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Perio Tribune Italian Edition No. 1, 2018

14 Speciale Perio Tribune Italian Edition - Gennaio 2018 Perimplantiti: ampia intervista sul controllo preventivo dell’infezione Lisa Heitz-Mayfield, parodontologa e specialista in impianti è una professionista molto impegnata. Oltre a svolgere la professione di parodontologa, specialista a West Perth in Australia è capo redattore della Rivista Clinical Oral Implants Research e ricopre diversi ruoli accademici, compresa quella di professore associato all’University of Western Australia. Dental Tribune Online l’ha intervistata sulle strategie preventive e diagnosi precoce di patologie perimplantari un tema recentemente affrontato a Madrid al 26° Meeting scientifico annuale dell’Associazione Europea di Osseointegrazione (EAO). Quali i punti chiave della sua presentazione? Come si articola il controllo dell’infezione? In sintesi, si è soffermata sulla pianificazione della diagnosi e del trattamento nelle procedure im- piantari data l’elevata diffusione della perimplantite. Ho sottoli- neato l’importanza del controllo dell’infezione “prima” di inserire l’impianto, il che comporta un esa- me completo del paziente per vede- re se esistano problemi, tipo patolo- gie periodontali o qualunque altra infezione intra-orale, sottolinean- do in particolare come un paziente parodontopatico abbia bisogno di essere precedentemente e comples- sivamente trattato in precedenza, in modo da non avere patologie in corso quando gli impianti vengono inseriti, ma dovrebbe trovarsi “ol- tre” il procedimento di controllo dell’infezione. L’ideale sarebbe una terapia di sostegno con una buona compliance e manutenzione prima che riceva l’impianto. Prima di tutto, è necessario elimi- nare qualunque profonda sacca paro- dontale. Sappiamo che la presenza di una patologia parodontale è fattore di rischio per pazienti, candidati in seguito alla perimplantite. Il control- lo dell’infezione significa anche che devono avere una igiene orale vera- mente buona, un basso indice di plac- ca nella bocca. È noto che i pazienti con scarso controllo della placca cor- rono un rischio molto più elevato di sviluppare perimplantiti. Una volta che si è raggiunto un buon control- lo dell’infezione e che la protesi sia stata posizionata, occorre vi sia un facile accesso al sito implantare in funzione dell’igiene, per consentire al paziente di continuare a tenere a bada l’infezione stando a domicilio. Se si ha una protesi inaccessibile al paziente e alle sue abitudini di puli- zia orale, è più probabile che più tardi contragga un’infezione. Una membrana a uso parodontale all’esame di un gruppo di ricerca Lincoln (USA). Ali Tamayol, assistente presso il corso d’Ingegneria meccanica e dei materia- li all’Università del Nebraska-Lincoln, è alla guida di un team che usa l’ingegneria delle nanoparticelle per sviluppare una membra- na per combattere la patologia parodontale. Il team sta analizzando alcuni dati raccolti dall’UCLA (Università della California). Negli Stati Uniti, il 47% degli adulti di 30 anni ed oltre soffre di parodontite secondo i Centri di Controllo e Prevenzione. L’attuale trattamento prevede il controllo della cre- scita del tessuto gengivale per consentire all’osso di rigenerarsi. Per far questo, viene posizionata una membrana per impedire che cresca il tessuto gengivale là dove dovrebbe invece crescere l’osso. Il problema di queste membrane secondo Ali Tamayol è che non agiscano, come previ- sto, sotto forma di barriere, ma ritiene che le fibre delle nanoparticelle risolverebbero il problema perché resistono alla penetrazione. Tamayol ha suggerito l’idea di usare l’inge- gneria delle nanoparticelle per tali membra- ne a Alireza Moshaverinia, protesista certifi- cato UCLA che conduce gli esperimenti per tale ricerca, dichiarando che avrebbe fatto in modo che la barriera impedisse la crescita in- terna fino alla rigenerazione dell’osso. I ricercatori hanno deciso di usare l’ossi- do di zinco come componente della mem- brana perché impedirebbe la proliferazione batterica e favorirebbe la rigenerazione. Co- munque, trovare la giusta concentrazione di ossido di zinco da usare si è rivelato un pro- blema, poiché usarne troppo o troppo poco Il Dr. Ali Tamayol fa parte di un gruppo di ricerca che sta sviluppando una fasciatura intelligente in grado di curare le ferite croniche e che può es- sere controllata da uno smartphone. (Fotografia: Irwin Panguripan) avrebbe potuto causare ulteriori problemi, come l’infiammazione. «Abbiamo bisogno di trovare la giusta concentrazione per esser sicuri che non ci siano effetti collaterali» dichiara Tamayol. Di conseguenza la ricerca sulla membrana per il momento segna il passo. Tamayol e il suo team continueranno la ricerca a genna- io in un laboratorio al secondo piano dello Scott Engineering Center. Il team spera di ricevere una donazione per finanziare la ricerca e sviluppare la membrana al possi- bile, futuro uso sull’uomo. Tamayol e il suo team hanno pubblicato due lavori basati su questa ricerca. Uno, in- titolato “A multifunctional