indipendente e dopo diversi tentativi sono riuscito ad affermarmi come professionista au- tonomo, aprendo il mio primo studio, con una mia équipe e una cerchia di pazienti che, dopo tanti anni, si fanno curare ancora da me. Tra i vari campi dell’odontoiatria quale l’appassiona di più? Quello legato all’estetica, a sua volta collegato a tutti gli altri. Il sorriso è il protagonista princi- pale del volto, gioca un ruolo fondamentale an- che nei rapporti interpersonali, essendo la pri- ma cosa che mostriamo agli altri, la prima che gli altri vedono di noi. Vedere finalmente felici, pronte a dispensar sorrisi, persone prima senza coraggio di aprir bocca per paura di mostrare i propri denti, è uno degli aspetti più gratificanti del mio lavoro. Un bel sorriso deve essere per- fettamente funzionale, in grado di espletare le sue funzioni. Quando ha aperto il suo primo studio? Nel 2001 presi in società uno studio con un mio collega. Dopo qualche anno mi resi conto di voler maggiore autonomia e decisi (non senza difficoltà) di mettermi totalmente in proprio. Oggi il mio studio è a Prato, in un centro multi- disciplinare (Aesthetic Medical Care) di cui sono socio e collaboro con validi studi a Capri, Mila- no e Bologna. Chi è il suo paziente tipo? Perché viene da lei e cosa le chiede? I miei pazienti lamentano problematiche più svariate, la maggior parte legate alla salute del loro cavo orale o a un’estetica totalmente insod- disfacente. Nel corso degli anni sono riuscito a farmi conoscere come specialista di estetica del sorriso. Molti pazienti si presentano con la ri- chiesta specifica di applicare le famose faccette, vera innovazione del mondo dell’odontoiatria. Utilizzandole sono in grado di risolvere i proble- mi legati alle discromie dei denti, alle anomalie della forma, ai difetti dello smalto e riesco a cor- reggere denti disallineati e diastemi. Insomma, i campi di applicazione sono davvero vasti. Cosa pensa di poter dare ai suoi pazienti? Come cerca di differenziarsi dagli altri colleghi? Oggi il panorama dell’odontoiatria è carat- terizzato da numerose offerte e possibilità. Impianti a 300 euro, faccette a 100 euro: pre- vale l’etica commerciale, spinta meramente al ricavo e a ridurre al minimo il tempo alla pol- trona del paziente, troppo spesso a dispetto della qualità. Quindi, tutto sommato, è facile differenziarsi. Nel mio studio tutti i materiali e le tecnologie utilizzati sono di qualità e di ulti- ma generazione. Utilizzo solo il top di gamma, i componenti del mio staff sono professionisti competenti. Il livello d’igiene del mio studio, ma anche di tutte le aree comuni, è altissimo, nulla viene lasciato al caso. Inoltre siamo attrezzati per rispondere tempestivamente alle urgenze dei pazienti, grazie anche all’orario lungo, da lunedì fino al sabato. Alle volte lavoro anche la domenica! Inoltre, senza peccare di presun- zione, mi ritengo un professionista capace, che ama la professione e la porta avanti con grande resilienza, trasparenza, precisione e passione. Cosa chiede ai suoi collaboratori? Lavorare con me non è semplice, anzi molto fa- ticoso. Al mio staff richiedo spesso, con termine gergale,di“staresempresulpezzo”.Significalavo- rare con dedizione, con ambizione, finendo qual- che minuto più tardi piuttosto che prima. Non sono uno sfruttatore, sia chiaro… Ritengo solo che per fare la differenza sia davvero fondamentale dare il massimo di noi stessi ogni giorno. Protesi fissa vs. rimovibile; due scuole di pensiero o “a ogni bocca la protesi adatta”? E, se sì, perché? In quali casi consiglia a un paziente la fissa e in quali la rimovibile? Ovviamente vige la re- gola che ogni paziente è un caso a sé. Ogni soluzione è condizio- nata da vari fattori da tenere in considerazio- ne prima di decidere il piano di trattamento; la personalità del pa- ziente e sue aspetta- tive, tempo e denaro che è pronto a investire, dimensioni dell’osso e tessuto morbido, il risul- tato che ci si aspetta a livello estetico. Insom- ma, ogni paziente ha le proprie peculiarità. La protesi mobile, anche per il costo contenuto, è piuttosto accessibile ed è quasi sempre fattibi- le, anche quando l’osso è in uno stato di atrofia avanzata. L’intervento inoltre è molto semplice. Detto questo, non è stabile quanto un impianto e a volte può generare insicurezza; necessita di pulizia costante, specialmente dopo i pasti, può dare problemi durante la masticazione di cibi troppo duri o gommosi e causare infiamma- zioni dei tessuti cui si appoggia. La fissa, a sua volta, richiede tempi di protesizzazione più lun- ghi, interventi più invasivi (anche se oggigiorno il livello d’invasività è davvero