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Dental Tribune Italian Edition No. 1, 2018

16 Teknoscienza Dental Tribune Italian Edition - Gennaio 2018 Concentrate Growth Factors (CGF), un preparato dalle varie applicazioni anche odontoiatriche Alcuni di essi, come TNF-α e BDNF, hanno un rilascio rapido e rag- giungono il massimo accumulo già dopo un giorno; altri, come VEGF e BMP-2, ne hanno uno più lento e rag- giungono il massimo accumulo dopo 6-8 giorni; altri ancora, come PGF-AB, TGF-β1 e IGF-1 hanno un rilascio ap- parentemente costante. Questo fatto è probabilmente dovuto sia una di- versa quantità di fattori di crescita presente negli alfa-granuli sia ad un diverso accumulo di mRNA nelle piastrine responsabile della sintesi di crescita fino a oltre 7 giorni dopo l’at- tivazione. Il rilascio di alcuni fattori di crescita quali le BMP sembra inol- tre essere influenzato dalla presenza contemporanea di biomateriali quali il fosfato tricalcico. L’utilizzo del CGF in un sistema in vitro di colture cellulari umane ha evidenziato una positiva influen- za sull’attivazione cellulare atta a promuovere la proliferazione di fi- broblasti, osteoblasti e cellule endo- teliali paragonabili alle condizioni ottimali di coltura con il medium ad hoc. Recenti nostri studi eviden- ziano inoltre un effetto sinergico positivo del CGF e dell’acido ortosili- cico aggiunto alla coltura cellulare. Il CGF possiede dimostrate pro- prietà biologiche in vitro; è tuttavia un prodotto molto complesso dove le variabili in gioco sono numero- se coinvolgendo sia altri aspetti del preparato oltre alle piastrine, sia per le sue interazioni con altri biomate- riali e con molecole esogene. Luigi Rodella I concentrati piastrinici spaziano su più vasti orizzonti Lo si è visto al recente Closed Meeting Anthec di Torino Nato negli anni ‘90 da un’intuizione in ambito odontostomatologico, l’u- tilizzo di concentrati piastrinici ha provocato agli inizi, a dire il vero, un certo scetticismo e non solo in ambito universitario. Anche se più recente- mente si comincia ad ammettere che l’intuizione può avere applicazioni e portata interessanti in ambito chirur- gico, non solo odontostomatologico. Un utilizzo ed un coinvolgi- mento più generalizzato scaturito dall’approfondirsi di conoscenze ed esperienze, ma anche dall’iniziati- va convinta di alcuni noti studiosi (Massimo Del Fabbro, Marco Moz- zati) particolarmente convinti delle potenzialità degli emocomponenti ad uso non trasfusionale, cui fa ri- scontro tuttavia una carente rego- lamentazione giuridica della mate- ria a livello nazionale ed europeo. In aggiunta alla convinta inizia- tiva dei “pionieri” ed assertori, negli ultimi dieci anni è andato accen- tuandosi l’interesse delle Aziende coinvolte nella produzione di devi- ces (dispositivi) e nelle procedure di concentrazione, seppur in un’ottica di cautela determinata dall’incer- tezza legislativa. Nata a Cremona su iniziativa di alcuni fautori della Medicina rigenerativa, l’Anthec, organizza- trice del Closed Meeting di Torino, si pone quale singolare figura di società scientifica tra le tante, rac- cogliendo in sé istanze e prospet- tive futuribili di varie discipline. Il Meeting, organizzato dall’attuale presidente Carmen Mortellaro, si è svolto sabato 25 novembre in una location scelta con cura, raffinata e confortevole, con un uditorio atten- to, partecipe e numeroso (circa 130 partecipanti). Molti i contributi scientifici, che hanno abbracciato l’odontoiatria, l’ortopedia, la chirurgia vascolare e plastica, la medicina estetica, la clinica veterinaria, la ricerca e le scienze di base. La proiezione mul- tidisciplinare dell’Anthec ha preso forma e concretezza in un volume, novità assoluta, che ripercorrendo i primi passi della rigenerativa at- traverso i concentrati piastrinici, ne delinea i possibili divenire. Il volume al Convegno ha ri- scosso grande interesse potendo definirsi come lo “stato dell’arte redazionale” di una tecnica ogget- to di grande attenzione anche in Ortopedia, Oculistica e Medicina estetica. Anche il Closed Meeting di Torino, affollato di nomi illustri di varie