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Ortho Tribune Italian Edition No. 1, 2016

12 Ortho Tribune Italian Edition - Marzo 2016 Correlazione tra alitosi e trattamento ortodontico? Questioni di corretti stili di igiene orale. Case report Gianna Maria Nardi*, Fabio Scarano Catanzaro**, Roberta Grassi***, Biagio Rapone°, Roberto Di Giorgio°° *Ricercatore universitario confermato, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo-facciali, Sapienza Università di Roma. **Odontoiatra libero professionista, Bari. ***Studentessa corso di Laurea Odontoiatria e Protesi Dentaria Università Vita Salute San Raffaele Milano. °Specialista in Chirurgia Odontostomatologica, cultore della materia presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. °°Professore associato, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo-facciali, Sapienza Università di Roma. Introduzione Nel trattamento delle malocclu- sioni, la terapia ortodontica issa è la più suffragata (Fig. 1a). Anche se uno degli obiettivi del trattamen- to ortodontico in soggetti con ma- locclusioni è migliorare oltre che la funzione anche la salute paro- dontale, la terapia stessa può pro- vocare una maggiore incidenza di iniammazioni con conseguente sanguinamento gengivale, recessio- ni e la ritenzione di placca1 . Poiché la rugosità supericiale e l’energia libera di supericie sono correlati con l’accumulo di placca2 , la pre- senza di un dispositivo ortodontico aumenta tale deposito con conse- guente iniammazione gengivale in soggetti con malocclusione3 . È ben documentato che il trattamento ortodontico con apparecchi issi si accompagni a un aumentato rischio di gengiviti dovuto all’accumulo di placca batterica attorno agli attac- chi2,3 (Figg. 1b-1d). L’alitosi di origine orale è associata con il metabolismo microbico sul dorso lingua, nella saliva e nella placca dentale4 (Figg. 2a-2b); dunque l’intensità dell’alito cattivo è signiicativamente asso- ciata con la quantità di composti volatili endorali contenenti solfu- ro. Questi composti sono prodotti da batteri gram-negativi orali che metabolizzano aminoacidi presenti nella dieta e producono gas, come solfuro di idrogeno (H2S)5 . Ci sono generalmente tre metodi accettati per la valutazione del cattivo odore orale: misurazione organolettica, gas cromatograia (GC) e monitorag- gio solfuro portatile6 . Studi hanno dimostrato la correlazione a breve termine del cattivo odore orale nel- la terapia ortodontica issa, mentre effetti a lungo termine non sono an- cora stati documentati7-10 . Materiali e metodi Si presenta alla nostra osservazione un paziente maschio, L.B. di anni 30, in apparente salute sistemica, già in cura ortodontica di tipo issa presso altro studio dentistico, con la richiesta di voler smontare l’appa- recchio ortodontico isso che gli era stato posizionato da qualche mese, lamentando una forte iniamma- zione gengivale e una persistente alitosi che lo stesso apparecchio, a suo dire, gli procurava. Dal punto di vista diagnostico il pa- ziente presentava malocclusione di I classe dentale, linea mediana centrata, un modesto affollamento inferiore, morso profondo e posizione ectopica linguale del 43 per assenza di spazio. L’alitosi è una condizione che può interessare gli individui di ogni ses- Fig. 1a Fig. 2a Fig. 2b Fig. 1c Fig. 1dFig. 1b Fig. 3a Fig. 3b da una distanza ravvicinata (un palmo), media (1 metro), e lontana (3 metri). In dipendenza della distanza dalla quale viene percepito il catti- vo odore, si classiica l’alitosi come leggera, moderata o severa. La pro- va organolettica è stata effettuata sull’aria espirata dalla bocca (par- lando con il paziente), dalle narici (espirata dalle narici), e dai polmoni (espirata dalla bocca). Successivamente ci siamo avvalsi dell’Halimeter, un apparecchio che testa il respiro e aiuta a determinare da dove viene il maleodore, se dal- la bocca, dal naso o dai polmoni. Nel 90% dei casi l’alito cattivo ha comunque origine dalla bocca. La supericie della lingua, facilitando per vastità e struttura il depositarsi dei residui alimentari, costituisce un habitat idoneo al proliferare dei batteri anaerobi che metabolizzano le proteine e si localizzano general- mente sul retro posteriore della lin- gua. Il caratteristico odore alitosico è dovuto ai composti sulfurei vola- tili comunemente chiamati VSC. L’Halimeter è in grado di rilevare e misurare la quantità di VSC nella bocca: alcuni sensori posti all’in- terno della macchina misurano con esattezza la percentuale dei com- posti sulfurei presenti nell’aria che viene espirata dal paziente in un ap- Case report so ed età: femmine e maschi, bam- bini, adulti e anziani. Essa può ma- nifestarsi transitoriamente come caratteristica paraisiologica corre- lata a taluni momenti o situazioni della vita quotidiana oppure essere persistente e/o patologica, provoca- ta da affezioni orali o sistemiche. Per eliminare il problema bisogna conoscerne innanzitutto la causa, e come abbiamo visto le cause posso- no essere molteplici. Dopo aver intervistato il paziente sui suoi stili di vita alimentare e aver accertato che non facesse uso di cibi alitogeni, e dopo aver chiesto se fosse affetto da problematiche sistemiche, abbiamo effettuato la prova organolettica. L’esame consi- ste nell’odorare l’alito del paziente posito tubo, offrendo così al profes- sionista i valori utili a individuarne la sede. L’uso dell’Halimeter, inoltre, permette di monitorare i cambia- menti della qualità dell’alito in cor- so di terapia e così i pazienti sono in grado di valutare l’evoluzione della malattia. L’esame con Halimeter ha confermato alitosi. Eseguiamo dunque un esame appro- fondito avvalendoci della fotocamera Acteon SoproCare™ (Figg. 3a, 3b) che permette,tramiteiltriappositi,dievi- denziare in modo rapido e accurato le zone di demineralizzazione e le aree iniammate e di mostrarle al paziente in real time rendendolo “attivamente partecipe e consapevole” del danno. > pagina 13

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