Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download

HTIT0217

10 Speciale Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2017 Valutazione clinica dello sbiancamento combinato post Invisalign: case report Alessandeo Chiesa*, Camilla Peeda*, Andeea Buteea**, Alessandea Chimienti*, Feancesca Esposito*, Maezia Segù*** * Igienista dentale ** PhD student presso Universitat de Valencia *** Direttore didattico CLID Università degli Studi di Pavia < pagina 9 ma per ovvie ragioni funzionali e igie- niche che risultano essere di primo piano nella grande maggioranza dei casi. Questo case report ha lo scopo di fornire un protocollo di sbiancamento e remineralizzazione associato a un trattamento ortodontico removibile nell’adulto, inserendo sempre più l’i- gienista dentale all’interno del piano ortodontico, non solo come figura di prevenzione atta a istruire, motivare e mantenere una buona igiene orale nel paziente prima, durante e dopo l’orto- donzia, ma anche come coadiuvatore attivo nel risultato funzionale ed este- tico del trattamento stesso. Prenderemo in considerazione due casi ortodontici Invisalign, entrambi tratta- ti con Invisalign i7, che è una soluzione sviluppata per adulti e adolescenti che necessitano di correzioni ortodontiche minori. Gli aligner Invisalign allineano i denti esercitando pressione su denti specifici in diversi momenti. Realizzati appositamente per i denti del paziente, vengono indossati in intervalli di due settimane. Man mano che si sostitui- sce ogni mascherina con il set succes- sivo, i denti si spostano, piano piano, settimana dopo settimana, finché non si saranno allineati nella posizione fi- nale definita dal dentista. Invisalign i7 è un’opzione semplice, adatta a corre- zioni minori e con un periodo di tratta- mento tipicamente più breve rispetto a un trattamento standard Invisalign. Il paziente AC è un ragazzo di 26 anni che richiede un intervento per miglio- rare l’estetica del suo sorriso, si sceglie quindi di effettuare un piccolo alline- amento, centrando la linea mediana e correggendo il leggero affollamento a livello del quinto sestante (Fig. 1). La paziente FG è una ragazza di 32 anni che si era già sottoposta a un trattamento ortodontico fisso in età adolescenziale e che vorrebbe correg- gere i piccoli difetti creati dalla recidi- va subita dai suoi denti a causa di un mancato piano di contenzione fissa o mobile (Fig. 2). Entrambi i casi sono candidati eccellenti, grazie alla loro età, richieste e semplicità di trattamento, per proporre un “pacchetto” composto da una prima fase ortodontica molto breve (circa 3 mesi e mezzo), seguita da una seconda fase di sbiancamento atta a enfatizzare ancor di più i successi ottenuti al termine del trattamento or- todontico e per esaltare la loro estetica dentale. Entrambi i pazienti al termine del trattamento, durante l’ultimo step di mascherine, in previsione di un successivo sbiancamento, sono stati sottoposti a un trattamento remine- ralizzante della durata di 2 settimane atto a contrastare eventuali demine- ralizzazioni dovute al trattamento ortodontico, seppur removibile, e a rafforzare la quota di smalto/dentina degli elementi dentali per ridurre la sensibilità come effetto collaterale del- lo sbiancamento. Durante questo periodo è stata forni- ta al paziente un gel contenente ACP da utilizzare come riempitivo delle mascherine durante la fase notturna, queste ultime forniscono un duplice vantaggio: agire come serbatoio per contenere il gel (Fig. 3), e rendere quindi possibile una posa ottimale sull’intera superficie del dente per un periodo di tempo decisamente ampio; e la possi- bilità di far arrivare comunque la saliva a contatto con il gel remineralizzante, in modo da agire come attivatore dello stesso, aumentandone l’efficacia. È sta- to inoltre utilizzato almeno due volte al giorno, come ausilio per l’igiene orale domiciliare del paziente, un dentifricio remineralizzante a base di nanoidros- siapatite. Trascorse le 2 settimane i pa- zienti si sono sottoposti al trattamento sbiancante Philips Zoom suddiviso in 2 fasi, un primo sbiancamento in office utilizzando un gel contenente perossi- do di idrogeno al 6%, preventivamen- te attivato tramite un modulatore del Ph fornito nel kit e successivamente fotoattivato tramite lampada a luce led fredda Philips Zoom, per un totale di 4 cicli di attivazione. Nei due giorni successivi lo sbiancamento in office si è proseguito con l’utilizzo degli agen- ti remineralizzanti domiciliari ACP e dentifricio a base di nanoidrossiapati- te, mentre a partire dal terzo giorno si è iniziata la seconda fase di sbiancamen- to, questa volta domiciliare con Philips Zoom Night, che consiste nell’utilizzo di perossido di carbammide al 16% per 7 giorni applicato per almeno 6 ore notturne continuative all’interno delle mascherine Invisalign, la cui zigrina- tura vestibolare, che nasce come esca- motage per rendere ancora più esteti- che le mascherine, permette un’ottima gestione del gel, rendendo quindi non necessario l’utilizzo di appositi serba- toi. I pazienti sono stati quindi rivisti dopo 7 giorni per un controllo, per le foto finali e per un’ultima applicazione professionale di gel a base di ACP come agente remineralizzante (Figg. 4-5). In conclusione, possiamo affermare che la combinazione di uno sbianca- mento professionale fotoattivato con perossido di idrogeno al 6% con un successivo sbiancamento domiciliare con perossido di carbammide 14% a distanza di 2 giorni ha dato ottimi ri- sultati in termini estetici, riducendo ai minimi termini o eliminando com- pletamente l’effetto collaterale tipico, ovvero l’ipersensibilità, garantendo una procedura semplice e facilmente controllabile. Questo risultato è stato possibile anche grazie al protocollo di remineralizzazione adottato nei 2 giorni frapposti tra lo sbiancamento in office e lo sbiancamento domici- liare. I pazienti hanno dimostrato un’ottima compliance e riportato un feedback più che positivo con i dispo- Fig. 1 Fig. 2 sitivi adottati, anche grazie alla fami- liarità precedentemente acquisita con le mascherine removibili. Il successo più che evidente dello sbiancamento, che ha permesso di guadagnare fino a 7 tonalità di colore, si è notato ed è am- piamente dimostrato in letteratura, non è la concentrazione di perossido a determinare la qualità e i risultati di uno sbiancamento, ma il suo tempo di posa e le sue caratteristiche chimiche; il perossido di idrogeno ha infatti una curva dissociazione (durante la quale avviene la scissione in radicali liberi e ossigeno attivo responsabile dello sbiancamento) molto limitata nel tempo (dai 30 fino a un massimo di 60 minuti), mentre la curva dissociativa del perossido di carbammide (durante la quale avviene la scissione in peros- sido di idrogeno e urea) è molto più longeva e libera circa il 50% di peros- sido nelle prime 2 ore e può rimanere attivo fino a 6 ore. Fig. 3 Fig. 4 Fig. 5

Sito