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Cosmetic dentistry_beauty & science

dentistry 3_2014 cosmetic08 l’intervista _ Antonio Cerutti Dal tecnicismo alla qualità percepita dal paziente, passando dallo studio dei materiali _Ad Amici di Brugg 2014 la redazione di Cosmetic Dentistry ha avuto l’opportunità di intervistare il prof. Antonio Cerutti (in foto), titolare della cattedra di Conservativa presso l’Università degli Studi di Brescia, appassionato di odontoiatria ed estetica, medico di lunga esperienza e riconosciuto opinion leader a livello internazionale. Qual è la sua idea di estetica e di conserva- tiva? Per parlare di estetica oggi dobbiamo distinguere tra parti oggettive e parti soggettive. Le prime sono canoni legati alla mimesi, alla ri- producibilità dell’elemento dentale e, più in generale, all’estetica del volto, men- tre le seconde sono in con- nessione alla soggettività del paziente ovvero a quello che vuole il paziente. Dobbiamo riuscire ad associare questi aspetti, ma l’odontoiatra è por- tato ad affidarsi più ai primi, oltre ai canoni della morfologia e del colore, anziché ascoltare con più attenzione il paziente. Penso sarebbe giusto corre- lare questi due elementi soggettivi e oggettivi, nel rispetto della mimesi e a ciò che somiglia all’ele- mento perso o che vorrebbe riacquistare. Molti colleghi studiano il volto digital- mente, misurandolo. Questo lo ritiene ogget- tivo o soggettivo? Seduti su una sedia, di fronte a uno scher- mo, facendo vedere al paziente il suo risultato finale e facendogli scegliere quello che potrebbe essere il risultato finale della sua bocca: questo credo che abbia una valenza fondamentale. Noi interpretiamo per i pazienti i loro desideri, ma avere il confronto con il paziente è un atto fon- damentale. Lo desidererei anch’io per me stesso in un atto di trattamento terapeutico; credo che sia un diritto di tutti. Per fare questo, però, ci vuole molto tem- po. Lei, quanto tempo dedica alla parte di co- municazione iniziale? Lo dico sempre nei miei corsi e con gli studen- ti: dieci minuti di colloquio iniziale per costruire empatia, il rapporto medico-paziente alla base del nostro lavoro, e per capire i suoi desideri. Questo ci permette anche di dire: «Purtroppo non si può fare», perché i desideri a volte vanno oltre possibi- lità terapeutiche. In questo caso, in cui soggettivamente il paziente ha un desiderio, come si comporta? Lascia il paziente a un altro collega o cerca un compromesso? Dobbiamo trovare insieme una soluzione. Demandare ad altri può essere una sconfitta per- sonale. Dobbiamo capire insieme il problema e cercare un percorso condividendo gli intenti; il pa- ziente deve conoscere cosa lo aspetterà in un cer- to tipo di piano di trattamento e le difficoltà che questo comporta. Dobbiamo assistere il paziente nel suo percorso e prima dell’atto terapeutico. Se possiamo previsualizzarlo, bene, ma per lo meno dobbiamo spiegarlo. Il dott. Spreafico, recentemente, parlando della fase di comunicazione con il paziente e della scelta del piano terapeutico, ha riferito di proporre percorsi diversi a seconda delle possibilità economiche del paziente. Cosa ne pensa? Penso che l’annotazione di Spreafico sia cor- retta. Per ragioni soggettive e non solo econo- miche. Per esempio, potrebbe non essere troppo disponibile in termini di tempo o potrebbe non essere una priorità nella sua vita, in quel momen-

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