4 Trends Dental Tribune Italian Edition - Maggio 2021 Le possibili fasi di recupero del settore dentale siamo certi, è l’incertezza rispetto a questi fattori. Ma, nonostante tutto ciò, come analizzeremo più avanti, il settore dentale può essere consi- derato come centrale e imprescindi- bile per la salute della popolazione. Vediamo quindi in questo arti- colo alcune riflessioni sull’impatto della pandemia in Italia e le proba- bili dinamiche di recupero del den- tale. Il mio mestiere, a capo dell’isti- tuto di ricerca Key-Stone, è quello di raccogliere, processare e analiz- zare dati, ma spesso mi viene ri- chiesto anche di elaborare alcune previsioni e indirizzi strategici. Eb- bene, durante questo ultimo anno sono stati numerosi i miei scritti, interventi, seminari, in cui ho però sempre spiegato la grave lacuna di fronte alla quale ci siamo trovati, cioè l’incertezza dovuta alla totale mancanza di dati relativi al passato. Questo aspetto impedisce di lavo- rare su modelli matematici, inoltre, sono poche anche le analogie con il passato, poiché nelle ultime gravi pandemie il contesto sociosanitario era totalmente diverso. Ciò nonostante, in questo cata- strofico anno, gli Stati, le organizza- zioni internazionali, i big mondiali della consulenza strategica, tutti gli istituti di ricerca (Key-Stone inclu- so), aziende e associazioni, hanno cominciato a raccogliere e catalo- gare informazioni qualitative e dati quantitativi, elaborando proiezioni economiche e teorie sulla ripresa post-Covid-19. Anche relativamente al settore dentale italiano possiamo contare su numerose ricerche e osservazio- ni realizzate in questo anno, e con questo contributo desidero condi- videre alcuni spunti di riflessione e quelle che secondo noi saranno le fasi di recupero del dentale in termini di domanda di prestazioni odontoiatriche. Come ho già avuto modo di scri- vere, l’attuale crisi nasce di fatto da una interruzione delle inter- connessioni. Durante i tre mesi del “lockdown” ci è stato impedito di muoverci, di consumare, nonostan- te in linea teorica ci sarebbero state le possibilità economiche. Ma anche dopo, fino a oggi, se rinunciamo a comprare, a consumare determina- ti prodotti o servizi, spesso non è per mancanza di denaro ma per im- possibilità oggettiva connessa alle politiche di distanziamento sociale. A questo si aggiunge l’incertezza la- vorativa, altra parola dominante di questi ultimi mesi; un’incertezza che riguarda ormai molti milioni di famiglie italiane, considerando soprattutto coloro che lavorano in settori fortemente colpiti dalla pan- demia (viaggi, turismo, ristorazio- ne, commercio non alimentare al dettaglio, etc.). Ma cosa succede, nei consumi, quando ci si trova di fronte a una fase di incertezza o, peggio, di reale o incombente peggioramento delle condizioni economiche della fami- glia? In primo luogo, si rimandano tutte quelle decisioni di spesa che vengono ritenute superflue o più semplicemente non indispensabi- li. Purtroppo, tra queste, troviamo anche le spese per i servizi odonto- iatrici. Analisi dell’impatto di breve termine sulle terapie Nel novembre 2020 Key-Stone ha in- tervistato 1.200 famiglie italiane ed è emerso che un italiano su quattro, tra i 20 e i 74 anni di età, avrebbe rinun- ciato al dentista, se non per eventuali bisogni urgenti, fino a tutto il 2021. Si tratta di 13 milioni di italiani, che, alle ataviche problematiche economiche e culturali, vedono aggiungersi le incertezze dovute alla pandemia. La percentuale sale a circa il 40% per chi ha avuto o pensa di avere una situa- zione di incertezza lavorativa ed eco- nomica a causa della pandemia. Considerando comunque che una parte della popolazione avreb- be comunque rinunciato al dentista (la maggior parte dei quali per ra- gioni economiche strutturali non imputabili al Covid-19), il 61% di questi imputano certamente tale scelta direttamente alla pandemia: a causa del conseguente peggiora- mento della situazione economica o per paura di essere contagiati. Una nota ottimistica viene in- vece dall’attenzione per bambini e adolescenti: secondo la ricerca Key- Stone, l’intenzione di rinunciare alle cure si riduce nel caso di figli in età tra i 6 e i 19 anni, sia che si trat- ti di trattamenti più costosi, come quelli ortodontici, sia di controlli e trattamenti di routine. In conclusione, l’effetto reale della pandemia provocherebbe una riduzione della domanda di presta- zioni stimata intorno al -13%, alme- no un miliardo in meno di spesa odontoiatrica e quindi di mancati ricavi per il comparto. In questo contesto, Key-Stone ha approfondito il tema cercando di comprendere quali sono le aree di bisogno maggiormente percepite dalla popolazione e quale il tempo previsto di procrastinazione delle