discipline (tra gli altri, il fisico Franco Rustichelli, Giovanni Anto- nini, presidente dell’INBB, l’Istituto Nazionale Biostrutture e Biosistemi e infine Umberto Dianzani, Diretto- re del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università del Piemonte Orientale) ha costituito, come il li- bro, l’occasione per puntualizzare lo stato dell’arte in quest’ambito, con relazioni di varia estrazione scientifica e sperimentale. Già oggi importanti modifiche operatorie dimostrano la proficuità, o economicità di intervento inte- so come un maggior valore clinico, non in senso solo pecuniario. «Un esempio è il trattamento innovativo dell’alveolo postestrattivo – osserva Gabriele Greco, stimato odontoiatra, attento sin dagli inizi all’evolversi dell’incoraggiante novità terapeutica –. A differenza del passato ora basta l’inserimento di un concentrato pia- strinico superdenso (più un punto di sutura) là dove prima era necessaria una membrana oltre a vari i punti». Nel pomeriggio sono stati pre- sentati progetti di ricerca clinica e di base di alto livello con proposte di adesione ai partecipanti chiamati a rappresentare se stessi o enti come il CNR o istituzioni universitarie. Di- battuta è stata anche la Tavola roton- da con testimonianze dal vivo sulla disparità tra le Regioni ed un corso teorico pratico, molto seguito. A conclusione dell’evento una sin- tesi del presidente eletto Adriano Piat- telli, ed un pensiero dedicato al futu- ro: «Eccellente l’dea della Presidente Mortellaro di replicare l’evento nella stessa sede e data almeno per i prossi- mi due anni – dice –.Si avrà modo di valutare lo stato di avanzamento delle proposte scientifiche presentate con grande entusiasmo e sarà auspicabile il coinvolgimento di un numero sem- pre crescente di colleghi». «Attualmente in ottima salute – prosegue Piattelli – l’Anthec, che viene da due anni di eventi di alto livello, ha decisamente imboccato la strada della Medicina Rigene- rativa. Mio compito, in qualità di Presidente incoming, sarà quello di rimanere sulla rotta tracciata». m.boc < pagina 1 Il CGF è ottenuto dal sangue ve- noso periferico attraverso uno spe- cifico protocollo di preparazione. Tramite un semplice prelievo veno- so, viene raccolto in una provetta di vetro da 9 ml. Le provette (ge- neralmente 4) vengono sottoposte a un particolare protocollo di cen- trifugazione tramite uno specifico rotore. Dopo la centrifugazione si osserva una stratificazione del pro- dotto: uno strato superiore, che rap- presenta la fase liquida del plasma, denominata plasma povero di pia- strine (PPP - Platelet Poor Plasma); uno strato inferiore, costituito prin- cipalmente da eritrociti (RBC - Red Blood Cells); uno strato intermedio, denso e gelatinoso, che rappresenta il CGF vero e proprio e che grazie alla sua densità può svolgere la fun- zione di scaffold. Il CGF e l’RBC che è in continu- ità con esso, vengono facilmente estratti dalla provetta utilizzando una pinzetta, o meglio rovesciando la provetta su un apposito cestello e quindi separati all’inizio della parte rossa. Nel CGF così isolato si possono così riconoscere tre parti: una parte bianca, di colore giallo paglierino; una rossa che rappresenta la parte superiore dell’RBC. Quella bianca del CGF è costituita da una rete di fibrina contenente plasma, il quale, se il preparato viene disteso su una superficie, tende spontaneamente a fuoriuscire. La parte rossa del CGF è costituita principalmente da eritro- citi. Nell’interfaccia, ritroviamo nu- merose piastrine e diversi leucociti. Le piastrine sono le principali responsabili del rilascio di fattori di crescita. Queste molecole vengo- no infatti liberate prevalentemen- te a seguito dell’attivazione e della conseguente degranulazione pia- strinica. Ne sono esempi il fattore di crescita derivato dalle piastrine (PDGF), quello dell’endotelio va- scolare (VEGF), il fattore di crescita insulino-simile (IGF), quello di cre- scita trasformante (TGF), il fattore di necrosi tumorale (TNF), quello di crescita cerebrale (BDNF) e le protei- ne morfogenetiche dell’osso (BMP).

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