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Ortho Tribune Italian Edition No. 2, 2017

8 L‘Opinione Ortho Tribune Italian Edition - Ottobre 2017 Intervista: «Dobbiamo noi controllare la tecnologia» < pagina 1 Esiste una offerta così abbondante che c’è da augurarsi di saper rico- noscere come professionisti ciò che è utile da ciò che non è. È sostenibile l’ipotesi che la rivoluzione digitale sia promossa principalmente da produttori? Credo di sì, almeno nel voler rendere l’ortodonzia accessibile a chiunque, consentendo quindi a chiunque di applicare ai pazienti apparecchi ortodontici. La curva di apprendi- mento della tecnica digitale è piut- tosto ripida al punto che le linee guida del produttore secondo cui se si opera in un certo modo tutto va bene, fanno però sorgere molti interrogativi. Seguendole fedelmente si potrebbe esser tentati di credere che si posso- no addirittura eliminare i manuali d’ortodonzia, il che non è per nien- te vero, per il movimento del dente si devono sempre applicare i sani principi ortodontici. Si prenda ad esempio, qualcosa come l’Invisa- lign. Pur essendo in commercio da molto tempo, non c’è prova sulla precisione e prevedibilità del movi- mento del dente oltre il livello del 15 per cento ed è quindi terribile pren- dere in considerazione una preve- dibilità di movimento così limita- ta. Gli ortodontisti tuttavia sono persone intelligenti e modificando gli allineatori fanno in modo che si adeguino alle loro esigenze. Ritengo sia il modo giusto di proce- dere, perché non si può essere schia- vizzati dalla tecnologia digitale, ma dobbiamo noi essere in grado di controllarla. Solo in questo modo potremo capirne il valore e farla funzionare in modo costruttivo. La tecnologia è lì per facilitare il trat- tamento e non per impossessarsene. Secondo lei il paziente è avvantaggiato dall’utilizzo della tecnica digitale? Attraverso un piano di trattamen- to basato sul digitale è possibile spiegargli cosa succederà. Si può mostrare come si muoveranno i suoi denti, avvalendosi degli input offerti da lui mentre si procede col trattamento: come strumento di comunicazione clinico/paziente è senz’altro eccellente. Altro aspetto invece è se e quanto sia efficace e se sia meglio o più ve- loce. Non ci sono studi al momento per dimostrare che esiste una diffe- renza significativa. Dal punto di vista del paziente, il beneficio è globale perché è più veloce e conveniente e finché al pa- ziente non vengono inflitti danni, non credo che il problema esista. Se si cerca una soluzione semplice in grado di cambiare la professio- ne, con la tecnologia digitale ciò avviene in modo assai lento: biso- gna imparare a padroneggiarla e sperimentare almeno un centinaio di casi per sapere veramente come funziona e se sia valida in questo o in quell’ambiente. Quali sono le principali considerazioni che devono fare i medici che vogliono iniziare a lavorare con la tecnologia digitale? Penso debbano esser dotati di una gran pazienza e disposti ad impa- rare. Non si può semplicemente chiudere gli occhi e basarsi sul fatto di sapere come spostare un dente. Ci possono essere problemi all’i- nizio e imparare a superarli utiliz- zando con successo la tecnologia, quello che io giudico un modo com- pletamente nuovo di pensare. Fun- ziona e può anche essere utile per il propria studio, ma deve operare in ambito controllato e i dentisti do- vrebbero essere consapevoli che la curva dell’apprendimento è ripida. Dental Tribune International

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