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Perio Tribune Italian Edition No. 1, 2018

Perio Tribune Italian Edition - Gennaio 2018 Speciale 13 Correlazione tra aterosclerosi coronarica e disturbi parodontali Stefania Barbieri (igienista dentale), Francesco Salituri (specialista in cardiologia) < pagina 11 Rispetto a soggetti con parodonto sano, i pazienti con parodontite hanno valori più ele- vati di granulociti neutrofili circolanti (le cellule del sangue che combattono le infezioni), o di parametri infiammatori sistemici quali la proteina C- reattiva. È stato dimostrato che l’infiammazione, ma non necessariamente un’infezione cronica, ha un ruolo importante nell’avvio e nell’evoluzione dell’aterosclerosi e i marker infiammatori ematici sistemici (proteina C- reattiva, amiloide A del siero e fibrinogeno), si sono rivelati potenti fattori predittivi per gli eventi coronarici. Le citochine proinfiammatorie, indipendentemente dalla loro fonte, e i processi che esse mediano possono accelerare l’aterogenesi e/o le sue manifestazioni, ma rimane ancora ignoto se l’infiammazione di per sé rappresenti un fattore di rischio modificabile. L’ipotesi che l’infe- zione sia correlata in modo causale all’arteriosclerosi è plausibile ma non provata. A tutt’oggi sono state descritte più di 20 molecole di adesione cellulare associate al processo infiammato- rio e quasi 50 citochine proinfiammatorie e la presenza di molte di esse è già stata dimostrata nella placche arteriosclerotiche umane. Oggi non è possibile affermare che la parodontite sia un fattore scatenante la patologia coronarica, ma certamente la sua presenza influisce negativamente sulla buona salute si- stemica, minacciata da un ulteriore “rischio”. La parodontite, in tal senso, può definirsi come un potenziale “fattore di rischio”, che se inibito potrebbe in qualche modo partecipare, unitamente al controllo di tutti gli altri fattori di rischio, al rallentamento dello sviluppo della cardiopatia ischemica. Certamente sono necessari ulteriori studi e approfondimenti, perché, nonostante si sia- no ottenuti risultati che dimostrano la correlazione tra parodontite e patologia sistemica, rimane ancora oscura la maggior parte dei processi eziopatogenetici. Se da una parte non è possibile stabilire una correlazione causale stretta tra parodon- topatia e malattia coronarica, dall’altra è certamente vero che il controllo delle patologie infiammatorie del cavo orale è da considerarsi uno strumento per il mantenimento della salute sistemica, essendo il cavo orale la porta d’ingresso di microrganismi responsabili di processi flogistici sia locali sia sistemici. Un recente studio del 2009 ha rilevato la quantità di batteri pa- rodontali nelle placche aterosclerotiche nelle arterie coronariche. In questo studio sono stati esaminati 44 pazienti con malattia cardio- vascolare; essi si sono sottoposti ad esame parodontale e all’endo- arterectomia carotidea (intervento chirurgico finalizzato alla diso- struzione delle arterie carotidi occluse o parzialmente ristrette). A seguito dell’endoartectomia sono stati rimossi circa 60/100 mg di tessuto arteriosclerotico e ottenuto il loro DNA. Dall’esame del DNA è emerso che i batteri responsabili della parodontopatia (Porphyro- monas gingivalis, Actinobacillus Actinomycetemcomitans e Prevo- tella intermedia) sono stati trovati nel 92,3% delle placche ateroma- siche di pazienti affetti da parodontite, con un riscontro del 20% (solo di Porphyromonas gingivalis) nelle placche ateromasiche di pazienti con parodonto sano. Inoltre è emerso, dall’analisi del DNA batterico delle placche ateromasiche, che la carica batterica totale dei pazienti affetti da parodontopatia è maggiore (94,9%) rispetto a quella di pazienti con parodonto sano (80%). Questo dimostrerebbe che la parodontite non solo è un processo infiammatorio locale, ma potrebbe anche avere un nesso di causa- effetto con le infezioni e i processi infiammatori sistemici. Il numero significativo di specie batteriche parodontopatiche nei campioni di tessuti aterosclerotici da pazienti con periodontite concla- mata, suggerisce che la presenza di questi microrganismi nelle lesioni coronariche non è casuale e che possano infatti avere un ruolo causale e quindi contribuire allo sviluppo delle malattie vascolari. L’aterosclerosi è una malattia complessa e multifattoriale. Perché la malattia abbia inizio e progredisca è necessario un determina- to livello di colesterolo ematico, ma questo è raramente sufficiente allo sviluppo di lesioni aterosclerotiche sintomatiche. Benché molti fattori di rischio cardiovascolare, come fumo e ipertensione, non siano aterogeni di per sé, essi rendono più rapida l’evoluzione del- la patologia occlusiva arteriosa, e clinicamente può essere vantag- gioso trattare questi fattori acceleranti della malattia piuttosto che quello di partenza (l’ipercolesterolemia). www.ricercaorale.it A D V ( N E W S ) 1 6 8 x 2 3 7 • • • • • • • • •

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