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Ortho Tribune Italian Edition No. 1, 2018

8 Pratica & Clinica Ortho Tribune Italian Edition - Marzo 2018 Cross-bite monolaterale e mandibular-shift Trattamento con espansore palatino al nickel-titanio Graziano Montaruli*, Michele Laurenziello*, Helenio Mastrovincenzo*, Domenico Ciavarella* *Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università degli Studi di Foggia, CdLS in Odontoiatria e Protesi Dentale. Cattedra di Ortodonzia: Prof. Domenico Ciavarella Il cross-bite rappresenta un alte- rato rapporto sul piano verticale di uno o più elementi dentari con l’inversione dei normali rapporti cuspide-fossa. Esso può interessare uno o più elementi dentari, può es- sere settoriale (anteriore, posteriore monolaterale, posteriore bilaterale) o totale nel momento in cui l’intera arcata superiore risulta circoscritta da quella inferiore. Circa l’eziopatogenesi dei cross-bi- te si possono individuare, fra le cause di sviluppo di tale patologia maloc- clusale, delle alterazioni trasversali (determinate da contrazioni parziali o complete di una intera emi-arcata superiore) o delle alterazioni funzio- nali (contatti deflettenti). La correzione anticipata di un cross-bite può prevenire un’asim- metria cranio-facciale da latero- deviazione mandibolare (mandibu- lar-shift) ma anche una progressiva disfunzione articolare. È inoltre da tenere in debito con- to il fatto che frequentemente una mandibola deviata determina una secondaria deviazione del mascella- re superiore. L’attenta gestione dell’espansio- ne trasversale dell’arcata superiore è in grado di trattare una discrepanza dento-alveolare ma anche di determi- nare, in caso di latero-deviazione fun- zionale determinata da un cross-bite, il riposizionamento della mandibola. In tale maniera è possibile otte- nere una corretta relazione sul pia- no frontale fra entrambe le arcate e la dissoluzione dei rischi di svilup- pare una latero-deviazione mandi- bolare strutturale (anatomica) as- sociata ad una asimmetria del viso. Per ottenere questo obiettivo è assolutamente indispensabile dopo una diagnosi precisa una program- mazione accurata del piano di trat- tamento e strumenti che devono poi rivelarsi assolutamente efficaci nella soluzione della problematica ortognatodontica. Nel 1993 Arndt ha sviluppato un’apparecchiatura in nickel-tita- nio attivata dalla temperatura del cavo orale capace di determinare un uprighting, una rotazione ed una apprezzabile distalizzazione dei pri- mi molari superiori, applicando del- le forze continue e leggere. Fig. 1a. Fig. 1b. Fig. 1c. L’espansore palatino al nickel- titanio è una apparecchiatura no- compliance in grado di determinare un’espansione dento-alveolare che richiede un controllo limitato da parte del clinico. L’apparecchiatura presenta una molla tipo Coffin centrale in nickel- titanio che rappresenta la parte in- dipendentemente attiva dell’appa- recchiatura, collegata a delle omega loops in acciaio che rappresentano invece le uniche componenti attiva- bili dal clinico. L’NPE-2 è solidarizzato ai tubi palatali di bande applicate ai pri- mi molari superiori per il tramite di due sheats. Assolutamente indi- spensabile l’applicazione successiva di legature di sicurezza. L’apparecchiatura si completa di due bracci modellabili in Ortholoy che contribuiscono ad espletare l’a- zione espansiva a livello premolare- canino. Effetti dell’NPE-2 Il Nitanium® Palatal Expander 2™ esercita sul mascellare superiore una forza continua e leggera deter- minando una derotazione dei primi molari superiori ai quali normal- mente è applicato, una crescita ar- monica dell’arcata superiore e una espansione controllata del mascel- lare superiore. La derotazione dei primi mola- ri superiori ha un positivo effetto sulla correzione dei casi