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Implant Tribune Italian Edition No.1, 2016

18 Implant Tribune Italian Edition - Marzo 2016 Speciale regeneration Sr Leading Solutions for Regenerative Surgery A Great Future Behind us www.bioteck.com Criteri di prevedibilità nell’aumento dei volumi ossei: biomateriali o sostituti ossei? Danilo Alessio Di Stefano Dental School, Università Vita-Salute e IRCCS San Raffaele, Milano, libero professionista in Milano, Italia Atrofia e rigenerazione ossea: dal problema clinico alle sue basi biologiche Le classificazioni dell’atrofia ossea, basate sull’analisi solo anatomica del difetto in termini di profilo della cre- sta residua, presentano alcune limita- zioni qualora esse vogliano essere im- piegate come strumento predittivo del successo degli interventi di incre- mento dei volumi ossei. Esse, infatti, considerano solo un sottoinsieme dei possibili difetti, non tengono conto della situazione orale complessiva e, soprattutto, non aiutano il clinico a focalizzare la propria attenzione sulle caratteristiche biologiche del difetto: quelle che, di fatto, condizioneranno effettivamente la riuscita – biologica e clinica – dell’atto rigenerativo. La classificazione anatomica dovrà esse- re integrata, invece, da un’analisi più fine di caratteristiche del difetto che maggiormente hanno impatto sulla probabilità di riuscita dell’evento ri- generativo e sulla sua cinetica quali, ad esempio, il numero di pareti os- see circostanti il difetto, se questo è esterno o interno al profilo crestale, l’estensione e la direzione dell’incre- mento desiderato, il grado di cortica- lizzazione del sito ricevente nonché la quantità e qualità della componente trabecolare eventualmente presen- te. Per potere definire la prevedibi- lità biologica dell’atto rigenerativo è necessario comprendere inoltre quali sono le modalità di interazione dell’innesto osseo prescelto con il tes- suto ricevente già a livello cellulare. Le componenti cellulari ossee coin- volte sono le cellule osteoblastiche e osteoclastiche nei loro diversi stadi di differenziamento. La loro interazione con l’innesto può essere diversa al va- riare della tipologia di materiale im- piegato già in termini di adesione cel- lulare, evento necessario all’accadere di tutti i processi a valle che sottendo- no la rigenerazione ossea. L’adesione cellulare è infatti mediata da speci- fiche proteine di membrana (le inte- grine), che riconoscono altrettanto specifici segnali molecolari presenti sulla superficie del materiale innesta- to. Tra questi, particolare rilievo gio- cano specifiche sequenze amminoa- cidiche presenti nel collagene osseo. Il riconoscimento integrina-sequenza amminoacidica è lo specifico segnale che promuove l’adesione cellulare. Ri- sulta chiaro, quindi, che innesti ossei privi di collagene – quali ad esempio gli innesti eterologhi resi non antige- nici per via termica – non presenta- no condizioni altrettanto favorevoli all’adesione cellulare di innesti che, invece, conservano inalterato il colla- genenativograzieaprocessidifferen- ti di fabbricazione. La conseguenza a livello istologico e, quindi, clinico è una differenza significativa nei tempi di rimodellamento ovvero, di degra- dazione e contemporanea sostituzio- ne dell’innesto con tessuto osseo di nuova formazione: gli innesti a col- lagene osseo preservato integrato si rimodellano in tempi sostanzialmen- te fisiologici, laddove quelli nei quali il collagene osseo non è presente, o è presente in forma denaturata, tendo- no a permanere in situ più a lungo. Da un punto di vista terminologico, quindi, appare più corretto definire i primi “sostituti ossei”, vista la loro interazione quasi fisiologica con l’am- biente osseo, e i secondi invece “bio- materiali”. Le ricerche immunoisto- chimichedannospecificaevidenzadi quanto detto: gli studi eseguiti in col- laborazione con l’Università di Chieti mostrano che l’espressione dei fattori di crescita tipici dell’angiogenesi (uno dei primi eventi della rigenerazione ossea) non è dissimile quando le due tipologie di materiale sono innestate in ambito clinico; tuttavia, l’adesione osteoclastica (ovvero, delle cellule de- putate alla degradazione degli inne- sti), risulta significativamente diversa nei due casi. Come scegliere il miglior innesto osseo? La scelta dell’innesto ottimale per un dato intervento rigenerativo è frutto di un’attenta comprensione sia delle caratteristiche anatomo-biologiche del sito ricevente, sia delle caratteri- stiche dei diversi innesti disponibili, sia delle finalità ultime dell’inter- vento: in sintesi, qualora si voglia ottenere tessuto osseo di nuova for- mazione al fine di un contestuale o differito inserimento implantare si preferirà il sostituto osseo eterolo- go a collagene preservato (nei casi, si intende, ove l’innesto autologo non sia comunque la scelta elettiva); > pagina 19 Fig. 1a - Le immagini chirurgiche sono state raccolte durante gli studi clinici pubblicati cui si fa riferimento nel testo. Rialzo del seno mascellare ad accesso laterale e inserimento di innesto di osso equino (Osteoxe- non, Bioteck, Arcugnano). Fig. 1b - Posizionamento di una membrana in collagene a protezione del sito (Biocollagen, Bioteck, Arcu- gnano).

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