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Implant Tribune Italian Edition No.1, 2016

19 Speciale Regeneration Implant Tribune Italian Edition - Marzo 2016 SR 1. Di Stefano DA, Gastaldi G, Vinci R, Polizzi ME, Cinci L, Pieri L, Gherlone E. Bone formation following sinus augmentation with an equine-derived bone graft: a retrospective histological and histo- morphometric study with 36- month follow-up. Accepted, Int J Oral Maxillofac Implants. 2. DiStefanoDA,GastaldiG,VinciR,CinciL,PieriL,GherloneE.Histo- morphometric Comparison of Enzyme- Deantigenic Equine Bone and Anorganic Bovine Bone in Sinus Augmentation: A Randomized Clini- cal Trial with 3- Year Follow-up. Int J Oral Maxillofac Implants. 2015 Sep-Oct;30(5):1161-7. 3. DiStefanoDA,GrecoGB,CinciL,PieriL.Horizontal-guidedBoneRe- generation using a Titanium Mesh and an Equine Bone Graft. J Con- temp Dent Pract. 2015 Feb 1;16(2):154-62. 4. Di Stefano DA, Cazzaniga A, Andreasi Bassi M, Ludovichetti M, Am- mirabile G, Celletti R. The use of cortical heterologous sheets for sinus lift bone grafting: a modification of Tulasne’s technique with 7-year follow-up. Int J Immunopathol Pharmacol. 2013 Apr-Jun;26(2):549-56. 5. Di Stefano DA, Andreasi Bassi M, Cinci L, Pieri L, Ammirabile G. Treatment of a bone defect consequent to the removal of a periapical cyst with equine bone and equine membranes: clinical and histological outcome. Minerva Stomatol. 2012 Nov-Dec;61(11-12):477-90. 6. TestoriT,DragoL,WallaceSS,CapelliM,GalliF,ZuffettiF,ParentiA, Deflorian M, Fumagalli L, Weinstein RL, Maiorana C, Di Stefano D, ValentiniP,GiannìAB,ChiapascoM,VinciR,PignataroL,Mantovani M, Torretta S, Pipolo C, Felisati G, Padoan G, Castelnuovo P, Mattina R, Del Fabbro M. Prevention and treatment of postoperative infections after sinus elevation surgery: clinical consensus and recommendations. Int J Dent. 2012;2012:365809. 7. Artese L, Piattelli A, Di Stefano DA, Piccirilli M, Pagnutti S, D’Ali- monte E, Perrotti V. Sinus lift with autologous bone alone or in addition to equine bone: an immunohistochemical study in man. Implant Dent. 2011 Oct;20(5):383-8. 8. LudovichettiM,DiStefanoDA,PagnuttiS,VaccariE,LudovichettiFS, Celletti R. Vertical ridge augmentation using a flexible heterologous cortical bone sheet: three-year follow-up. Int J Periodontics Restorative Dent. 2011 Jul- Aug;31(4):401-7. 9. Di Stefano DA, Artese L, Iezzi G, Piattelli A, Pagnutti S, Piccirilli M, Perrotti V. Alveolar ridge regeneration with equine spongy bone: a cli- nical, histological, and immunohistochemical case series. Clin Implant Dent Relat Res. 2009 Jun;11(2):90-100. 10. Chiapasco M, Casentini P, Zaniboni M. Bone augmentation proce- dures in implant dentistry. Int J Oral Maxillofac Implants. 2009;24 Suppl:237-59. 11. Chiapasco M, Zaniboni M, Boisco M. Augmentation procedures for the rehabilitation of deficient edentulous ridges with oral implants. Clin Oral Implants Res. 2006 Oct;17 Suppl 2:136-59. 12. Piattelli A, Degidi M, Di Stefano DA, Rubini C, Fioroni M, Strocchi R. Microvessel density in alveolar ridge regeneration with autologous and alloplastic bone. Implant Dent. 2002;11(4):370-5. 13. Tinti C, Parma-Benfenati S, Polizzi G. Vertical ridge augmenta- tion: what is the limit? Int J Periodontics Restorative Dent. 1996 Jun; 16(3):220-9. 14. JovanovicSA,SchenkRK,OrsiniM,KenneyEB.Supracrestalbonefor- mation around dental implants: an experimental dog study. Int J Oral Maxillofac Implants. 1995 Jan-Feb; 10(1):23-31. 15. Simion M, Trisi P, Piattelli A. Vertical ridge augmentation using a membrane technique associated with osseointegrated implants. Int J Periodontics Restorative Dent. 1994 Dec; 14(6):496-511. 