di classe II, grazie anche ad una loro dista- lizzazione. Le principali Dopo la derotazione dei primi molari permanenti segue l’espan- sione prima degli stessi primi mo- lari e quindi di premolari e canini. L’NPE-2 garantisce una espansione sino ad un massimo di 4 mm fun- gendo anche da unità di ancoraggio. caratteristiche dell’apparecchiatura sono la me- moria di forma (capacità di ritor- nare alla propria forma originaria anche dopo una deformazione) e la temperatura di transizione (capacità di modificare le proprie caratteristiche fisiche al variare della temperatura). Circa quest’ultima caratteristica va precisato che, se al di sotto dei 36 °C le forze interatomiche della lega di cui è costituito il dispositi- vo si indeboliscono e la lega risulta flessibile e deformabile, al di sopra dei 36 °C l’apparecchiatura recupe- ra forma e rigidità. L’apparecchiatura va posiziona- ta con estrema attenzione da parte dell’operatore evitando che, appe- na inserita nel cavo orale, ritorni rapidamente alla propria forma iniziale ostacolando la cementazio- ne. Questo rischio è evitabile grazie ad una legatura metallica rimovi- bile ed all’applicazione della stessa apparecchiatura trattata con il clo- ruro di etile spray. Il dispositivo richiede minimi in- terventi da parte dell’Ortodontista, il quale deve verificare tuttavia che non vi siano spostamenti dentari indesiderati e che non vi sia un posi- zionamento scorretto dei bracci me- siali in acciaio durante l’espansione. Tale tipo di gestione è possibi- le per il fatto che l’NPE-2 si attiva all’interno del cavo orale grazie alla temperatura dello stesso. Il paziente è in grado di controlla- re, nei primi giorni dall’applicazio- ne dell’apparecchiatura, eventuali dolenzie introducendo nel cavo ora- le ghiaccio o cibi a bassa temperatu- ra per modulare temporaneamente l’azione espansiva. L’NPE-2 dispone di un sistema di sicurezza abbastanza semplice esplicabile con delle semplici le- gature ed è programmato per rag- giungere solo l’entità di espansione richiesta variabile in base alla misu- ra prescelta. Il paziente non lamenta un parti- colare discomfort grazie alla stabili- tà del dispositivo e al suo ingombro relativamente limitato, ma deve es- sere adeguatamente istruito ad una corretta igiene orale. Caso clinico Nel mese di settembre del 2011 si presentava alla nostra osservazione una paziente di sesso femminile di 12 anni e 6 mesi in dentizione per- manente, lamentando la presenza di affollamento a carico di entram- be le arcate e problematiche di ordi- ne estetico. All’esame obiettivo extra-orale era visibile una modesta asimmetria a carico del terzo inferiore del viso determinato da una modesta devia- zione della sinfisi mentoniera (Fig. 1a). Armonico ed equilibrato nelle sue componenti risultava tuttavia il profilo della paziente (Figg. 1b, 1c). All’esame obiettivo intraorale si evidenziava una deviazione della li- nea mediana inferiore a destra (Fig. 1d), un modesto incremento dell’o- verbite, affollamento del gruppo frontale superiore, Ia classe molare e canina bilateralmente e un cross- bite a carico di 1.4 e 4.4 (Figg. 1e, 1f). Il palato appariva alto e stretto, contratti i diametri traversi dell’ar- cata superiore e mesioruotati i pri- mi molari superiori (Fig. 1g). Come di routine venivano rea- lizzate una ortopantomografia e le teleradiografie in proiezione latero- laterale e postero-anteriore. Sulla teleradiografia in norma lateralis veniva eseguito un esame cefalo- metrico secondo la metodica stan- dard, dal quale risultava la presen- za di una Ia classe scheletrica in un soggetto mesodivergente. Stadio di sviluppo vertebrale CS3. In accordo con i genitori della piccola paziente (veniva sottoscritto > pagina 9 Fig. 1d. Fig. 1e. Fig. 1f.

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