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CAD/CAM - international magazine of digital dentistry, Italian Edition, No.1, 2016

1_201626 special _ disgnostica CBCT Cefalometria Radiation Free: possibile e auspicabile alternativa diagnostica? Autori_ M. Politi*, G. Perrotti** & T. Testori***, Italia *DDS, IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, Servizio di Odontostomatologia (direttore prof. R.L. Weinstein), Tutor presso il Reparto di Ortodonzia e Odontoiatria infantile (responsabile Dott.ssa Giovanna Perrotti). **DDS, IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, Servizio di Odontostomatologia (direttore prof. R.L. Weinstein), Responsabile del reparto di Ortodonzia e Odontoiatria infantile. ***MD,DDS, IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, Servizio di Odontostomatologia (direttore prof. R.L. Weinstein), Responsabile del reparto di Implantologia e riabilitazione orale. _La cefalometria ha rappresentato per decenni, insieme all’analisi dei modelli del- le arcate dentarie, lo strumento diagnostico principale per poter eseguire una diagnosi di malocclusione scheletrica. I più conosciuti limiti di questo tipo di in- dagine sono due: il primo è senz’altro quello correlato al fatto che una immagine bidi- mensionale fornita da una teleradiografia in proiezione latero-laterale di per sé non può rappresentare una struttura complessa tridimensionale come è il cranio. Il secondo aspetto riguarda l’effetto di magnificazione e/o di distorsione legato alla tipologia di ac- quisizione radiografica; e si sottolinea come la posizione della testa al momento della pre- sa della radiografia può alterare il dato cefa- lometrico. Per far fronte a questi limiti della cefa- lometria eseguita su radiografie analogiche digitali, è partito ormai da qualche anno un trend particolare3 : la CBCT (tomografia com- puterizzata cone beam) fornisce una serie di DICOM nei tre piani dello spazio assiale sagit- tale e coronale. Queste scansioni sono elaborabili con sof- tware di imaging che attraverso il processo di RAY-SUM o MIP sono in grado di scegliere le scansioni più idonee per ottenere una visione bidimensionale del cranio sulla quale esegui- re tracciati cefalometrici tradizionali. Il carico radiogeno di una teleradiografia è di 30 mi- crosievert circa5 . La CBCT è una apparecchiatura che sfrut- ta radiazioni ionizzanti per catturare imma- gini, come fa ogni tipologia di macchinario radiografico: la dose radiogena, che varia in base alla diminuzione dei kVp e mA mante- nendo il tempo di esposizione fisso, è di una quota minima dai 20 microsievert ai 90 mi- crosievert in relazione del macchinario6 . Considerando che l’obbiettivo è eseguire una analisi 2D, l’uso di scansioni 3D ai fini pu- ramente cefalometrici non rispetta il principio ALARA (as low as reasonably achievable). L’interazione dei raggi X con i tessuti vi- venti provoca la ionizzazione degli atomi con la conseguente formazione di radicali liberi che reagendo con le molecole della membra- na cellulare ne modificano la struttura bio- chimica. Sono infatti maggiormente suscettibili i tessuti a turn-over cellulare più rapido e in- tenso come le cellule del sangue e del sistema linfatico, la tiroide, il timo e il cristallino. Questo è il motivo per il quale deve essere limitato l’uso di fonti radiogene nei soggetti in crescita. Qualora invece l’obbiettivo della scansio- ne 3D è lo sviluppo di una diagnostica più accurata che sfrutti il potenziale della visione tridimensionale e la ricostruzione volumetrica dei tessuti, come è richiesto in ortodonzia in presenza di elementi sovranumerari, inclusi, gravi disgnazie scheletriche o esiti di fratture condilari o maxillo-facciali, si può considera- re corretta la prescrizione di una CBCT4 . Per anni studi come quelli di Bittener e Pancherz1 hanno sostenuto come non vi fosse una stretta correlazione fra strutture maxillo- facciali e morfometria dei tessuti del volto. La grande rivoluzione è stata posta da

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