16. Schenk RK, Buser D, Hardwick WR, Dahlin C. Healing pattern of bone regeneration in membrane-protected defects: a histologic study in the canine mandible. Int J Oral Maxillofac Implants.1994 Jan- Feb; 9(1):13-29. bibliografia Fig. 3b - L’analisi con un software dedicato permette di evidenziare sul campione istologico le aree corri- spondenti ad osso neoformato (in azzurro) e biomateriale residuo (in verde). < < pagina 18 dove invece si vorrà preservare un volume osseo, a fini estetici o di suc- cessivo inserimento implantare non prevedibile nel tempo, si preferirà un innesto a lunga permanenza, quali quelli ottenibili processando il tessu- to osseo eterologo attraverso tratta- mento termico ad alta temperatura. La scelta dell’innesto osseo adeguato potrà coinvolgere anche il formato dello stesso. In questo senso, i sostitu- ti ossei eterologhi a collagene preser- vatopermettonol’impiegodiformati differenti dall’usuale granulo quali, ad esempio, blocchi rigidi o lamine flessibili. Questi possono trovare im- piego – con precisi limiti dettati, nuo- vamente, dal potenziale rigenerativo del sito oggetto di innesto – negli in- crementi verticali e orizzontali, pur- ché eseguiti come vere e proprie GBR, utilizzando membrane appropriate e non semplicemente mimando i clas- sici onlay con innesti autologhi. Ulte- riormente, l’impiego di lamine ossee eterologhe può trovare un preciso significato clinico nella gestione di alcune complicanze del rialzo di seno mascellare (lacerazioni della mem- brana sinusale) o, nel caso di impiego dilaminecorticalidiridottospessore, come membrane riassorbibili a lunga permanenza. Gli ultimi aggiornamenti dalla ricerca clinica Le ricerche attuali, eseguite in colla- borazione con la clinica odontoiatri- ca dell’Ospedale San Raffaele, Uni- versità Vita e Salute, si concentrano sul comportamento istologico dei diversi innesti in una condizione clinica modello quale è il rialzo di seno mascellare (Figg. 1a, 1b). La di- versa interazione cellulare mostrata dagli innesti eterologhi a collagene preservato rispetto a quelli trattati per via termica suggerisce che sia possibile osservare differenze si- gnificative nel loro rimodellamen- to qualora essi siano utilizzati in ambito clinico. Di fatto, uno studio clinico randomizzato in cui pazien- ti con atrofia ossea del mascellare superiore sono stati riabilitati pre- via esecuzione di rialzo di seno con i due diversi innesti ha mostrato che, a distanza di sei mesi dall’in- nesto (Figg. 2a, 2b), il sostituto osseo a collagene preservato permette la formazione di una quantità signi- ficativamente maggiore di tessu- to osseo (46.86% ± 12.81% rispetto 25.12% ± 7.25%) e, simmetricamente, che la quantità di innesto residuo è significativamente minore (11.05% ± 9.27%. rispetto 28.65% ± 9.70%). Il follow-up clinico a tre anni non mo- strava differenze significative tra i due innesti. Si è quindi verificata con uno stu- dio istomorfometrico retrospettivo (Figg. 3a, 3b) l’ipotesi che il sosti- tuto osseo a collagene preservato possa indurre la formazione di una quantità di tessuto osseo in grado di permettere il posizionamento im- plantare già a un tempo più precoce rispetto a quello che, tradizional- mente, si attende nel rialzo di seno eseguito in due tempi. L’ipotesi si è dimostrata vera, in quanto si è os- servato che la quantità di tessuto osseo di nuova formazione osserva- bile a 3-5 mesi dalla chirurgia rige- nerativa quando è utilizzato questo sostituto osseo non è significativa- mente diverso rispetto a quelle os- servabili a 6-8 mesi o a 9-12 mesi dall’innesto stesso. Inoltre, a distan- za di 3 anni la percentuale di suc- cesso e sopravvivenza implantare non è significativamente differente nelle tre classi temporali; è possibile quindi, utilizzando questa tipologia di innesti, procedere all’inserimen- to implantare a tempi più brevi (3-5 mesi) rispetto a quelli che si atten- dono tradizionalmente. In conclusione, la prevedibilità dell’aumento dei volumi ossei è de- finita da diversi fattori che devono essere oggetto di una attenta analisi razionale; questa deve muovere da considerazioni anatomico-biologi- che, e dalla precisa conoscenza delle tipologie di innesto a disposizione ma non potrà poi esimersi dal con- siderare la tipologia di tessuto osseo che si desidera ottenere, il tempo in cui lo si vuole ottenere, il grado di predicibilità dell’intervento e – non ultimo e più importante – il fine ul- timo dell’atto clinico che ci si appre- sta a compiere. Figg. 2a, 2b - Immagine esemplificativa di un prelievo di carota ossea dal sito rigenerato. Fig. 3a - Colorazione ematossilina-eosina di una sezione paraffinata della carota ossea.

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