polymeric Perio- dontal Membrane with Osteogenic and Anti- bacterial Characteristics” è stato pubblicato sul giornale Advanced Functional Materials del 10 Novembre. paziente abbia una sana cavità orale, con poca placca e nessuna parodonto- patia prima di iniziare. Un approccio preventivo richiede che più elementi lavorino insieme con efficacia, un mo- nitoraggio regolare e una terapia paro- dontale di sostegno, con un controllo professionale del biofilm, una regola- re routine d’igiene orale domestica e col controllo di altri fattori di rischio, come fumo e diabete trascurato. Te- nendo d’occhio queste problematiche il professionista e il paziente possono lavorare insieme per prevenire il ripe- tersi di patologie parodontali e l’insor- gere della perimplantite. Nella prevenzione della perimplantite che importanza ha una profilassi professionale regolare? È dovere del professionista indivi- duare i primi segni d’infiammazio- ne, come la mucosite perimplantare, infiammazione del tessuto molle e trattarla prima che si sviluppi in pe- rimplantite e inizi la perdita ossea. È accertato che il trattamento della mu- cosite perimplantare è condicio sine qua non per la prevenzione prima- ria della perimplantite. Rimuovere il microfilm dannoso dalla superficie esposta di un impianto affetto, tut- tavia, può essere un’impresa. Ci sono spesso superfici ruvide che tendono a nascondere il biofilm in un modo che risulti difficile rimuoverlo. Comun- que è molto più facile trattare una pa- tologia perimplantare prima che di- venti troppo grave. Il modo migliore per prevenirla è attraverso la precoce individuazione dei segnali infiam- matori in modo da poter attuare un trattamento di regresso. Nota dell’editore: Questa è una versione ridotta di un’intervista pubblicata sul Dental Tribune Asia Pacific Edition, Vol, 15, n. 11. I lettori possono gratuitamente ac- cedere all’edizione completa sull’archivio online del Dental Tribune International. Dental Tribune International La dott.ssa Lisa Heitz-Mayfield durante la sua relazione tenuta alla ventiseiesima edizione dell’EAO (Pho- tograph: DTI). Come parodontologa professionista come ha perfezionato tale controllo? Avere un buon controllo prima d’inserire un impianto è cruciale, poi- ché è la maniera migliore di prevenire in seguito l’arrivo. Quando program- mo le procedure implantari, mi assi- curo innanzitutto che vi sia una buona base di partenza, in cui ogni infezione sia stata trattata, che il paziente abbia mostrato una buona compliance e se intenda proseguirla. Questa è la base della prevenzione: assicurarsi che il I batteri della parodontite e il cancro dell’esofago New York. In un studio che ha analizzato per dieci anni la salute orale di 122.000 america- ni, è emerso che i batteri che causano la pa- rodontite sono in qualche modo legati all’in- sorgenza del cancro esofageo. La presenza di alcuni tipi è in grado sia di aggravare che ri- durre il rischio di cancro. «La Tannerella forsythia è responsabile dell’aumento del 21 percento di sviluppo dei tumori esofagei» dichiara il team guidato da Jiyoung Ahn del NYU Langone Health Center. Tut- tavia, un esperto in cancro esofageo che ha ana- lizzato le nuove scoperte, ha sottolineato come i ricercatori non siano ancora in grado di stabilire un nesso causale tra i batteri e tali tumori. «Gli specialisti dovrebbero approfondire l’esame della cavità orale e del tratto digesti- vo nella speranza di arrivare ad una diagnosi precoce» aggiunge Anthony Starpoli, diretto- re associato di endoterapia esofagea al Lenox Hill Hospital di New York. Ahn dal canto suo afferma che «quello dell’esofaglo è un cancro ad alta mortalità e c’è urgente bisogno di nuo- vi metodi di prevenzione, di classificazione dei rischi e diagnosi precoci». «Una miglior conoscenza delle colonie di batteri presenti naturalmente nella bocca – sottolinea – può condurre a tali nuove strategie o almeno a identificarlo nella fase iniziale». Interessante anche notare come – secondo la ricerca – alcuni tipi di batteri della bocca sono associati a un rischio minore. «Se alcu- ni batteri possono contribuire allo sviluppo di un tumore ad alta mortalità come questo – osserva Robert Kelsch, patologo orale alla Northwell Health, New Hyde Park (NY) – al- tri possono esercitare un’efficacia protettiva. Fatto di per sé, assai significativo. Sapere quali sono i buoni e quali i cattivi – osserva – po- trebbe portare a trattamenti preventivi o far prevedere l’entità del rischio cancerogeno». «Una buona igiene orale che comprenda un uso regolare dello spazzolino, associato a periodiche visite – conclude Ahn – potrebbe contribuire a evitare la patologia parodontale e sue conseguenze». “Oral microbiome composition reflects prospective risk for esophageal cancers”. Que- sto il titolo della ricerca, pubblicata sul Cancer Research journal del 1° dicembre scorso. Dental Tribune International Secondo la ricerca il cancro dell’esofago è l’ottavo più comune e la sesta causa di morte nel mondo per cancro (Fotografo: Tashatuvango/Shutterstock).

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