terapie. Innanzitutto, vale la pena ricor- dare che i cittadini intervistati non sempre hanno le competenze clini- che per poter giudicare le proprie necessità in termini di prestazioni odontoiatriche e che il clima di fi- ducia, in questi mesi, può cambia- re repentinamente in funzione del vissuto personale e della situazione generale rispetto alla pandemia. La ricerca condotta aveva con- fermato come un certo timore del contagio, ma soprattutto l’incertez- za economica e lavorativa, abbiano spinto una parte della popolazione a rimandare le cure dentistiche non urgenti. Questa situazione è peral- tro abbastanza usuale nei periodi di carestia, durante le crisi, quando la fiducia verso il futuro va riducendo- si. Infatti, è normale che le persone preferiscano risolvere le necessità primarie (nel nostro caso il dolore o problemi funzionali impellenti), trascurando altre spese che possono eventualmente essere rimandate. Riprocessando i dati di quella ricerca, abbiamo estrapolato la per- centuale di popolazione adulta che dichiara di poter necessitare, in un futuro anche non immediato, di determinate terapie e trattamenti odontoiatrici. Nel Grafico 1 possia- mo vedere una classifica dei princi- pali trattamenti, in primis le ottura- zioni, poi l’igiene orale riguardante quasi la metà degli intervistati, subi- to dopo seguono estrazioni, impian- ti (con conseguente protesi) e pro- blemi parodontali. Meno incidenti le esigenze più estetiche, come per esempio le faccette, o i trattamenti con allineatori. A queste stesse per- sone che dichiarano una possibile necessità futura, abbiamo quindi chiesto se pensavano di effettuare questi trattamenti o se avrebbero preferito rimandare il più possibile o rinunciarvi. Nel Grafico 2 possia- mo notare come la propensione a ri- mandare le cure sia più alta per que- gli interventi che vengono valutati come più costosi. Sorprende legger- mente il fatto che alcuni trattamen- ti più legati ad esigenze estetiche, presentino tassi di procrastinazione piuttosto alti nonostante i pazienti che manifestano tali esigenze siano generalmente caratterizzati da un livello di scolarizzazione e di reddi- to medio alto. > pagina 5 Tutti ci stiamo chiedendo “quando” torneremo a una condizione di nor- malità dopo questa pandemia, ma nonostante questa sia la domanda più urgente, l’interrogativo forse più inquietante è “come” sarà que- sta ipotetica fase di normalità. Forse anche per questo, usando un inglesismo, in tutto il mondo si parla sempre più spesso di “new normal”. Ossia di quella fase, che durerà probabilmente diversi anni, in cui entreranno in gioco almeno tre variabili condizionanti: • • • la gestione della fase ende- mica del virus; le nuove logiche di socializ- zazione; la grande crisi economica che ci attende. Questi tre punti non hanno cer- to bisogno di molti commenti. Per quanto riguarda la gestione della fase endemica è piuttosto scontato che le tempistiche di raggiungi- mento di un’immunità di gregge, la reale efficacia dei vaccini anche nei confronti di eventuali altre varianti, le modalità e la programmazione per i richiami periodici, sono tutti fattori che condizioneranno sia i comportamenti che l’organizzazio- ne sociale. In ambito lavorativo, il lavoro a distanza sarà in ogni caso più frequente e i viaggi di business più contenuti (si prevede un ritor- no alla movimentazione aerea del 2019 non prima del 2025). Certi set- tori economici subiranno l’impatto della pandemia ancora per molto tempo, ad esempio quelli più condi- zionati dal possibile lavoro a distan- za, che diverrà abituale anche solo per qualche giorno alla settimana (impatto sui servizi connessi a spo- stamenti, ristorazione, etc.), oppure il commercio dei negozi al dettaglio considerando l’enorme impatto del- lo sviluppo del commercio digitale e l’inesorabile acquisizione di quo- te di mercato. Ma, allo stesso tem- po, alcuni ambiti si svilupperanno maggiormente, come ad esempio quello informatico, farmaceutico, i servizi di delivery, etc. Ci saranno poi settori fortemente sostenuti da- gli aiuti europei del Recovery Fund, ma anche questi permetteranno lo sviluppo solo di specifiche aree, in funzione del piano predisposto dal Governo del Paese, i cui fonda- mentali sono basati su transizione ecologica, trasformazione digitale, occupazione e crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, politiche per la prossima generazione, compresa l’istruzione e lo sviluppo delle com- petenze, etc. Come anticipato, non tutti i set- tori avranno lo stesso sostegno e il drammatico crollo del prodotto lor- do, della produzione e delle esporta- zioni, nonché il forte aumento del debito pubblico, avranno bisogno di alcuni anni per tornare ai livelli del 2019. L’unico aspetto di cui ahimè