minimo) e costi maggiori. Di norma, quando possibile, tendo ad avvalermi maggiormente delle tecniche di protesi fissa o removibile ancorata a impianti, limitando la riabilitazione mobile ai casi ove non è possibile ricorrere a soluzioni fisse. Con le moderne tecniche applicate alla mobile si pos- sono comunque raggiungere risultati funzio- nali ed estetici di altissima valenza. Protesi rimovibile estetica e funzione vanno d’accordo o è preferibile privilegiare la funzione? Con le moderne tecniche e i nuovi materia- li, oggi riusciamo a dare ai nostri pazienti sia estetica che funzione, senza dover privilegiare l’una rispetto all’altra. In percentuale, quante rimovibili e quante fisse fa nel suo studio? Faccio principalmente protesi fissa, anche se negli ultimi anni la rimovibile sta prendendo e rivestendo un ruolo importante. Quanto è importante la collaborazione tra odontoiatra e odontotecnico? Il lavoro dell’odontoiatra s’interseca costante- mente con quello dell’odontotecnico, per quan- to i ruoli siano ben distinti; una collaborazione fondamentale per offrire un servizio di qualità al paziente. L’odontotecnico realizza su prescrizio- ne dell’odontoiatra dispositivi medici individuali atti a soddisfare le esi- genze morfo-funzionali del paziente; gli obietti- vi finali sono i medesi- mi per l’odontotecnico e per l’odontoiatra. Molto importante riuscire a comunicare corretta- mente per sfruttare al meglio le conoscenze cliniche, tecniche e mer- ceologiche di entrambi. Da quanto tempo conosce l’azienda Rhein83? Cosa ne pensa? Se l’ha visitata ne conoscerà pregi e difetti. Come la può descrivere? Conosco Rhein83 da poco, ma ho avuto da subito un’impressio- ne molto positiva. Ho avuto il piacere di conoscerla personalmente e di visitarla, rimanendo subito colpito dalla li- nea di produzione interna, dall’organizzazione e dalla disponibilità ed efficienza dell’azienda. Tutto questo dà un enorme valore aggiunto a un prodotto eccezionale, semplice da utilizzare e che aiuta noi professionisti nelle riabilitazioni. Nel caso della protesi su impianti, preferisce gli attacchi sferici o quelli a basso profilo, tipo Equator? E perché? Assolutamente quelli a basso profilo come gli Equator, perché riescono a darmi più dimensio- ne verticale e quindi si può lavorare con spes- sori migliori garantendo comunque la stessa tenuta. Tradizione o innovazione? Manuale o digitale? Perché? Sono a favore di tutto ciò sia in grado di risolve- re o di aiutare a risolvere in maniera più dura- tura e rapida un determinato problema. Oggi si assiste a una continua evoluzione delle tecni- che e materiali impiegati soprattutto in campo protesico; basti pensare alla tecnologia CAD/ CAM, al mondo della chirurgia guidata, della rigenerativa, ma anche solo banalmente della sedazione. Considero l’utilizzo delle tecnologie oggi a disposizione un fattore assolutamente positivo e penso che tutti i professionisti del mio settore dovrebbero conoscere e saper utilizzare quello che l’innovazione mette a disposizione, senza chiusure o pregiudizi. Molto spesso vedo realtà preistoriche non in grado di raggiungere gli standard di qualità, cui oggi dovremmo tut- ti puntare. Detto questo non sono a favore del cambiamento inteso solo come mera novità; perché deve portare qualcosa di buono, seguire valori positivi. C’è un’etica intrinseca nell’inno- vazione che perfeziona un processo esistente partendo sicuramente dalla tradizione. A suo parere, tra vent’anni come sarà l’odontoiatria? Quali saranno le conquiste del futuro? Il rapido trasferimento nel settore produttivo delle conoscenze scientifiche fa ritenere che nei prossimi anni si assisterà al perfezionamento dei materiali e delle tecniche attuali e a ulteriori sviluppi nel settore della produzione delle pro- tesi dentarie. Credo si avranno anche sviluppi nelle tecniche di produzione delle protesi denta- rie, specialmente nelle tecnologie digitali appli- cate alle metodiche tomografiche e di scansio- ne per la raccolta dei dati e a quelle CAD/CAM per la costruzione delle protesi o di loro parti. Per finire lei come si vede tra vent’anni? Tra vent’anni mi vedo ancora nel mio studio a cercare di rendere più felici i miei pazienti con le mie cure, in linea con gli sviluppi tecnologici che sicuramente avverranno. Forse delegherò qualche compito alle ‘‘macchine’ e avrò più tempo da dedicare alla mia vita personale. Ma sarò sempre mosso dalla stessa passione e determinazione che mi caratterizza oggi. L’o- dontoiatria è stato il mio primo amore e non l’abbandonerò mai. Grazie per l’intervista. Dental Tribune Italia

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